sabato 15 luglio 2017

Maurizio Blondet - USA: CON LA SCUSA DI BATTERE L’IS, HA FATTO UN GENOCIDIO

USA: CON  LA SCUSA DI BATTERE L’IS, HA FATTO UN GENOCIDIO

“La ‘liberazione’ di Mossul: un nuovo crimine di guerra  di Washington in Medio Oriente”, scrive  Bill Van Auken, direttore dello storico sito World Socialist Website.
L’America continua ipocriti crimini di guerra   in Siria, Irak e altrove”, scrive Afra’a Dagher, analista siriana di Lattakia. “Gli Stati Uniti hanno commesso crimini contro l’umanità in Siria, Irak e oltre.  Le  prove che abbiano fatto qualcosa   per combattere il terrorismo sono scarse e  ridicole”.
Persino Amnesty International,  in un rapporto dal titolo: “Ad ogni costo  – la catastrofe civile a  Mossul Ovest”,

ha denunciato la  misura criminosa dei bombardamenti americani su Mossul, con la scusa di “liberare”  la città dallo Stato Islamico:   i civili  sono stati assoggettati “a un diluvio  terrificante di  armamenti che non dovrebbero mai essere usati   in zone fittamente   popolate di civili”  […]  “le forze della coalizione diretta dagli Stati Uniti sembrano aver commesso violazioni ripetute del diritto internazionale, di cui alcune possono configurare crimini di guerra”, e invoca  “inchieste  indipendenti e  trasparenti laddove esistono informazioni credibili secondo cui violazioni hanno avuto luogo”.
Hanno bombardato l’università di Mossul.
Su Mossul, seconda città irachena, che aveva due milioni di abitanti,  le  devastazioni portate dalle bombe Usa sono senza confronto  persino   rispetto a quelle dello stesso Stato Islamico.  “La città vecchia di Mossul ovest, il cuore di questa città antica, è stata letteralmente schiacciata da missili, bombe aeree e obici americani,  sì  che quasi nessun immobile residenziale è rimasto in piedi..
“Circa un milione di persone sono state espulse dalle loro abitazioni. Quelle rimaste intrappolate nella città sono state assoggettate ad un bombardamento continuo dagli aerei da guerra americani, elicotteri d’assalto ed artiglieria pesante”.  Mossul  è stata sottoposta  ad un assedio di nove mesi,  per “liberarla”.  Come preliminare a tale liberazione, gli americani “all’inizio dell’assedio”  hanno “distrutto le infrastrutture di base, tagliato tutte le strade di approvvigionamento”, privando così  “centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini di elettricità, acqua potabile, accesso ad alimentazione e cure mediche. Le scene di distruzione di Mossul  non sono paragonabili  che alla devastazione inflitta alle città europee  durante la seconda guerra mondiale”.
Il  numero dei morti non sarà mai conosciuto.  Gli  iracheni che hanno liberato Mossul   hanno danzato su macerie da cui usciva il fetore di cadaveri in decomposizione. La cifra di 5805 morti civili documentata dal sito Airwars,    a causa dei bombardamenti lanciati dalla coalizione.  Un rapporto ONU ha ventilato la cifra di oltre 17 mila  sotto le maceria. Civili. Morti.
Stessa  situazione a Raqqa in Siria dove, da nessuno invitata, la  US Air Force e le truppe speciali USA  hanno partecipato alal “liberazione”  della città dall’IS. “in realtà centinaia di civili sono stati vittime di qualcosa che solo può essere chiamata genocidio”, scrive la siriana Afra’a Dagher. “Zone come Al-Manora, Al-Jomalieh e altre nelle campagne di governatorato di Raqqa sono piene di corpi di  assassinati, comprese intere  famiglie”.
Anche a Raqqa, con la scusa di contrastare l’IS  occupante, “gli Usa hanno tagliato le condotte d’acqua  che rifornivano la città, senza alcuna cura per l’umanità, la salute e l’igiene della gente.   Raqqa ha cominciato per questo a  vedere casi di  colera.
“La coalizione  Usa continua  a bombardare  Raqqa anche  adesso: ma contro chi?  Come mai il cosiddetto IS non soffre   mai altrettanto sotto i  bombardamenti aerei della coalizione USA.  Sappiamo che la coalizione Usa ha usato  fosforo bianco contro la gente a Raqqa  e a Mossul”.   A Raqqa, perché “gli Usa hanno il malvagio progetto di  pulirla etnicamente da siriani per darla, con  la provincia, allo YPG, i  combattenti  curdi (anti Assad) come premio per  aver  combattuto al fianco degli Usa”

Mattis: “Annichilimento in Siria e Irak”

“Gli Usa adottano l’IS come giustificazione per  impiantare basi aeree  sui  confini dell’Irak e in  territorio siriano.   L’esistenza dell’IS è diventata un  utile strumento per  l’America  onde  arrivare allo scopo finale, occupare e dividere la Siria. Essi sono costantemente aiutati dalle illegali incursioni  aeree dell’aviazione israeliana sulla Siria”.
Bill Van Auken ricorda che lo Stato Islamico era stato  ben armato, finanziato e formato per essere utilizzato come forza delle guerre per procura per i cambi di regime orchestrati da Cia e i suoi alleati regionali”, in Irak, Siria e Libia.  Ricorda che il generale Mad Dog Mattis,  assegnato a Trump come  capo del Pentagono, s’è fatto la sua fama in Irak. Ha apertamente proclamato  “una politica di annichilazione in Irak e Siria”. Altri generali e capi della Cia “hanno attuato questa politica  di massacro  su grande scala”.
Annichilazione. Dissanguamento dei popoli, della loro forza demografica, usura e  attrizione.. Ecco lo scopo dei 20 anni  di guerra  cominciati l’11 Settembre 2001 con  la scusa di combattere “il terrorismo islamico”.
Butaina Sciabaan, consigliera  politica di Assad, ha posto – anzitutto agli arabi belligeranti – questa domanda,  “l’enormità delle distruzioni commesse da  Daesh e dagli aerei americani”:
“Qual  è questa forza invisibile  che cerca la visibile e metodica distruzione dei monumenti  storici arabi, delle fabbriche, dei musei, delle università, delle biblioteche, delle scuole, dei centri di ricerca, delle scuole, dei ponti, dei luoghi di culto, delle infrastrutture  di stato  – di  tutto ciò  che potrebbe testimoniare ancora di una civiltà autentica in Libia, Yemen, Siria e Irak?
Quali sono le forze che cercano di annientare le vestigia della regina Zenobia, il palazzo di Harun el  Rashid e il  Palazzo della Fanciulle di Raqqa che è probabilmente il  primo ospedale per donne della storia?  Il minareto di Al-Hadba a Mossul, le vestoigia di Babilonia, Nimrud e  Ninive, la più antica sinagoga del mondo a Jobar, i vecchi meravigliosi suk di Aleppo, di Mossul e dello Yemen,  il minareto  della moschea degli Ommyadi ad Aleppo?”
La signora Sciaaban non ha dubbi nell’unire “le oscure forze terroriste delle Daesh, le forze aeree americane e  i  traditori wahabiti” nonché “l’entità sionista”  in questo stesso progetto deliberato di devastazione di ogni infrastruttura, fisica e  culturale,   “dalle centrali elettriche ai monumenti storici all’assassinio di scienziati  e specialisti” allo scopo di “rimandare indietro di secoli i paesi arabi che resistono”
Non   c’è “il minimo dubbio che l’obbiettivo dell’Occidente guidato da Stati Uniti e Israele, con strumenti come Daesh, Al Nusra, Fratelli  Musulmani ….è  assolutamente lo stesso in Irak, in Siria, in Yemen, in Libia come in Egitto, in Tunisia, in Libano e in Bahrein: far sì che gli arabi si mutino in una popolaglia incapace di edificare delle vere entità politiche e di occupare una dignitosa posizione  internazionale”.
“Ma la resistenza eroica dei siriani imbevuta del sangue di centinaia  di migliaia di martiri, e il sostegno  dei loro alleati, ha cambiato l’equazione. Oggi, benché piangiamo con lacrime di sangue su tutto quel che è stato demolito e distrutto, celebriamo il fatto che il “Fronte del Rifiuto”, dalla Russia all’Iran, dall’Irak alla Siria e al Libano con Hezbollah,  sono divenuti più forti e coscienti  delle dimensioni di quest’aggressione devastatrice, e  che la Federazione di Russia, che ha usato otto volte il suo diritto di veto per scongiurare l’incubo colonialista   che minacciava la Siria, sia divenuta il motore essenziale della politica internazionale relativa alla Siria e al Medio Oriente”.
Una accusa chiarissima sullo scopo sterminatore, di genocidio fisico e spirituale, di interi popoli,  unito ad  un discorso di vittoria, con lacrime di sangue.
Anche il generale Kasem Soleimani, il comandante iraniano delle operazioni della Guardie della Rivoluzione  in Siria,  ha tenuto un grave discorso di vittoria. Vittoria di lacrime e sangue.  “Sia in Siria che in Irak”, ha detto, “Hezbollah ha svolto un ruolo fondamentale. Io davvero bacio  la mano di quest’uomo grande e saggio, discendente del Profeta, Hasan Nasrallah. Ha inviato dei martiri eminenti in Irak, in modo anonimo,  a fianco dell’esercito iracheno e delle  forze   popolari , ed hanno compiuto enormi sacrifici  e successi. Il popolo iracheno deve conoscere  il loro valore”.
Generale Qasem Soleimani.
Parole alte e nobili. Omaggio ad un eroismo che la storia occidentale non registrerà, e che ha avuto il suo alto prezzo di sangue.
Ma altre orecchie ascoltano con altri sentimenti. Israele tiene golosamente il conto dei morti in battaglia di Hezbollah, per quanto può,  cercando  avidamente di  capire di quanto le forze  che tanto teme, siano state diminuite, dissanguate. Spulciando sulle notizie di funerali e altre fonti, Sion  ha identificato dal  febbraio 2012 all’aprile 2017, 1048 combattenti Hezbollah  caduti, di cui 60 ufficiali comandanti. “Una  ipotesi minima”,   dicono le fonti ebraiche. Ma – si rallegrano –  “è stato  l’alto tasso di morti  degli Hezbollah nella guerra prolungata ad obbligare l’Iran  a dispiegare in Siria il suo corpo di Guardie della Rivoluzione e le  milizie sciite alleate.
Al dissanguamento  ha contribuito specificamente Israele,:  infinite volte i media hanno segnalato  che “la Israeli Air Force ha colpito dal cielo convogli di trasporti d’armi dal Libano alla Siria”:  con  perfetta sistematicità sono gli Hezbollah che ha colpito ed ucciso.    Perché “un indebolimento delle forze Hezbollah può tentare altre milizie libanesi a sfidare la superiorità  degli sciiti in Libano”, e  “il comando Hezbollah non può sottovalutar il rischio che  la Israeli Defense Force approfitti   del  fatto che la milizia  sciita è impegnata in Siria per attaccare le posizioni Hezbollah in Libano”.  Insomma “Hezbollah deve  bilanciare tra lo spiegamento delle forze in Siria e la necessità di mantenere la sua presenza in  patria”, in Libano.
Sono citazioni da testi di centrali neocon  americo-israeliane:
Le citiamo appunto perché rivelano l’intento   di sterminio,    la logica genocida di cui i bombardamenti americani sui civili sono un aspetto deliberato:  ne muoiano il più  possibile, tanto di guadagnato (perché tanto, quella gente è per Assad,  specie dopo aver provato Daesh). L’importante è svenare, dissanguare,  impoverire   demograficamente, usurare vite, indebolire  i  resistenti della loro migliore gioventù che non ha risparmiato il  suo sangue, come ha riconosciuto   il generale .   La guerra di logoramento continua;  sconfitto Daesh  in Siria e Irak,    il suo spettro agisce  con attentati-strage, laddove (guarda caso)  gli americani hanno impiantato le loro basi illegali.
Israele tiene il conto dei corpi dei combattenti in Siria.  I “libanesi” sono gli Hezbollah.
A 72 ore dalla liberazione di Mossul, un attentato suicida ha colpito in pieno  un campo delle forze di Mobilitazione Popolare (sciite) Hashd al-Shaabi, a Al Anbar, la provincie   dove si è insediato il grosso  del  contingente  americano  in Irak.  Tre morti e sei feriti  – “è la vendetta  americana per Mossul”,    non dubita Pars Today.
Quel che conta: ammazzarne uno di più, il più a lungo possibile.----
 

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