mercoledì 8 agosto 2018

L'Espresso - Sondaggio di S. Rossini e il Direttore Marco Damilano:Un perfetto esempio di "sessismo"

Il test: una spiegazione e le nostre scuse 

Il test: una spiegazione e le nostre scuse....(che faccia di tola...!).

Una domanda del gioco estivo pubblicato sull'ultimo numero scatena reazioni indignate. L'autrice e il direttore Marco Damilano scrivono alle lettrici e ai lettori.

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Ecco qui un perfetto esempio di sessismo. Uomini che hanno qualità e sono soggetto.
Donne che subiscono e sono oggetto. Sono scioccata. Pensavo fosse qualche giornalaccio innominabile. Invece è L'Espresso, che sta facendo un lavoro necessario e meraviglioso, specie nelle ultime settimane. Mi auguro una spiegazione, scuse e rettifiche.

Francesca Alice Guidali
Che rabbia e tristezza infinita se anche l'Espresso ritiene normale questi sondaggi sessisti. Aspettiamo un commento e delle scuse.
Veronica Orrù

Caro direttore, ma le pare un bel servizio all'informazione pubblicare un sondaggio simile?..

Proviamo da abbonati ventennali un imbarazzo indicibile. L'Espresso era e dovrebbe essere altra cosa.
Laura Pisano


Cara Rossini, ma come vi viene in mente di pubblicare un sondaggio del genere, con gli uomini che sono soggetti e le donne che sono oggetto? Voi proponete di scegliere gli uomini con cui fare sesso in virtù delle loro caratteristiche, mentre con le donne si va a letto per zittirle o per sottometterle. Ho sempre stimato lei e il suo giornale e sono rimasta di stucco di fronte a questo sondaggio sessista che ho visto in anteprima su fb. E pensare che proprio ora mi sentivo in una comunità di simili leggendo anche più volte al giorno il vostro sito, sempre utilissimo e di guida in questo mondo politico impazzito.
Loredana Piccino
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Questi sono soltanto alcuni dei commenti al gioco-test che abbiamo pubblicato questa settimana con il titolo “Sei Salvini o Di Maio?”. Critiche molto dure giunte via social o per mail che, oltre a dispiacerci, ci hanno stupito e ci hanno fatto riflettere. A me per prima, che ne ho la maggiore responsabilità dato che è toccato a me organizzare e controllare il test. 
Lo stupore è passato quando ho capito che quasi tutte le critiche erano basate su una sola domanda, estrapolata dal contesto, messa sui social e ribattezzata dai più “sondaggio”. Invece non è un sondaggio, è un gioco estivo del tipo di quelli che L'Espresso pubblica da decenni, con il proposito di divertire non rinunciando a colpire con leggerezza lo spirito del tempo. Per intenderci, con test simili negli anni scorsi vi abbiamo chiesto “Quanto Renzi c'è in voi” e “Quanto siete grillini”.
Quest'anno vi si chiamava a scoprire, sempre con ironia, se c'è in voi qualche traccia dei due nuovi principi della ribalta politica. E, proprio per non generare equivoci, nell'introduzione ricordavamo una celebre battuta di Altan: “Mi vengono in mente pensieri che non condivido”. Anche la domanda incriminata voleva rendere caricaturali e paradossali alcuni modi di pensare e relativi comportamenti. Ma, per non essere riusciti a spiegare bene lo spirito del gioco e per non aver tenuto conto dell'uso che ne avrebbero potuto fare i social, care lettrici e cari lettori, ci scusiamo volentieri.

Stefania Rossini


Cara Laura Pisano, scelgo lei per rispondere a tutte le lettrici e i lettori che si sono sentiti delusi dal loro giornale, quanto di più grave per me possa accadere. L’informazione si compone di molte forme espressive, anche la satira lo è, e il tradizionale test agostano dell’Espresso ogni anno tenta di fare satira su un genere tipicamente stagionale e molto diffuso e al tempo stesso sui tic che vanno per la maggiore in quell'estate. Questa volta il gioco non è riuscito, Stefania Rossini vi spiega il motivo. Io non ho difficoltà a chiedere scusa, perché quella domanda sganciata dal contesto fa ribrezzo prima di tutto a me ed è distante anni luce dal mio modo di pensare. Il contesto, in questo caso, è una copertina sulla strana stagione che sta vivendo il nostro Paese proprio a proposito di diritti, discriminazioni razziali o di genere. Il contesto, soprattutto, è la storia e il presente di un settimanale come L’Espresso, da sempre in prima linea con battaglie coerenti sui diritti civili e sociali, nelle ultime settimane ancora più esposto. È il nostro dna, e se ci fosse un cambiamento anche minimo di questa carta di identità, lo si farebbe con un altro giornale oppure con un altro direttore. Ricordo tuttavia di quando un alto prelato tentò di giustificare un suo amico politico che aveva bestemmiato in pubblico dicendo che la bestemmia andava contestualizzata. Ecco, quella domanda è suonata come una bestemmia. E di questo, che prescinde dal contesto, chiedo scusa alle interessate e agli interessati, alle lettrici e ai lettori. 

Marco Damilano

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