lunedì 24 aprile 2017

Maurizio Blondet - Gobekli Tepe mostra la cometa che colpì la Terra nel 10950 a.C.?


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Si  chiama “Dryas Recente” il periodo di repentino congelamento determinatosi circa 11 mila anni orsono, a cui si deve  quasi certamente la improvvisa estinzione del  mammut lanoso in Siberia ed altra megafauna nel Nord-America,  la fine altrettanto improvvisa di alcune  culture preistoriche (cultura Clovis), e la comparsa di altre comunità  umane    cui si deve la “scoperta” dell’agricoltura.  Prove  geologiche mostrano anche un improvviso scioglimento dei ghiacci e immani alluvioni in Nord-America, più  la presenza di nano-particole risalenti a quell’evento (nano-diamanti, platino, glomeruli di vetro fuso)   che hanno fatto pensare   che la  causa del Dryas  sia stata  l’impatto di una cometa, con  una conseguente rovinosa pioggia di meteoriti.
Secondo gli  astronomi,  il colpevole  più probabile è il progenitore della cometa Encke, oggi molto più piccola e innocua; ma allora era un corpo celeste di  almeno 100 chilometri di diametro, e dovette essere visibile nel cielo agli uomini di allora come una stella “nuova” e  molto luminosa per vari anni, che minacciosamente diventava più grande,   quasi un annuncio della catastrofe cosmica  che li avrebbe travolti. E’  comunemente accettato che le meteoriti Tauridi, che piovono sul nostro pianeta in ottobre-novembre, siano i resti di quello sfasciume  della cometa Encke,   l’anello di frammenti  che intersecano l’orbita terrestre 4  volte ogni 6 mila anni.  Oggi  le Tauridi sono  innocenti meteoriti; 12 mila  anni fa dovette essere una gragnuola di  bolidi titanici che devastarono l’emisfero Nord...
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Ora,  il prodigioso e misterioso  sito archeologico di Gobekli Tepe, nella Turchia meridionale,  risale a 11 mila anni orsono,    al 9000  a.C., di seimila anni più  antico di Stonehenge,  relativamente di poco posteriore alla catastrofe gelida del Dryas. E’ opera di una vera e propria civiltà  avanzata, in  un’epoca ritenuta impossibile – prima  infatti dell’agricoltura, quando le comunità umane di allora, le piccole tribù di cacciatori-raccoglitori, non disponevano della quantità di manodopera  per tagliare e sollevare  i celebri pilastri a T , e soprattutto delle riserve alimentari per mantenere  schiere di scultori a intagliarne le misteriose figure: figure di animali “strani”   perché molti non fanno parte della cacciagione da alimentazione: scorpioni, serpenti, avvoltoi…
E se quegli animali fossero in realtà simboli astronomici, delle costellazioni  dello Zodiaco?  E’ quasi certo  siano gli “animali” dipinti nelle caverne di Lascaux sono segni zodiacali.









Gli antichissimi uomini erano metafisici e precisi osservatori del cielo notturno, cui attribuivano significati sacrali e predittivi; da vari  indizi si ritiene che alcuni popoli preistorici  avessero coscienza della precessione degli equinozi, un fenomeno di torsione dell’asse terreste che si completa in 25.800 anni.

E se  le  cinte di Gobekli Tepe  descrivessero, in linguaggio astronomico, la catastrofe del 10.950 a. C., e rimasta certo  paurosamente  infissa nella memoria collettiva dei loro  costruttori? L’affascinante ipotesi è stata avanzata da due studiosi della facoltà di ingegneria  dell’Università di Edimbugo,  Martins Sweatman e Dimitrios Tsikritsis.
I due studiosi hanno unito geologia, archeologia e  paleo-astronomia – esiste sul  web un programma gratuito che   mostra come si presentava  il cielo in   passato, anche ai costruttori di Gobekli Tepe 11 mila  anni  prima  di Cristo  (http://www.stellarium.org/it/)  ed hanno cercato di identificare  le costellazioni  descritte dagli “animali” sul pilastro 43.   Supposto che lo scorpione rappresentasse proprio l’attuale costellazione dello Scorpione,  hanno ricostruito la posizione degli altri “animali” (costellazioni)   vicini in nei giorni della tragedia più grande di quella umanità, dove certamente migliaia di esseri umani furono spazzati via.
La “volpe” (b) può essere il simbolo di una cometa dalla lunga coda.















Non vi traduciamo le 18 densissime pagine della rivista “Mediterranean Archaeology and Archaeometry”  in cui i due studiosi hanno pubblicato la loro ipotesi:
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Basti segnalare l’ingegnosità della ricerca  e della ricostruzione del cielo di “allora”. Le posizioni reciproche delle costellazioni che sarebbero raffigurate  in quella stele   si sono verificate in quattro date: nel 2000 della nostra era, nell’equinozio d’autunno del 4850 a.C., nel solstizio d’estate del 10.950 a.C., oppure nell’equinozio di primavera del 18mila a.C.    Ovviamente la data “suggestiva” è la terza,   la più vicina alla catastrofe  che provocò il raffreddamento fulmineo  della Terra e la morte dei mammut   siberiani, trovati con ancora nello stomaco  il cibo che stavano  brucando, fra cui  erbe e piante estivo-primaverili.
Posizioni di Sole e costellazioni nel solstizio d’estate del 10.950 a. C.















Naturalmente   ci sono difficoltà ad accettare questa ardita ipotesi;  fra cui il fatto che i templi di Gobekli Tepe sono stati elevati un migliaio di anni dopo l’Evento catastrofico. Possibile che una civiltà senza scrittura ne conservasse la memoria,  tramandandola di generazione in generazione? I due studiosi non  nascondono le difficoltà. Tuttavia la loro tesi è affascinante e lancia come un raggio di luce significativa  su quell’antico gruppo umano, così tecnicamente avanzato e così intelligente. Come vive va, senza agricoltura? Una delle ipotesi è che l’uomo antichissimo  dell’emisfero Nord vivesse non semplicemente da raccoglitore e cacciatore, ma fra immense distese di grani selvatici spontanei, che fornivano loro  i necessari energetici carboidrati, e la relativa abbondanza che dava  loro il tempo di vivere non  già ossessionati dal procurarsi la cena, ma osservando da metafisici e sapienti il cielo stellato  – da cui oltrettutto sapevano poteva  precipitare un  altro  malvagio corpo cosmico devastatore. Solo dal Dryas, si ritiene,   quegli uomini (vicini alla Mezzaluna Fertile) ebbero la necessità di coltivate i cereali che  avevano smesso di crescere  spontanei nel clima più freddo ed arido, di selezionarli, di  seminarli,  di irrigarli.  Per procurarsi il pane col sudore della fronte e un’organizzazione sociale specifica, quelle delle monarchie idrauliche.
Misteri..

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