domenica 1 dicembre 2013

Beppe Grillo, Renzi e Silvio: Napolitano e Letta circondati

 L’ex comico al V-Day di Genova rilancia l’impeachment per Napolitano e il referendum sull'euro.
Si stringe il cerchio intorno a Enrico Letta e Giorgio Napolitano. Dopo le staffilate di Silvio Berlusconi, con la decadenza e l’uscita dalla maggioranza di Forza Italia, dopo le bordate di Matteo Renzi su Repubblica che incalzano l’esecutivo, la settimana si chiude con i fuochi d’artificio di Beppe Grillo durante il Vaffa Day di Genova. A meno di ventiquattr'ore dall’incontro tra il presidente del Consiglio e il presidente della Repubblica, previsto per lunedì, si allarga il fronte anti governo di larghe intese. Di certo non un buon biglietto da visita per Letta che ha chiesto di spostare il voto di fiducia dopo le primarie del Partito Democratico, cioè dopo l’8 dicembre. Il fronte di protesta si allarga e si gonfia in vista del voto parlamentare. Gli argomenti sono spesso gli stessi. Dalle critiche a un governo che non sta facendo nulla, fino all’Europa, nuovo terreno di scontro in vista delle prossime elezioni europee che dovranno eleggere il nuovo europarlamento.
Letta, quindi, oltre a ritrovarsi bersagliato da un fronte di opposizione sempre più largo, si ritrova in casa pure il problema del rimpasto. I sottosegretari e i presidenti delle commissioni di Forza Italia sono ancora al loro posto. Ma è il Pd renziano che sembra recriminare posizioni e nuovi assetti. Gli affondi di Renzi contro il vicepremier Angelino Alfano («Con lui non ci parliamo ha solo 30 parlamentari») sembrano solo l’inizio di una guerra fratricida all’interno delle larghe intese. Grillo, in tutto questo, sembra muoversi con grande disinvoltura.......

A Genova, nella location di piazza della Vittoria, quarantamila attivisti applaudono il leader, che però infila una serie di slogan arcinoti. E intanto Berlusconi alle prese con la buriana dentro il cortile di casa, cioè il Milan, tace dopo gli affondi del leader M5s contro Napolitano («L'impeachment è pronto»), mentre nel Pd chi difende il Capo dello Stato è Luigi Zanda: «Invece di continuare a insultare Giorgio Napolitano, che si è sempre mosso nell'ambito delle sue prerogative costituzionali a difesa della democrazia e della legalità, Grillo e i suoi parlamentari dovrebbero assumere un atteggiamento costruttivo per aiutare il nostro Paese ad uscire dalla crisi».

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Da Letta «nipote di suo zio» al Capo dello Stato che «si comporta da presidente del Consiglio», c’è spazio anche per il referendum sull'euro, l’attacco al mondo dell'informazione («Il Giornale e La Repubblica aprono in prima pagina col deragliamento di un treno nel Bronx, ecco mi dispiace, ma vanno chiusi») e l’affondo sulla svendita del made in Italy per cui, sostiene Grillo, ci vogliono i dazi. Non manca la citazione di Sandro Pertini «che se fosse in vita sarebbe qui in piazza a Genova». Nel mezzo abbondano battute, frecciatine e spunta pure un “Vaffa”.
Urlato e sferzante, il discorso del leader era atteso come trampolino di lancio per le Europee, ma si riduce ad una miscellanea di concetti e dichiarazioni ampiamente distillate nei mesi scorsi. Più che fact checking urge un news checking perché dall’arringa di Genova non emergono notizie, non si scorgono quei colpi di coda attesi dalla Woodstock a Cinque Stelle, da sempre snodo cruciale per utopia e sfide del cammino grillino. «Ma quello di oggi è stato il discorso meno di pancia che abbia fatto Beppe Grillo», ribatte Andrea Scanzi del Fatto Quotidiano, anche lui in piazza della Vittoria. A spezzare la tradizionale catena di montaggio dei comizi dell’ex comico ci pensano le slide economiche con grafici e dati a supporto dei «sette modesti punti per l’Europa» elaborati in casa pentastellata.
Da notare che al V-Day i parlamentari sono defilati. Girano in piazza, fanno assemblee con gli attivisti e illustrano l’attività delle Commissioni in Parlamento, però non salgono sul palco. Resta in disparte pure Gianroberto Casaleggio, che avanza scortato dai suoi e trova rifugio nel backstage, salvo prendere il microfono per quattro minuti professando la necessità della democrazia diretta nel cambiamento della forma di Stato. Inframezzato da ospiti internazionali e band artigianali, Grillo ha buon gioco nel monopolizzare la road map della strategia per le Europee. L’ex comico stende il programma del Movimento ma non esita a parlare in prima persona singolare: «Voglio, vorrei». Poi si ricorda della campagna elettorale: «Vinceremo le elezioni perché siamo il primo Movimento in Europa». Parte la musica dei Blues Brothers, la sfida è lanciata alle Stelle (e a Enrico Letta).

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