martedì 3 dicembre 2013

Legge elettorale, la decisione della Consulta potrebbe slittare al 2014


 PS: Vedete, a me l'unica cosa che mi piace dei "dittatori" e che ci mettono la faccia: come la canzano..."qui comando io, questa è casa mia"..Oggi invece i politicante che qualcuno di voi, circa il 66% quindi, ha votato e che sarebbero pronto oggi o domani a fare il bis, si definiscono "democratici" perchè è la seconda o terza o quarta parola che compone il nome del partito. Non c'è più bisogno di un "colpo di stato"........!
 umberto marabese
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La Corte Costituzionale ha fissato infatti per il 14 gennaio una camera di consiglio sull'ammissibilità di un referendum e quello potrebbe essere il giorno della decisione.
- Si prospettano tempi più lunghi per la decisione della Consulta sulla legge elettorale, che potrebbe addirittura slittare al 2014. La Corte Costituzionale ha fissato infatti per il 14 gennaio una camera di consiglio sull'ammissibilità di un referendum e quello potrebbe essere il giorno della decisione, sempre che la Consulta ritenga ammissibile il quesito.
Il ricorso di un avvocato 79enne, ecco come il Porcellum arriva alla Consulta - L'approdo in Consulta della legge elettorale ha alle spalle una vicenda giudiziaria di ricorsi e bocciature, alla cui base c'è la testardaggine di un avvocato 79enne, Aldo Bozzi........


Nel novembre 2009, in qualità di cittadino elettore, Bozzi cita in giudizio la Presidenza del Consiglio e il ministero dell'Interno davanti al Tribunale di Milano, sostenendo che nelle elezioni politiche svoltesi dopo l'entrata in vigore della legge 270/2005, il cosiddetto Porcellum, e nello specifico nelle elezioni del 2006 e del 2008, il suo diritto di voto era stato leso, perché non si era svolto secondo le modalità fissate alla Costituzione, ossia voto "personale ed eguale, libero e segreto" (art. 48) e "a suffragio universale e diretto".

Gli aspetti contestati da Bozzi - Liste bloccate, premio di maggioranza senza soglia minima, inserimento nella lista elettorale del nome del capo di ciascuna lista o coalizione, gli aspetti contestati da Bozzi. Il primo, per garantire l'espressione del voto personale e diretto deve essere data all'elettore, secondo Bozzi, la possibilità di esprimere la propria preferenza a singoli candidati. La seconda, perché attribuisce un premio di maggioranza senza agganciarlo a un numero minimo di voti, e in questo modo violerebbe il principio di uguaglianza del voto. La terza, perché l'indicazione sulla scheda del capo del partito o coalizione, possibile futuro premier, limiterebbe l'autonomia del Capo dello Stato nella scelta del presidente del Consiglio.

Ricorsi, appelli e "l'approdo" in Consulta - Nel giudizio sono intervenuti ad adiuvandum, cioè a sostegno della posizione di Bozzi, 25 cittadini elettori. Il 18 aprile 2011 il Tribunale di Milano ha rigettato l'istanza, giudicandola manifestamente infondata. Bozzi ha fatto ricorso in appello e il 24 aprile 2012 la Corte d'appello di Milano lo ha respinto, motivando che il principio del voto uguale per tutti è da intendersi in senso formale, ossia che nell'urna ogni voto ha lo stesso valore. E' seguito il ricorso in Cassazione.

La Suprema Corte, prima sezione civile, non ha preso una decisione, ma con un'ordinanza interlocutoria nella quale però segnala numerosi aspetti critici della legge elettorale, il 17 maggio ha rimesso la questione alla Corte Costituzionale.

http://www.tgcom24.mediaset.it/politica/2013/notizia/l-voto-si-allungano-tempi-consulta_2013180.shtml

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