martedì 3 maggio 2022

Byoblu24 - IL FINANCIAL TIMES FESTEGGIA DRAGHI: “FINALMENTE L’ITALIA HA ROTTO CON LA RUSSIA”

 

PS: Una domanda a chi applaude la grande trovata di "......-Draghi" nel rompere tutti i contatti con la "Russia-Putin ".

 Elezioni presidenziali in Russia del 2018

Russia Unita   Putin         -   Voti   56.430.712 percentuale del 76.69%

Italia          Draghi  -   Voti...(mai votato).   percentuale....0,00%

...allora chiunque in Italia può mandare a ...quel paese...qualsiasi altra Nazione che gli è antipatica...la sovranità del popolo non conta niente?...e rinato un altro dittatore tipo quello del ventennio del 1900?...

umberto marabese

---------------------------------------------------------------------

I rapporti tra Italia e Russia sono arrivati ai minimi storici e c’è chi descrive questa nuova situazione come un grande traguardo. Lo ha confermato anche il Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov durante un’intervista andata in onda su Mediaset, dove ha evidenziato la volontà italiana di chiudere qualsiasi canale diplomatico con Mosca.

Il FT apprezza la politica estera di Draghi

Ci sono alcuni ambienti decisamente felici per quella che viene definita come una svolta storica, per esempio i piani dell’alto finanza londinese. Il quotidiano di riferimento di questa élite anglosassone, il Financial Times, ha infatti pubblicato un editoriale per celebrare il nuovo corso della politica estera italiana. “Il nuovo approccio duro dell’Italia alla Russia segna uno dei più grandi cambiamenti di politica estera in Europa da anni”, questa l’apertura scelta dalla corrispondente dall’Italia Amy Kazmin.

In particolare il Financial Times sembra rivolgersi direttamente al Presidente del Consiglio Mario Draghi, ritenuto il vero artefice di questo cambio di passo della politica italiana: “Con Draghi l’Italia ha rotto con il suo vecchio amico”.

Rompere con Mosca significa maggiori vincoli americani

Il giornale britannico ripercorre quindi tutte le decisioni prese dal Governo italiano e che sembrano aver tracciato un solco definitivo con la Russia: dal congelamento di 643 miliardi di dollari che Mosca aveva all’estero, passando per il sequestro di ville e yacht di proprietà degli oligarchi, fino all’ipotesi sempre più concreta dello stop alle importazioni di gas.

Si tratta di decisioni applaudite dal Financial Times che oltre ad allontanare l’Italia da Mosca, vincolano sempre più il nostro Paese al mondo angloamericano. Il gas liquefatto americano, per esempio, verrà comprato dall’Europa ad un prezzo maggiorato del 50% rispetto a quello russo. Perché il Financial Times focalizza tutta questa attenzione nei confronti dell’Italia?

Russia e Italia: un legame storico

Perché, oltre alla dipendenza energetica, Roma ha storicamente avuto un rapporto privilegiato con la Russia. Era il 1924 quando l’Italia, pur essendo guidata dal Governo Mussolinifu il primo Stato europeo a riconoscere l’Unione Sovietica. Non solo.

Anche al termine della Seconda Guerra Mondiale l’Italia fu il primo Paese del blocco occidentale a sottoscrivere importanti accordi commerciali con i sovietici. Era il 1958 quando l’ENI guidato da Enrico Mattei sbarcò in Unione Sovietica per firmare i primi contratti: in cambio di forniture di greggio a basso costo e aggirando i prezzi del cartello delle “Sette sorelle”, veniva accordata la vendita di materiali per la costruzione di oleodotti.

Nel 1960 Giovanni Gronchi, Presidente della Repubblica, fu il primo Capo di Stato occidentale a fare una visita ufficiale in Unione Sovietica, consacrando così un canale di dialogo privilegiato tra Italia e Russia nonostante la Guerra Fredda. L’ENI ha aperto poi la strada a molte altre aziende italiane tra cui la FIAT per arrivare a sviluppare poi negli anni ’90 un grande volume di esportazioni italiane nell’ambito dei beni di lusso.

Infine il punto più alto: la sottoscrizione di un accordo tra Stati Uniti e Russia, su spinta italiana, che avrebbe dovuto essere il preludio di un ingresso di Mosca nella NATO. Draghi e il suo esecutivo rappresenta così l’elemento di rottura rispetto a questa lunga tradizione diplomatica e chissà che l’attuale Presidente del Consiglio non si sia prestato a questo cambio di rotta con l’ambizione, un giorno, di diventare segretario generale dell’Alleanza atlantica.

Nessun commento:

Posta un commento