Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, il nostro Arrendersi All’Evidenza offre alla vostra attenzione questa notizia, commentata. La fotografia è a commento e integrazione dell’articolo: quei personaggi sono gli stessi che hanno incitato milioni di persone – e non demordono…- a iniettarsi una sostanza sperimentale e pericolosa. Buona lettura e diffusione.
§§§
La denuncia è pesante: “Pfizer ha intenzionalmente travisato l’efficacia del siero antiCovid-19”.
Dopo tutti questi mesi a parlare di efficacia dei vaccini mi è capitato di rileggere un articolo del 2021 nel quale il Dr. Richard Fleming (cardiologo con quattro lauree) spiegava in che cosa consista l’efficacia e spiegava altresì che il “vaccino” anti-Covid, autorizzato EUA (emergency use authorisation) di efficacia (nel ridurre i casi di Covid) statisticamente non ne aveva.
Viceversa l’efficacia asserita, sbandierata dai mezzi di informazione, era del 95% e su questa fideistica “verità scientifica” si è costruito il castello che ha condotto all’introduzione dei famigerati green pass. Questo dato è stato determinato come rapporto tra il numero di persone vaccinate che hanno contratto il Covid rispetto al numero di non vaccinati che hanno contratto il Covid.
Nel trial di Pfizer, nei due mesi successivi alla somministrazione (due mesi -non invernali- che poi hanno garantito ai sierati sei mesi di green pass: davvero scientifico!), 8 vaccinati e 162 non vaccinati risultarono contagiati e questo portò (8/162=0,05) alla nozione di un 95% cioè (1-0,05) x100, di riduzione del rischio e perciò di “efficacia” dell’inoculo nell’evitare l’infezione da Covid-19.
La chiave di lettura di questo assunto teorico è la positività o la negatività al test PCR, ovvero indipendentemente dai sintomi a definire lo status di contagiato è solo il tampone. In realtà la lista dei sintomi è comune a qualsiasi infezione (in questi giorni lo vediamo proprio bene), mentre il PCR dice (con un certo margine di errore) se hai proprio quella. Il PCR non è un oracolo, per cui ci sono anche quelli che risultano positivi e non lo sono e quelli che non risultano positivi pur essendolo.
Pfizer presentò nei trial questi dati: 17403 vaccinati non furono positivi al Covid e 17349 non-vaccinati non furono positivi al Covid. Pertanto lo 0,05% dei vaccinati (8 su 17411) e lo 0,93% (162 su 17511) risultarono positivi. Dati per affidabili i dati, nella popolazione osservata la riduzione reale del rischio di contrarre il Covid è dello 0,93-0,05=0,88%, cifra che suona ben differente dall’asserito 95%.
Chi analizza statisticamente questi numeri capisce che il vantare un 95% di successo invece di una effettiva riduzione del rischio dello 0,88% sa un po’ di propaganda. Non è vero che l’inoculo abbia un’efficacia del 95% e chi si è inoculato, booster compresi, lo sa bene. Era stata presentata la RRR (relative risk reduction) invece della ARR (absolute risk reduction): non un dettaglio statistico.
Le pubblicazioni della FDA (non del bollettino di qualche novacs) stabiliscono che la RRR (relative risk reduction) è ingannevole ed influenza in modo indebito le scelte del consumatore. E che dire del fatto che i dati disponibili non andassero oltre i due mesi di storia? Con quale scientificità si è detto che la protezione sarebbe durata oltre?
Questa cosa nel Texas ha recentemente portato Pfizer a rispondere esattamente di comunicazione ingannevole e fuorviante, in violazione del “Deceptive Trade Practices Act.” previsto da quello Stato americano.
Senza trascurare l’ulteriore leggerezza: non è mai stato dimostrato che chi è vaccinato non potesse trasmettere il virus
https://expose-news.com/2022/
Anche su Stilum Curiae se ne era già trattato: https://www.marcotosatti.com/
Però il messaggio fatto passare, un tantino scorretto, era che chi si vaccinava proteggeva gli altri. Tutti ora sanno che i vaccinati si sono contagiati tanto quanto gli altri, anzi con cariche virali più alte e cascandoci più volte dei non vaccinati. Dai dati di mortalità con Covid si evince che purtroppo anche la mortalità tra i non vaccinati non è inferiore.
Il cosiddetto vaccino è un prodotto fallito? Lasciamolo dire ai dati, non senza tacere il tentativo di intimidire, silenziare e colpevolizzare chiunque abbia provato a riferirli. La citazione in giudizio del Texas nomina anche queste azioni.
Chi sarà stato sin qui a fare disinformazione? Chi ha ragionato in scienza e coscienza o chi è stato sponsorizzato per indirizzare il “ragionamento scientifico”?
Poi si può passare al livello politico, che ha permesso l’introduzione di decreti legge basati su questa scienza prezzolata che hanno comportato (e stanno tuttora continuando a farlo) cospicui investimenti di soldi pubblici in una certa direzione.
Nessun commento:
Posta un commento