domenica 18 gennaio 2015

EUGENIO SCALFARI. Il pugno di Francesco e la lezione di Voltaire

Editoriale di Eugenio Scalfari.

IL TERRORISMO del Califfato e di al Qaeda combatte al tempo stesso contro i musulmani che seguono le massime del Corano e non insultano le altre religioni e contro l'Occidente e i suoi valori di libertà. Si tratta dunque d'una duplice guerra, condotta da cellule del terrorismo che si organizzano liberamente, a volte sono in contatto tra loro, altre volte quei contatti si limitano a una ventina di persone o poco più. È un pulviscolo e questo ne aumenta il pericolo. Il pulviscolo del terrore richiede infatti una strategia, una "intelligence" centralizzata, un comando non soltanto militare ma giudiziario, sociale, economico.
Il valore primario dell'Occidente è la libertà: libertà di espressione, di religione, di movimento migratorio e di comportamenti. Ecco perché per affrontare questa guerra, per rendere quel pulviscolo inoffensivo, il comando centrale si deve necessariamente estendere a questi settori, tra i quali è compreso anche il fondamentale principio di un limite alle provocazioni che possono suscitare reazioni violente e trasformare il pulviscolo terrorista in un vero esercito che combina insieme la tattica del pulviscolo e la strategia centralizzata del reclutamento, della preparazione militare, del finanziamento e della scelta degli obiettivi.....




L'Europa è uno dei teatri di questa guerra. La risposta militare, diplomatica, antispionistica, richiede quindi un comando unico. Questo, paradossalmente, è l'aspetto positivo di quanto sta accadendo: l'unità politica dell'Europa non è più un'utopia ma sta diventando e deve diventare una realtà. Bisogna che la pubblica opinione ne prenda coscienza.

Bisogna che le istituzioni europee si trasformino per corrispondere ad una necessità e bisogna soprattutto che i governi nazionali siano pronti alle cessioni di sovranità che il comando unico comporta.
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Questa guerra ha un connotato religioso: l'Islam è spaccato in due, il cristianesimo è il primo bersaglio dei fondamentalisti, gli ebrei sono l'altro bersaglio, ma ce n'è un terzo che non va trascurato ed è lo Stato laico. Anzi, se guardiamo con attenzione quanto sta accadendo, il fondamentalismo religioso ha come primo obiettivo quello di abbattere lo Stato laico, cioè il presidio della libertà.

Qualcuno ha ricordato che la Francia è il paese di Voltaire. Io direi che l'Europa è il paese di Voltaire. I suoi saggi, i suoi racconti, il suo teatro, i suoi articoli sull'Encyclopédie, erano rivolti contro l'Infame. Non specificò mai chi fosse l'Infame, in gran parte dei casi erano i gesuiti dell'epoca che guidavano il pensiero reazionario.

Questo fu Voltaire. Insieme a Diderot furono i due campioni di libertà che contribuirono alla nascita delle Costituzioni e delle Repubbliche del futuro.

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Papa Francesco è un liberale? Me lo sono chiesto più volte e tanto più me lo chiedo oggi dopo la storia del pugno da lui minacciato contro chi insulta sua madre, cioè la Chiesa, le religioni. Francesco è sorretto dalla fede. Può un uomo di fede essere liberale?

Certamente sì, la storia dell'Europa e dell'Italia è piena di persone di fede e liberali, ma un Pontefice liberale non c'è mai stato nella Chiesa di Roma prima di Francesco. Da molte parti è stato accusato d'esser comunista, ma l'accusa non stava in piedi dopo la risposta da lui data: io predico il Vangelo. E che cosa dice il Vangelo sul tema della libertà? Che cosa dice la dottrina della Chiesa cattolica?

C'è un punto di fondo nella dottrina e nelle pagine della Bibbia che raccontano la creazione: il Creatore ci ha riconosciuto il libero arbitrio, la libertà di coscienza per scegliere consapevolmente il bene ed il male.

Il bene comune è per un liberale il Bene poiché noi, persone umane, siamo una specie socievole e il bene comune, la "Caritas", l'"agape" sono, dovrebbero essere, i nostri caratteri distintivi.

Papa Francesco predica queste che per un liberale sono altrettante verità. E le pratica ritenendo che uno dei maggiori peccati sia l'appropriarsi di Dio contro quello degli altri. "Dio non è cattolico", mi disse Francesco in uno dei nostri incontri. "È ecumenico, è un unico Dio che ogni religione legge attraverso le proprie Sacre Scritture ", sapendo però che il Dio è unico, non ha nome, non ha figura.

Ma il Papa non dimentica che per molti secoli della loro storia anche i cattolici quel peccato l'hanno commesso. Con le Crociate, con l'Inquisizione, con la notte di San Bartolomeo, con la guerra dei contadini, con la vendita delle indulgenze. Non basta chiedere scusa per questi peccati. Un Pontefice romano deve spogliare la Chiesa di ogni potere temporale e costruire una Chiesa missionaria che non si prefigga il proselitismo ma la predicazione del bene comune. Ed è questo che papa Francesco sta costruendo da quando fu eletto dal Conclave.

Nel viaggio in aereo tra lo Sri Lanka e le Filippine Bergoglio ha però detto una frase che ha suscitato un acceso dibattito: "Chi insulta mia madre si aspetti un pugno". A chi alludeva era evidente; non ai terroristi o non soltanto ad essi che compirono cose ben più gravi, ma probabilmente al giornale "Charlie Hebdo" che insulta Maometto e quindi la religione da lui rappresentata. Cristo ha detto, secondo i Vangeli, di porgere l'altra guancia a chi ti insulta. Francesco invece lo minaccia con un pugno. È un errore? Una contraddizione?

Probabilmente è un errore. A me personalmente "Charlie Hebdo" è un giornale che non piace affatto e non indosserei alcuna insegna dove sopra sta scritto "Io sono Charlie". Purtroppo alcuni di loro hanno pagato con la morte quella satira volutamente provocatoria e me ne rincresce moltissimo, ma non sono "Charlie".

E il Papa? Anche lui ha pianto per i caduti e pregato per loro, ma se insultano la madre, cioè le religioni, gli minaccia un pugno. Si è scordato di porgere l'altra guancia?

Cristo ha dato questo insegnamento, ma quando l'ha ritenuto opportuno Cristo ha preso il bastone e ha picchiato senza risparmio quelli che nel Tempio vendevano mercanzie rubate, corrompevano i rabbini del Sinedrio e ne facevano di tutti i colori. Ricordo che nel nostro ultimo colloquio del 10 luglio scorso il Papa mi disse "come Gesù io userò il bastone contro i preti pedofili". Gesù era dolce e mite, ma quando lo riteneva necessario usava il bastone. Forse Francesco ha sbagliato a minacciare il pugno contro chi insulta le religioni, ma il precedente c'è e il pugno dovrebbe essere  -  credo io  -  una norma che vieti e punisca chi si prende gioco delle religioni. Puoi criticarle, certamente, ma non insultarle. Questo è il pugno. Voltaire non sarebbe d'accordo ma non possiamo chiedere a Francesco di esser volterriano.

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L'Europa è in guerra e Renzi pure. Ma in questi giorni non si occupa molto della guerra europea bensì della propria che consiste nel far approvare dal Parlamento la riforma elettorale e la seconda lettura della riforme costituzionale del Senato e subito dopo di indicare il candidato del suo partito che sia al Quirinale il successore di Giorgio Napolitano.

Fino a quattro giorni fa aveva detto che avrebbe indicato quel nome prima della quarta votazione, ora invece lo indicherà il 28 gennaio, vigilia del "plenum". Aveva sbagliato tattica lasciando ai suoi avversari tre votazioni a disposizione di altri nomi che potevano precostituirsi un utile numero di suffragi. Per bloccare questa eventualità il Pd, cioè lui che ne è il segretario, indicherà invece subito il nome del candidato e forse comincerà a votarlo oppure aspetterà ma già vincolato al nome prescelto.

Quale sia questo nome io credo non lo sappia neppure Renzi. Ne ha in tasca un pacchetto ma non sono più di sei o sette. Ma ogni giorno variano ed è un esercizio al quale si dedicano tutti i giornali e le televisioni. Per questo sono convinto che Renzi non ha ancora scelto. Allo stato delle cose sembra un rebus poco risolvibile che Pietrangelo Buttafuoco sul "Foglio" di ieri ha risolto brillantemente proponendo di mandare al Quirinale nientemeno che Matteo Renzi, come trovata mi sembra assai divertente e faccio i miei complimenti a Pietrangelo.

Ciò detto  -  e senza entrare nei nomi  -  mi sembra utile segnalare che martedì prossimo ci sarà un tentativo di bloccare e rendere impossibile l'approvazione della legge elettorale prima del plenum per il Quirinale. Il tentativo vedrà uniti nel voto tutti gli "antirenziani". Se il tentativo riesce otterrà dal punto di vista di chi sta lavorando su questa ipotesi, due risultati: impedisce l'approvazione di una legge che contiene molti errori; il secondo risultato è di dimostrare che se tutte le opposizione a Renzi si uniscono, raggiungono una maggioranza alternativa che potrebbe mettersi d'accordo sul Quirinale.

Le elezioni del capo dello Stato sono sempre state un'imprevedibile lotteria ma quella di unire tutte le minoranze e trasformarle solo per quell'obiettivo in una maggioranza fu già realizzato nell'elezione di Gronchi.

Era la seconda volta che si votava il plenum per il Quirinale; nella prima era stato eletto Luigi Einaudi. Dopo la fine del suo settennato si votò la seconda volta e il candidato ufficiale della Dc (che nel '48 aveva ottenuto la maggioranza assoluta) era Cesare Merzagora.

L'accordo tra tutte le minoranze che per qualche ragione non volevano Merzagora fu realizzato da Giulio Andreotti. Fino a pochi mesi prima era stato il più fedele esecutore di Alcide De Gasperi che però, nel 1953, si era ritirato dalla politica. Andreotti era dunque senza più alcun protettore e doveva agire in proprio. Il modo migliore per mettere in bella vista le sue capacità era quello di essere il kingmaker del nuovo inquilino del Quirinale e lo fece mirabilmente, scegliendo tra l'altro l'esponente della sinistra democristiana, mentre lui, Andreotti, era un esponente del centrodestra.
Merzagora fu battuto, Gronchi fece un magnifico discorso di insediamento e così cominciò un'altra storia.

Andrà così anche questa volta? A questo interrogativo si comincerà a rispondere dopodomani e poi, definitivamente, il 29 prossimo. Nel frattempo il 22 la Bce, riunita in gran consiglio, dovrà decidere in che modo e in che misura Draghi darà inizio all'acquisto di titoli pubblici. Le voci in circolazione in questi giorni parlano di responsabilità delle Banche centrali nazionali nell'acquisto di una parte di quei titoli, ma sono voci che non hanno alcun riscontro a Francoforte. Si vedrà martedì prossimo lo sviluppo della manovra monetaria il cui obiettivo è il miglioramento della liquidità e dei benefici che possono derivarne.

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