PS:<<L'ex ministro ha finalmente trovato lavoro. E' stata nominata al
vertice dell'Inmp, istituto da lei stessa fondato quando era al Governo
con Prodi. Un modo per colmare i due anni che la separano dal vitalizio.
Ma ne aveva proprio bisogno?>>
umberto marabese
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Livia Turco ha finalmente (ri)trovato un mestiere. Dopo la sua spintanea scelta di non ripresentarsi alle elezioni e le polemiche
legate alla sua assunzione come dipendente nel Partito democratico, la
pasionaria della Granda è stata nominata al vertice dell’Inmp,
l’istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni
migranti e il contrasto delle malattie della povertà. Che cosa sia è
nozione che sfugge ai più, una cosa è certa e ha del grottesco: questo
organismo è nato nel 2007 attraverso un provvedimento dell’allora
ministro della Salute. Chi era? Ma Livia Turco, naturalmente. Insomma,
potremmo definirla una vera e propria polizza sulla vita....
Già tre mesi fa, all’indomani del voto, indispettì militanti ed
elettori, la scelta di farsi assumere nel proprio partito dopo la nobile
rinuncia alla settima tornata in Parlamento (dal 1987 non saltava un
giro, eccezion fatta per il 2006 quando fu nominata ministro dall’allora
premier Romano Prodi). Quando si scatenò la bufera
cercò di rintuzzare assicurando che avrebbe rinunciato al compenso e
quindi tornando a far parte di quel 12,5 per cento di disoccupati che
patiscono per via della crisi. Per fortuna (dell’onorevole signora) uno
spiraglio per il suo futuro si è aperto.
Galeotto fu Mario Monti. Perché, come annunciato a suo tempo dallo Spiffero,
uno dei primi provvedimenti voluti dal suo governo - e digeriti a
fatica dagli stessi partiti che lo sostenevano - fu il giro di vite sui
vitalizi: niente pensione fino a 60 anni per deputati e senatori: tra
coloro che ci avrebbero rimesso c'era proprio l'ex ministro, che di anni
ne ha 58.
Secondo quanto riportato sul sito internet dell’Inmp, questo organismo
“nasce nel 2007 con decreto del Ministero della Salute, in applicazione
dell’art. 1, comma 827, della Legge 27 dicembre 2006 n. 296. Tale Legge
prevedeva un periodo di sperimentazione gestionale della durata di tre
anni, a partire dal
settembre 2007, durante il quale l’Istituto ha “costruito” un modello
socio-assistenziale integrato tra le discipline mediche e le
professionalità dell’antropologia, della psicologia a indirizzo
etnopsichiatrico e della mediazione transculturale in campo sanitario,
con l’impegno di fronteggiare, all’interno del SSN, le sfide sanitarie
relative alla salute delle fasce più vulnerabili, attraverso un
approccio transculturale e orientato alla persona. L’Istituto era
articolato in una sede nazionale, a Roma, e in 3 Centri Regionali
(Lazio, Puglia e Sicilia). Alla scadenza della sperimentazione
gestionale, le attività dell’Istituto sono state prorogate per un’altra
annualità, fino al 28 ottobre 2011. Durante questi anni, l’Istituto è
diventato punto di riferimento per le fasce svantaggiate della
popolazione italiana per i migranti regolari e irregolari, rifugiati e
richiedenti protezione internazionale, persone senza dimora, vittime
della tratta e della prostituzione, minori non accompagnati, donne con
mutilazioni genitali, vittime di tortura, persone private della libertà
personale, ma anche per i soggetti pubblici e privati chiamati
quotidianamente a rispondere ai bisogni di salute delle popolazioni
vulnerabili, sia per status socio-economico sia per Paese di
provenienza. La Legge n. 111/2011 ha autorizzato la proroga delle
attività di sperimentazione gestionale fino al 31 dicembre 2013
chiamando l’Istituto a operare in un ambiente esterno rilevante
profondamente mutato rispetto a quello originario che pur aveva generato
le condizioni della sua esistenza”.
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