venerdì 9 giugno 2017

Pierluigi Fagan - Theresa May e l'oriente. Questo pazzo pazzo mondo

Theresa May

La sconfitta di Theresa May, l'ingresso di Pakistan e India nella SCO in un Oriente che si riorganizza rapidamente con i 'triangoli del possibile' e la 'Mezzaluna degli improbabili'. 

di Pierluigi Fagan.

Una cosa è certa, chi segue la politica internazionale, si diverte molto di più di chi segue la politica nazionale.

Brutto colpo ieri per l’élite anglosassone. Forse i tories riusciranno a fare un governo di coalizione (con i conservatori nord-irlandesi), con risicatissima maggioranza, ma è chiaro che i britannici vanno politicamente in stallo, sia sulla trattativa per Brexit, sia in termini di politica estera. Ricordiamo che Theresa May ha anticipato Trump nella visita a Riad, con tanto di vendita d’armi (il rilancio della produzione armiera era un punto fondante della politica della May) e che sicuramente c’era l’avallo di Londra per l’ostracismo dei petromonarchi del Golfo nei confronti del Qatar. Chissà se i recenti attentati in UK facevano parte della dialettica sotterranea agli eventi.

May rappresentava l’alleato più organico agli USA di Trump, il quale - messosi in urto coi tedeschi (quindi l’UE) - ora si trova un po’ più solo.

Ma ieri si è compiuto un altro importante fatto. Pakistan e India, com’era già pianificato, hanno terminato positivamente le procedure e sono stati ufficialmente ammessi alla Shangai Cooperation Organization – SCO...


La SCO ora conta paesi per quasi la metà del mondo, in termini di popolazione (Cina, Russia, quattro repubbliche centroasiatiche più Pakistan e India). Non va sovra-interpretato il fatto pensando che si formi così una compatta ed armonica compagine orientale, né pensando che Pakistan e India troveranno finalmente modo di andare d’amore e d’accordo, e così anche l’India e la Cina.

Indubbiamente però, gli orientali si stanno organizzando e lo stanno facendo in maniera assai poco hobbesiana. Se la Russia ha voluto fortemente l’India nella compagine, la Cina ha voluto fortemente il Pakistan. Il risultato è quindi che India e Pakistan (magari per motivi diversi) hanno accettato di sedersi per la prima volta in un organismo comune. Questo tipo di “triangolo del possibile”, appunto, è molto poco hobbesiano ed indica nuovi possibili standard per il nuovo mondo multipolare. Prossima entrata attesa nello SCO: Iran.



Noi seguiamo anche la faccenda del Golfo perché il mondo non è quello dei titoli dei nostri giornaletti di quartiere. Lì si va formando la Mezzaluna degli improbabiliTurchia, Iran, Qatar, secondo l’antico principio (in origine antica, espresso dall'indiano Kautilya nel IV secolo a.C.) per il quale il nemico del mio amico diventa anche mio nemico (versione turca) e il colui che ha il mio stesso nemico diventa mio amico (Qatar – Iran).

Il Ministro degli Esteri degli Emirati ha detto che il Qatar con questa improbabile alleanza sta scrivendo pagine “tragiche e comiche” nella storia del Golfo, ma la dichiarazione sprezzante rivela un certo rodimento, perché la mossa dell’ostracismo sta creando una alleanza paralizzante per le mire saudite. Volendo abbandonarsi alla fanta-pipeline, si potrebbe addirittura immaginare qatarioti che inviano gas ai turchi (motivo originario del conflitto siriano), via Iran. Molto “fanta” ma divertente.



Intanto, i "golfisti" hanno prodotto la lista dei terroristi connessa all’ambigua politica estera del Qatar ed ecco venir fuori l’oggetto vero della contesa: Yousuf al-Qaradawi. Il “problema” con Doha, non l’unico, è la sponsorizzazione dei Fratelli musulmani, ovvero la via politica (e non terroristica) all’islamizzazione, ciò che più temono gli anziani maschi alfa tribali che possiedono senza alcuna islamica legittimità gli stati arabi inventati dai britannici.



L’immagine sottostante è un banner che appare nelle pagine web di al-Arabya ovvero la tv satellitare dell’Arabia Saudita che voleva contrastare il dominio di al-Jazeera (Qatar).



 



Non è esattamente un messaggio rassicurante per il resto del mondo islamico, che trascende di molte volte lo specifico del Golfo.

Del resto gli art director di Riad sono gli stessi che hanno impostato quella ridicola sceneggiata dei tre demiurghi illuminati sinistramente dal basso con le mani sul mondo.






Nouveau riches, il gusto non si compra e l’egemonia neanche, dovrebbero andare a lezione dalla sheikka Mozah...









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