venerdì 17 novembre 2017

Di Maio:"Se governerò nel 2018, i soldati italiani in Afghanistan , saranno richiamati...subito!"

Il candidato premier del M5S ha confermato che se sarà lui a guidare il governo del dopo-elezioni il contingente italiano (circa 950 uomini) sarà ritirato.

Negli ultimi giorni molteplici fonti americane hanno lamentato la lentezza e la scarsa disponibilità degli alleati nel fornire i nuovi istruttori militari richiesti da Washington per l’Afghanistan. Negli stessi giorni si è svolta la visita negli Usa del candidato premier del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio, che da un lato ha parlato di «apprezzamento» del Dipartimento di Stato nei confronti delle posizioni del Movimento, e dall’altro ha confermato che se sarà lui a guidare il governo del dopo-elezioni il contingente italiano oggi dislocato in Afghanistan (circa 950 uomini) sarà ritirato. C’è qualcosa che zoppica. Forse l’amministrazione Trump non è più tanto interessata all’esito della guerra in Afghanistan? Lo possiamo escludere, perché il presidente ha presentato da appena tre mesi la sua nuova strategia per «vincere» contro talebani e Isis, e oggi reclama rinforzi. Possibile allora che l’interlocutore di Di Maio, il vice assistente segretario di Stato per gli affari europei Conrad Tribble, non abbia capito le intenzioni del candidato premier? Possiamo escluderlo, Tribble ci conosce bene. Restano soltanto due ipotesi. La prima è che Di Maio non abbia parlato di Afghanistan a Tribble....
La seconda è che l’ «apprezzamento» non ci sia stato da parte americana. Si sa, in campagna elettorale qualche piccola forzatura va perdonata. Ma questa non è piccola. Perché se gli Usa sono pronti ad accettare con il sorriso il nostro ritiro da Herat, la notizia diventa importante per quanti, come il sottoscritto, hanno più volte messo in risalto le difficoltà del restare coinvolti in una guerra che costa molto e che non sarà «vinta» . E se invece Di Maio ha taciuto, oppure si è inventato 
l’«apprezzamento», è l’intera sua missione a dover essere valutata in modo diverso. Nessuno sembra aver voglia di chiarire, tace anche l’ambasciata americana a Roma. Ma noi speriamo che sia Luigi Di Maio a chiarire, anche per rendere più comprensibile un programma di politica estera di cui apprezziamo alcune affermazioni di sovranità, ma che richiede ben maggior precisione di intenti sui temi caldi transatlantici ed euro
pei.

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