sabato 19 settembre 2015

Il segreto di Messina Denaro? Ha in mano gli archivi di Cosa Nostra...


Le parole di Gioacchino La Barbera, il collaboratore di giustizia che piazzò l'esplosivo per far saltare in aria, e fermare per sempre, Giovanni Falcone.


Ecco perché Matteo Messina Denaro è così potente e inafferrabile. Il "segreto" - si fa per dire - nelle parole di Gioacchino La Barbera", il collaboratore di giustizia che piazzò l'esplosivo per far saltare in aria, e fermare per sempre, Giovanni Falcone. Intervistato da Raffaella Fanelli, di Repubblica, La Barbera aggiunge nuovi elementi sui lati oscuri di quella strage ma racconta di un dettaglio che diventa centrale nella definizione del ruolo di Matteo Messina Denaro.

L'inafferrabile boss ha oro nelle mani, materiale preziosissimo col quale presumibilmente, ha continuato a tenere per il collo politici, elementi dei Servizi ad alto livello e tra quelli che hanno operato in Sicilia, a cavallo delle province di Palermo e Trapani. A Repubblica, Gioacchino La Barbera, parlando di quel 23 maggio 1992 racconta: "Sentii un boato, fortissimo, poi vidi alzarsi un'enorme nuvola di fumo alta quasi cinquanta metri...".L'ex uomo d'onore della famiglia mafiosa di Altofonte, alle porte di Palermo, La Barbera, collaboratore di giustizia da 14 anni, grazie agli sconti per il pentimento, ha un altro nome e una nuova vita. repubblica lo ha raggiunto in una località segreta, dove vive sotto protezione.....

"Fui io - racconta - a dare il segnale agli altri appostati sulla collina. Ero in contatto telefonico con Nino Gioè. Sapevamo che il giudice sarebbe arrivato di venerdì o sabato... Era tutto pronto, e il cunicolo già imbottito di esplosivo. Ce lo avevo messo io, due settimane prima. Quando mi dissero che la macchina blindata era partita da Palermo per l'aeroporto mi portai con la mia Lancia Delta sulla via che costeggia l'autostrada Palermo-Punta Raisi, all'altezza del bar Johnnie Walker... Seguii il corteo delle macchine blindate parlando al cellulare con Gioè. Andavano più piano del previsto, sui 90-100 chilometri orari... Chiusi la telefonata dicendo vabbè ci vediamo stasera... amuninni a mangiari'na pizza". L'appuntamento per una pizza, per festeggiare. La Barbera dice la sua sugli"estranei" visti sul luogo della strage. Come si sa, una donna avrebbe raccontato di uomini in mimetica sul tetto della Mobiluxor, un mobilificio prossimo all'autostrada. Altre testimonianze, avrebbero raccontato di un misterioso aereo che sorvolava la Palermo-Punta Raisi... "Degli uomini in mimetica non so niente... . dice il collaboratore di giustizia - Ma vidi un elicottero, forse della protezione civile o dei carabinieri".

Ma aggiunge: "C'era un uomo sui 45 anni che non avevo mai visto prima. Non era dei nostri... Arrivò con Nino Troia, il proprietario del mobilificio di Capaci dove fu ucciso Emanuele Piazza.." Piazza, il giovane collaboratore del Sisde infiltrato tra gli uomini di Cosa Nostra. Lo stesso uomo che tradì Emanuele Piazza? "Mi hanno mostrato centinaia di fotografie ma non l'ho mai riconosciuto... Evidentemente mi hanno mostrato quelle sbagliate...".

Capitolo Nino Gioè.
Era il capomafia di Altofonte, uomo fidato di Totò Riina. La versione ufficiale è che si impiccò in cella la notte tra il 28 e 29 luglio del '93, il giorno successivo agli attentati a Milano e Roma. Suicidio?
La risposta di La Barbera a Repubblica:"Non so se si è suicidato... Rispondendo a questa domanda mi fa mettere nei guai funzionari della Dia che con me si sono comportati bene... Che mi hanno aiutato. Sapevo che avevano fatto dei verbali con lui. Gioè stava collaborando, ne sono certo. Ero nella sua stessa sezione, insieme a Santino Di Matteo, e Gioè era l'unico a ricevere visite. La mia finestra dava sulla strada e vedevo un viavai di macchine e di persone che arrivavano per lui. Pochi giorni prima della sua morte, dal carcere di Rebibbia mi trasferirono a Pianosa mentre Di Matteo fu tradotto all'Asinara".
La strage di Capaci fu davvero pianificata in una villa di San Felice Circeo, in provincia di Latina, in una riunione del 1980, come racconta il boss Di Carlo? Riunione alla quale a avrebbero partecipato anche elementi della loggia massonica P2. "So di riunioni con generali e di incontri tra Riina ed ex ministri democristiani.- è la risposta di La Barbera - I loro nomi sono stati fatti, come quelli dei giudici che aggiustavano i processi... che ne parliamo a fare. Il fratello di Francesco Di Carlo, Andrea, faceva parte della commissione, e sapeva quello che Riina avrebbe fatto. Per questo si consegnò prima delle stragi: non voleva responsabilità".
I politici, l'omicidio Lima.
Francesco Onorato e Giovan Battista Ferrante hanno confessato il delitto. Ma furono davvero loro a uccidere? "Contano poco i nomi... Vuole sapere se ci fu una collaborazione dei servizi segreti?" La Barbera si fa una domanda e offre una risposta precisa: "Ci fu. C'erano uomini dei servizi sul Monte Pellegrino", a seguire le fasi del delitto, dall'alto, sul lido di Mondello, a guardare la villa di Lima. Ed ancora.L'omicidio Mattarella? "Fu voluto dai politici. Carlo Alberto Dalla Chiesa? "Ucciso per fare un favore.. Ma non ho le prove". Veniamo agli archivi spariti dalla villa-covo di Totò Riina, subito dopo la cattura.



"Dopo il suo arresto accompagnai, insieme a Nino Gioè, i figli e la moglie di Riina fino alla stazione, da lì presero un taxi per Corleone. Poi - racconta la Barbera a Repubblica - seguii la pulizia e l'estrazione della cassaforte dalla villa di via Bernini e portai in un parcheggio la golf bianca intestata a un giardiniere della provincia di Trapani, non ricordo se Marsala o Mazara. Un'auto che ritirò Matteo Messina Denaro, con tutto quello che era stato trovato nella cassaforte. L'auto non era di valore quindi posso pensare che fossero più importanti i documenti". Eccoli, i documenti. L'archivio di Cosa Nostra che passa dalle mani di Riina a quelle di Messina Denaro. Materiale che scotta, nomi importanti, la "foto" di chi ha chiesto favori, di chi ha acconsentito e favorito, di chi ha partecipato a questo o quell'altro summit , con o senza grembiulino, onorevole e non. Messina Denaro ha fatto di quell'archivio l'arma poco segreta per continuare la latitanza, ingrandire il suo impero, ricattare e ottenere. Magistrati e investigatori che danno la caccia a Messina Denaro sanno quanto sia difficile, ma sono consapevoli che se riusciranno a mettere le mani su Messina Denaro probabilmente avranno in premio quegli archivi. Potrebbe essere lo stesso Messina Denaro a farsi guidare dalla logica di "Muoia Sansone con tutti i filistei". E sarebbe uno tzunami.

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