Fausto bertinotti. Presidente Fondazione Cercare Ancora, ex Presidente della Camera dei deputati.
PS: <<Condivido punto per punto. Rido leggendo i commenti degli ultras di
tutte le sponde. Sicuramente Bertinotti ha commesso degli errori in
passato ma ciò non toglie che stiamo assistendo ad un vero e proprio
commissariamento della democrazia anche se non si riesce a capire in
maniera chiara chi siano i mandanti, gli esecutori e i complici. Per non capirlo e scagliarsi contro con ingiurie e illazioni stupide e
prive di fondamento bisogna solo essere stolti o conniventi!>> umberto marabese
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Signor Presidente,
Lei non può. Lei non può congelare d'autorità una delle possibili
soluzioni al problema del governo del Paese, quella in atto, come se
fosse l'unica possibile, come se fosse prescritta da una volontà
superiore o come se fosse oggettivata dalla realtà storica. Lei non può,
perché altrimenti la democrazia verrebbe sospesa.
Lei non può trasformare una Sua, e di altri, previsione sui processi
economici in un impedimento alla libera dialettica democratica. I
processi economici, in democrazia, dovrebbero poter essere influenzati
dalla politica, dunque dovrebbero essere variabili dipendenti, non
indipendenti. Lei non può, perché altrimenti la democrazia sarebbe
sospesa. Sia che si sostenga che viviamo in regimi pienamente
democratici, sia che si sostenga, come fa ormai tanta parte della
letteratura politica, che siamo entrati, in Europa, in un tempo
post-democratico, quello della rivincita delle élites, Lei non può.
Nel primo caso, perché l'impedimento sarebbe lesivo di uno dei
cardini della democrazia rappresentativa cioè della possibilità, in ogni
momento, di dare vita ad un'alternativa di governo, in caso di crisi,
anche con il ricorso al voto popolare. Nel secondo caso, che a me pare
quello dell'attuale realtà europea, perché rappresenterebbe un potente
consolidamento del regime a-democratico in corso di costruzione.
C'è nella realtà politico-istituzionale del Paese una schizofrenia
pericolosa; da un lato, si cantano le lodi della Costituzione
repubblicana, dall'altro, essa viene divorata ogni giorno dalla
costituzione materiale. La prima, come Lei mi insegna, innalza il
Parlamento ad un ruolo centrale nella nostra democrazia rappresentativa,
la seconda assolutizza la governabilità fino a renderlo da essa
dipendente. Quando gli chiede di sostenere il governo perché la sua
caduta porterebbe a danni irreparabili, Ella contribuisce alla
costruzione dell'edificio oligarchico promosso da questa costituzione
materiale.
Nel regime democratico ogni previsione politica è opinabile perché
parte essa stessa di un progetto e di un programma che sono
necessariamente di parte; lo stesso presunto interesse generale non si
sottrae alla diversità delle sue possibili interpretazioni. Ma, se mi
permette, Signor Presidente, c'è una ragione assai più grande per cui
Lei non può.
La nostra Costituzione è, come sappiamo, una costituzione
programmatica. Norberto Bobbio diceva che in essa la democrazia è
inseparabile dall'eguaglianza, come testimonia il suo articolo 3. Ma
essa, rifiutando un'opzione finalistica nella definizione della società
futura, risulta aperta a modelli economico-sociali diversi e a quelli
dove sarà condotta da quella che Dossetti chiamava la democrazia
integrale e Togliatti la democrazia progressiva. Quando Lei allude ai
possibili danni irreparabili per il Paese, lo può fare solo perché
considera ineluttabili le politiche economiche e sociali imperanti
nell'Europa reale, le politiche di austerità. Ha poca importanza,
nell'economia di questo ragionamento, la mia radicale avversione a
queste politiche che considero concausa del massacro sociale in atto.
Quel che vorrei proporLe è che nella politica e in democrazia si
possa manifestare un'altra e diversa idea di società rispetto a quella
in atto e che la Costituzione repubblicana garantisce che essa possa
essere praticata e perseguita. Il capitalismo finanziario globale non
può essere imposto come naturale, né la messa in discussione del suo
paradigma può essere impedito in democrazia, quali che siano i passaggi
di crisi e di instabilità a cui essa possa dar luogo. O le rivoluzioni
democratiche possono essere possibili solo altrove? No, la Carta
fondamentale garantisce che, nel rispetto della democrazia e nel rifiuto
della violenza, possa essere intrapresa anche da noi.
C'è già un vincolo esterno, quello dell'Europa reale, che limita la
nostra sovranità, non può esserci anche un vincolo esterno alla
dialettica politica costituita dall'autorità del Presidente della
Repubblica. Lei non può, Signor Presidente.
Mi sono permesso di indirizzarLe questa lettera aperta perché so che
la lunga consuetudine e l'affettuoso rispetto che ho sempre nutrito per
la Sua persona mi mettono al riparo da qualsiasi malevola
interpretazione e la mia attuale lontananza dai luoghi della decisione
politica non consentono di pensare ad una qualche strumentalità. È, la
mia, soltanto, l'invocazione di un cittadino, anche se ho ragione di
ritenere che essa non sia unica. Mi creda, con tutta cordialità.
Pubblicato anche sul
Corriere della Sera del 23/07/2013