giovedì 18 agosto 2016

Maurizio Blondet - Le forze USA hanno protetto la ritirata dei jihadisti da Manbij

“Un convoglio  di circa duemila veicoli  è riuscito ad evacuare Manbij  e raggiungere Jarabulus, erano combattenti di Daesh con le loro famiglie e civili usati come scudi umani”:  così attesta un abitante di Manbij, Adnan al-Hussein, raggiunto al telefonod al New York Times.  Lo stesso grande quotidiano raconta che quel convoglio è stato sorvegliato dall’alto da droni delle forze armate Usa,  che non  l’hanno disturbato. In pratica, hanno coperto  la ritirata dei jihadisti da Manbij.
Manbij, ricordate?, è la città   dove pochi giorni fa le tv occidentali hanno mostrato la popolazione felice di essere stata liberata dai wahabiti: donne che si strappavano il chador e lo  bruciavano, uomini che si facevano  tagliare le barbe e fumavano ostentatamente (i wahabiti glielo vietavano), abitanti che abbracciavano  gli ‘eroici peshmerga  liberatori’  ossia curdi – ma così moderati che meritano uno stato tutto loro.  Vedete anche voi che le loro ragazze non indossano chador, bensì mimetiche della NATO:  quindi sono moderne, e dunque democratiche.

la liberatrice peshmerga la liberatrice peshmerga
Ora i bei servizi  tv assumono un altro sapore. Il portavoce delle forze Usa, colonnello Chris Garver, ha dovuto spiegare ai giornalisti, in conferenza stampa, come mai  gli Usa avessero permesso l’ordinata evacuazione dei jihadisti (sono oggi per lo più mercenari importati). La risposta: c’erano dei civili in quei veicoli coi guerriglieri, e gli Usa vogliono evitare vittime civili (mai, mai vittime civili!).  Ha anche aggiunto che i comandanti delle Syria Democratic Forces (sono sempre loro, gli ‘eroici-pesmerga’) avevano “deciso di lasciar passare il convoglio IS”, e chi sono gli americani per opporsi? Qualche giornalista ha osato chiedere:  dunque c’è stato un accordo preventivo fra gli eroici peshmerga e Daesh per lasciar andare via senza colpo ferire  le migliaia di terroristi su quel convoglio? Il colonnello ha detto che non sapeva. Il  che è perfettamente logico: gli eroici peshmerga sono armati, addestrati  da addestratori NATO, anche italiani;  stipendiati dagli americani, vestono mimetiche NATO; a Manbij erano assistiti (dice il NYT) da “almeno 300 elementi delle Forze Speciali americane”  – ma mica si consultano con gli americani prima di consentire la ritirata strategica ai terroristi.  E’ la prova  di quanto sono autonomi, i curdi, e meritino uno stato autonomo tutto loro.
Oltretutto, gli eroici peshmerga sono   utilissimi perché, mentre “combattono lo Stato Islamico” (nel modo che si vede),  sono ferocissimi a combattere contro  le truppe del mostruoso dittatore Assad, contemporaneamente:  come   attesta  il sito Palaestina Felix:

Esfiltrazione “concordata” dai  curdi  coi  jihadisti

Insomma  sembra che i pesherga non abbiano “espugnato Manbij”, come hanno scritto Il Foglio e il Fatto….quella di Manbij è stata  una liberazione  concordata d’accordo  fra i combattenti  (tutti e due anti-Assad), coi peshmerga in favore di telecamere ,  mentre i mercenari dell’IS   erano esfiltrati sotto lo sguardo protettore dei droni Usa?  Chissà. Oltretutto, gli abitanti della cittadina, che sono arabi, non sono molto contenti di essere stati liberati da curdi.  Va’ a sapere .
Manbij, ultimo varco aperto per i jihadisti
Ma, come spiega il New York Times, “Manbij è uno dei soli due punti di passaggio  rimasti fra Turchia e Siria; l’altro, al-Rai, è sotto continuo attacco delle fazioni ostili allo Stato Islamico. La strada fra Manbij e  Jarabulus,  e  stata usata dai jihadisti esteri per unirsi allo Stato Islamico dalla Turchia e lasciare per raggiungere di nuovo le loro destinazioni Europee”. E’ umano che i mercenari venissero convogliati e messi al sicuro, prima che quel passo venisse definitivamente chiuso dai bombardamenti russi e dalle forze siriane-iraniane ed Hezbollah. I mercenari costano, specie quando cominciano a scarseggiare le vittorie – quelli sono buoni per un’altra volta. Così hanno fatto trapelare i comandi russi, naturalmente non ripresi da alcun media: stanno difendendo il “mostruoso dittatore Assad” (come dicono i  radiogiornali Rai),  quindi silenzio.
I media – come non potete ignorare – hanno titoli, lacrime e strilli solo per “i civili di Aleppo”, dove “si rischia la catastrofe umanitaria” –  l’ha detto BAn ki Mon, l’ha detto Avvenire, il giornale di El Papa; anzi dipiù: “C’è già una catastrofe umanitaria senza precedenti”,  dato che   “nella città martoriata vivono 130mila bambini”:  siccome il numero dei bambini addirittura aumenta  sotto i bombardamenti (di ospedali, sempre di ospedali)  e l’assedio, ed ora sono 130 mila, vuol dire che i jihadisti preferiti dall’Occidente hanno proprio bisogno di un cessate-il-fuoco per riorganizzarsi. O magari esfiltrare   sotto l’occhio protettore del Grande Drone.  .
L'ultimo selfie prima di evacuareL’ultimo selfie prima di evacuare
Intanto  però, con i loro contrattacco (costosissimo in vite) ad Aleppo, i mercenari preferiti dall’Occidente hanno comunque ritardato un’offensiva prevista dai russi e dagli iraniani per liberare Al-Sukhanah, città petrolifera che si trova lungo il confine dei governatorati di Homs e Deir Ezzor.  L’offensiva era previsata per agosto, ma  l’offensiva dei ribelli jihadista nel governatorato di Aleppo ha richiesto due unità della Guardia Repubblicana da ridistribuire a nord della Siria, al fine di proteggere il capoluogo di provincia  (da Al Masdar).   E’ uno dei motivi per cui i russi hanno avvicinato i loro bombardieri Tupolev, facendoli decollare dall’iraniana Hamadan.

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