sabato 6 luglio 2013

Mezz'ora in più di lavoro gratis Il sì degli operai e l'ira dei sindacati

PS: La proposta del proprietario per non chiudere l'azienda. Per la Fiom-Cgil l'intesa è illegale, preoccupata anche la Cisl......E' chiaro che i dirigenti dei sibdacati siano contrari, avessero almeno ....imbandito un tavolo ......scusate.....aperto un tavolo di discussione! Avanti così, isoliamo questi "pseudi-caporali" di lontani tempi. Accordi con il datore di lavoro per salvare o migliorare l'impresa vanno fatti.
umberto marabese
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I l caso che sta facendo rumore è quello della Joint & Welding di Sedico in provincia di Belluno. Eddi Della Rosa, proprietario dell'azienda siderurgica (30 addetti), ha chiesto ai suoi dipendenti di lavorare mezz'ora in più al giorno a parità di salario per tenere in piedi l'attività e non chiudere i battenti. La stragrande maggioranza degli operai, tutti tranne un paio, ha accettato seppur obtorto collo e quindi rinunceranno a due pause giornaliere di 15 minuti ciascuna.
La Fiom-Cgil provinciale ha tuonato contro l'accordo, l'ha definito illegale e ha chiesto a Dalla Rosa di azzerare tutto e avviare un vero negoziato. Il padrone, dal canto suo, ha fatto sapere che se la situazione dovesse migliorare, a fine anno rimborserà gli operai......
In attesa di conoscere gli sviluppi del caso bellunese vale la pena riportare la preoccupazione di Franca Porto, segretario regionale della Cisl secondo la quale «ormai accordi di questo tipo non si scrivono nemmeno, ci si scambiano in fabbrica degli affidamenti ma non si mette niente nero su bianco». E indubbiamente una tendenza di questo tipo preoccupa la Cisl, il sindacato guidato da Bonanni. «Sono tentativi disperati, spesso ai limiti della decenza sindacale e riflettono due fenomeni. L'angoscia per il rischio di veder morire le imprese e l'attaccamento degli operai all'azienda».
Insomma la Cisl mette in guardia dai pericoli di accordi improvvisati ma sottolinea la complicità che in Veneto lega padroni e dipendenti. «Alla fine della crisi ci accorgeremo che questa complicità farà la differenza, si rivelerà una risorsa».
In passato aveva fatto discutere un altro caso, quello degli operai della Smit Textile, che davanti al blocco dei prestiti all'azienda avevano minacciato le banche locali di chiudere i conti correnti e spostarli altrove.

Gigi Copiello è un ex sindacalista vicentino, anche lui cislino, da sempre considerato eterodosso. «Attenzione però, una cosa è derogare alle intese aziendali, e si è fatto molte volte, altro è contravvenire al contratto nazionale. In questo caso si rischia che venga impugnato davanti al giudice anche da un solo lavoratore e tutto diventa inutile». Detto questo Copiello è scettico sulla reale efficacia di soluzioni alla bellunese. «Da sindacalista ero favorevole a contratti di complicità quando si aumentava la produttività, ma se l'obiettivo è soltanto limare i costi non si va molto lontano. E le aziende chiudono lo stesso».Franca Porto ci tiene a sottolineare come accanto ad accordi sommersi e informali ci sia una contrattazione sana in aziende che vanno bene. Cita i casi recenti della Vitek o alla Manofrotto di Bassano del Grappa o della Salvagnini di Vicenza dove il sindacato ha raggiunto intese migliorative anche in materia di welfare aziendale e partecipazione.

Un'altra esperienza che sta trovando seguito sempre in Veneto è quella delle «fabbriche recuperate» con il sacrificio dei lavoratori, come le fonderie Zen di Albignasego che erano finite in amministrazione straordinaria. Sono entrati nel capitale sia i manager aziendali con il 25% sia una cooperativa degli operai (5%) che ha attinto alle risorse del Tfr dei lavoratori.
Qualcosa di simile è accaduto anche alla Modelleria D&C di Vigodarzere. Dopo il fallimento dell'azienda è stata riavviata l'attività in forma di cooperativa autogestita con il supporto della Legacoop Veneto. Il modello di conduzione aziendale prevede il coinvolgimento dei dipendenti che si riuniscono una volta al mese per valutare l'andamento della società e finora le cose non sono andate male perché la Modelleria è tornata addirittura in utile. Ma è evidente che tutte queste discontinuità si possono introdurre solo se la base è convinta e motivata.
Secondo il sociologo Paolo Feltrin la via maestra di una «complicità utile» è però quella basata sulla divisione del lavoro e sull'abbassamento del costo attraverso i contratti di solidarietà. «Sul territorio di accordi così se ne fanno moltissimi e a chiederli stavolta, rispetto al passato, sono prima di tutto le aziende. E devo dire che in attesa della ripresa è questa la formula migliore per far passare la nottata. Anche i tedeschi l'hanno usata per ristrutturarsi, noi dovremmo non solo estenderla dalle piccole alle grandi fabbriche ma anche in qualche modo incentivarla con dei soldi».

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