mercoledì 24 gennaio 2018

Giacomo Amadori - Inchiesta Consip: Marroni conferma le accuse


 24 Gen 2018

(Giacomo Amadori per la Verità) –
 La versione di uno dei testimoni chiave dell’ inchiesta Consip, quella che ruota intorno agli affari dell’ imprenditore napoletano Alfredo Romeo, continua a tenere, anche dopo la quarta deposizione, e per chi aveva sperato che l’ inchiesta fosse finita su un binario morto è certamente una brutta notizia. L’ altro ieri in gran segreto negli uffici della caserma romana dei carabinieri di via In Selci è stato sentito nuovamente l’ ex ad di Consip, Luigi Marroni, l’ uomo che ha denunciato le presunte pressioni di Tiziano Renzi e le fughe di notizie sull’ inchiesta, spifferi che sarebbero partiti da fonti istituzionali.
Un racconto che, sottoposto all’ ennesimo controllo, sembra non aver scricchiolato, tanto che Marroni è rimasto testimone e non si è resa necessaria la presenza di un avvocato. L’ ingegnere era giustamente preoccupato per l’ ennesima convocazione, ma gli inquirenti sono stati molto cortesi e in un breve verbale hanno riassunto un paio d’ ore di domande e risposte...

Hanno convocato Marroni per verificare alcuni particolari, chiedere qualche precisazione su date e mail e per confrontare qualche nuovo dato investigativo. Ma nel faccia a faccia non è stato messo in discussione il cuore delle sue precedenti dichiarazioni. Che evidentemente hanno retto ai controlli dell’ accusa.
Ad (ri)ascoltarlo, nel pomeriggio del 22 gennaio, sono stati il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, l’ aggiunto Paolo Ielo e il pm Mario Palazzi. Una formazione degna delle occasioni importanti. Marroni era stato ascoltato due volte il 20 dicembre 2016 dai carabinieri del Noe e dai pm di Napoli e riconvocato a Roma nel giugno scorso.
Davanti agli uomini dell’ Arma aveva dichiarato: «Ho fatto effettuare la bonifica del mio ufficio in quanto ho appreso in quattro differenti occasioni da Filippo Vannoni, dal generale Emanuele Saltalamacchia, dal presidente di Consip, Luigi Ferrara, e da Luca Lotti (all’ epoca sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ndr) di essere intercettato () Ferrara mi ha notiziato di essere intercettato lui stesso e che anche la mia utenza era sotto controllo per averlo appreso direttamente dal Comandante generale dei carabinieri, Tullio Del Sette».
Marroni con i magistrati partenopei ribadì: «Confermo che nel luglio 2016 l’ onorevole Luca Lotti, che io conosco, mi ha detto di stare attento perché aveva appreso che vi era una indagine dell’ autorità giudiziaria sull’ imprenditore Romeo di Napoli e sul mio predecessore Casalino, dicendomi espressamente che erano state espletate operazioni di intercettazioni telefoniche e anche ambientali, mettendomi in guardia».
Marroni parlò anche di Tiziano Renzi: «Nel marzo 2016 chiese di incontrarmi da vicino; facemmo appuntamento a Firenze e, precisamente, in piazza Santo Spirito dove io abitavo allora, e lui mi disse di accontentare e di accedere alle richieste di Russo Carlo (indagato con babbo Renzi per traffico di influenze illecite, ndr) che era una persona alla quale lui teneva molto, e che peraltro lo stesso Tiziano Renzi mi aveva introdotto in occasione del mio primo appuntamento con il Russo».
Non è finita: Marroni spiegò che Russo con lui perorò la causa di un’ azienda di Torino, la Cofely Italia Spa, perché «vi erano delle aspettative ben precise dell’ onorevole Denis Verdini e di Tiziano Renzi () che erano le persone da cui dipendeva il mio futuro lavorativo, che avevano determinato la mia nomina e che avrebbero potuto anche determinare la mia revoca dall’ incarico».
L’ 8 giugno scorso Marroni è stato risentito per circa 7 ore presso la Procura di Roma e ha sostanzialmente confermato quanto già dichiarato, aggiungendo ulteriori particolari. Subito dopo è stato defenestrato dalla Consip (società per azioni controllata dal governo attraverso il ministero dell’ Economia), dopo le dimissioni del cda.
Tra gli accusatori di Lotti c’ era anche il manager Vannoni, indagato per favoreggiamento, che però a luglio ha ritrattato le sue accuse davanti ai magistrati romani. Almeno lui ha mantenuto la poltrona di presidente di Publiacqua, una partecipata del Comune di Firenze. Vannoni ha confermato di aver detto a Marroni che il suo telefono era intercettato, ma lo avrebbe fatto per toglierselo di torno: «Era un modo per troncare quel tipo di comunicazioni, e uno stratagemma usato anche in altre occasioni».
«Ognuno fa le dichiarazioni che vuole, poi qualcuno vedrà», era stato il commento di Marroni con La Verità. Dopo le parole di Vannoni e probabilmente dopo qualche nuova evidenza investigativa i magistrati romani hanno ritenuto necessario risentire l’ ex ad di Consip. La sua nuova testimonianza fa il paio con quella raccolta un mese fa dall’ ex tesoriere del Pd, Alfredo Mazzei, l’ uomo che aveva svelato alla Verità un presunto incontro tra Tiziano Renzi e l’ imprenditore Romeo.
L’ ex tesoriere del Pd campano e grande amico del presidente emerito Giorgio Napolitano ha confermato ai magistrati di Roma quanto già dichiarato alla Verità il 29 dicembre 2016 e confermato ai carabinieri del Noe il 2 gennaio 2017: «La cena c’ è stata () non so se Tiziano sia mai sceso a Napoli, so di certo che il rapporto tra babbo Renzi e Romeo è avvenuto attraverso questo Russo e credo che si siano incontrati a Roma».
Dunque resta aperta la caccia all’ incontro tra Romeo, Russo e Tiziano Renzi. Successivamente Mazzei ha parlato di una «bettola», mentre in un’ intercettazione, riportata dal Fatto quotidiano, Russo e Romeo sembravano fare riferimento a un «baretto». Un incontro in cui i tre avrebbero sancito il presunto «accordo quadro» che prevedeva, secondo gli inquirenti, 30.000 euro al mese per T. e 5.000 ogni due mesi per C.R. e avrebbe dovuto mettere al riparo Romeo da eventuali sgambetti da parte di concorrenti altrettanto sleali.
C’ è stato o no quell’ abboccamento? Per avere la risposta bisognerà attendere ancora qualche mese. Nei giorni scorsi i magistrati di Roma hanno chiesto la proroga delle indagini lasciando sulla graticola il babbo dell’ ex premier, il ministro Luca Lotti e altri 10 indagati almeno sino a dopo le elezioni.

Nuovi guai per babbo Tiziano. Marroni dà le sue email ai pm

Il testimone – L’ex ad della stazione appaltante ribadisce le accuse In Procura i messaggi di posta sugli incontri con babbo Renzi

(MARCO LILLO E VALERIA PACELLI | il Fatto Quotidiano 24/01/2018) – L’indagine su Tiziano Renzi continua. Lunedì è stato sentito dai magistrati romani – come persona informata dei fatti – l’ex amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni. Tra gli elementi nuovi al centro della sua audizione ci sono alcune email che l’ex manager si è scambiato con Tiziano Renzi, indagato per traffico di influenze illecite nell’indagine Consip.
Le mail precisano meglio i riferimenti temporali degli incontri tra il padre dell’allora premier Matteo Renzi e l’allora numero uno della centrale acquisiti della pubblica amministrazione. Sono contenute in una memoria depositata da Marroni nell’estate scorsa dopo che il manager era stato sentito, sempre a sommarie informazioni, a giugno, dai pm capitolini Paolo Ielo e Mario Palazzi. Le mail sono state prodotte per dimostrare che gli incontri con babbo Renzi, di cui parla Marroni, non sono invenzioni.
TREDICI MESI dopo la sua prima drammatica audizione davanti ai pm di Napoli e sette mesi dopo la sua seconda audizione dai pm romani, Marroni ha confermato per la terza volta la sua versione. Ed è rimasto persona informata sui fatti, cioé non è indagato a differenza dell’altro supertestimone che aveva accusato Luca Lotti per le fuge di notizie sull’inchiesta Consip a dicembre 2016: il manager della municipalizzata dell’acqua di Firenze, il renziano Filippo Vannoni. Vannoni ha cambiato la sua versione con una vistosa retromarcia in favore di Lotti ed è stato indagato mentre Marroni, che secondo le indiscrezioni raccolte dal Fatto, ha ribadito con alcune precisazioni le sue precedenti dichiarazioni, è rimasto testimone. Segno che tra Vannoni e Marroni, i pm hanno scelto il secondo.
LA PRIMA VOLTA che Marroni risponde alle domande degli investigatori è il 20 dicembre del 2016: “Tiziano Renzi (…) qualche mese dopo il mio insediamento in Consip (credo fosse il settembre 2015) mi chiese, credo via sms, di incontrarlo di persona perché – spiega ai carabinieri del Noe – voleva parlarmi (…), mi recai a Firenze e incontrai Tiziano Renzi per strada, nella zona del Bargello (…) voleva chiedermi di ricevere un suo amico imprenditore a nome Carlo Russo che voleva partecipare a delle gare d’appalto di Consip; Tiziano Renzi mi chiese di fare il possibile per assecondare le richieste di Russo e di dargli una mano atteso che era un suo amico.
Io risposi che avrei ricevuto il Russo e che lo avrei ascoltato”. Stando al racconto di Marroni al Noe, dopo una quindicina di giorni Russo si presenta da lui e gli chiede di attivarsi “sulla commissione al fine di aumentare il punteggio tecnico relativo all’offerta presentata dalla società da lui segnalata di modo da favorirlo; Russo, per rafforzare la sua richiesta, mi disse in modo esplicito che questo affare non interessava solo lui ma dietro la società che lui stava rappresentando vi erano gli interessi di Denis Verdini (estraneo all’indagine, ndr), facendomi capire che avrei dovuto impegnarmi nel senso da lui prospettato, ribadendomi che io ricoprivo questo incarico grazie alla nomina che mi era stata concessa dal premier Matteo Renzi”. Marroni spiega di non aver dato seguito alle sue richieste.
DAVANTI a queste dichiarazioni i carabinieri del Noe (era presente anche Gianpaolo Scafarto, poi indagato a Roma per falso, depistaggio e rivelazione di segreto) avvertono i pm di Napoli che si precipitano a Roma. Marroni fa anche i nomi di chi gli spifferò l’esistenza dell’indagine napoletana: ossia Lotti, il presidente di Publiacqua Vannoni, l’ex presidente di Consip Luigi Ferrara (che a detta di Marroni lo avrebbe saputo dall’ex comandante Tullio Del Sette) e il generale Emanuele Saltalamacchia.
Lotti, Del Sette e Saltalamacchia sono stati indagati per favoreggiamento e rivelazione di segreto. Vannoni e Ferrara saranno iscritti dai pm di Roma, il primo per favoreggiamento, il secondo per false informazioni ai pm.
A giugno 2017 Marroni è stato riconvocato anche dai pm capitolini, che hanno ereditato l’inchiesta per competenza un anno fa. L’ex ad di Consip ribadisce quanto già detto sugli incontri con Tiziano R. anche se addolcisce la sua versione sui protagonisti della fuga di notizie. Le conseguenze politiche sono immediate: il 21 giugno, pochi giorni dopo il suo interrogatorio, il Pd azzera i vertici Consip. Marroni però va avanti e deposita una memoria con le mail di babbo Tiziano relative agli incontri con lui. Ieri i pm lo risentono anche su quelle mail. Ora, prima di chiudere l’inchiesta in un senso o nell’altro, i pm potrebbero riconvocare Alfredo Romeo e poi Tiziano Renzi.---

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