giovedì 25 febbraio 2016

Il RenziPd chiede 150mila€ per un posto in Parlamento Il tariffario della democrazia, partito per partito

 Partiti, fino a 150mila euro per un seggio. Il tariffario della democrazia in vendita
 PS: Vediamo se ho capito bene. Il 5 stelle crea la regola della multa da 150 mila euri per chi cambia casacca, e il PD grida allo scandalo, parla di "pratica fascista" eccetera.
E poi viene fuori che, da almeno 10 anni, il PD fa pagare ai propri eletti una "tassa di candidatura" di... 150 mila euri. Oltretutto esentasse.
Siamo al ridicolo, al grottesco, alla farsa. Alle comiche. Al... non so nemmeno come descriverlo. Ma a questi non è rimasta proprio neanche un briciolo di decenza?

 umberto marabese
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Le chiamano “erogazioni liberali” ma di libero hanno ben poco: quei “contributi volontari” in realtà sono obbligati in forza di scritture private, atti notarili e contratti fatti sottoscrivere ai candidati prima di metterli in lista. Chi non si impegna a versare non viene candidato, chi non versa non sarà ricandidato. I partiti hanno anche fatto in modo che i versamenti (a loro stessi) siano esentasse. Ecco le quotazioni, partito per partito.
         Con 150mila euro il Pd è quello che, a conti fatti, propone il seggio al prezzo più caro.
Segue la Lega, che ai suoi candidati ne chiede 145mila, poi i Cinque Stelle, 114mila euro più quanto avanzato della diaria (che versano però allo Stato). Forza Italia, ormai in declino, si accontenta di 70mila euro. Ecco il “tariffario” della democrazia in Italia, dove dal 2008 –  complice il Porcellum e i listini bloccati – tutti i partiti impongono ai propri candidati ed eletti una tassa sullo scranno in Parlamento, nei consigli regionali e nei comuni. Le chiamano “erogazioni liberali” ma di libero, in realtà, hanno ben poco: quei “contributi” sono tanto obbligati da fungere come condizione stessa della candidatura e della permanenza nelle Camere in forza di scritture private, atti notarili e contratti. Da corrispondere anche in comode rate. Chi non sottoscrive l’impegno decade dalla lista. L’eletto che non versa viene deferito alle “commissioni di garanzia” e non ricandidato al prossimo giro, salvo conguaglio. Così i partiti, senza eccezioni, si vendono i seggi alla luce del sole, così li vincolano poi in forza di statuti, regolamenti finanziari e perfino di pretesi “codici etici”. Un pratica che non fa scandalo e non tramonta mai. Tanto che già si preparano i nuovi “contratti” in vista delle prossime amministrative....
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/25/partiti-fino-a-150mila-euro-per-un-seggio-il-tariffario-della-democrazia-in-vendita/2492074/

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