lunedì 29 luglio 2013

Il Papa: «Chi sono io per giudicare un gay?»

 «Chi sono io per giudicare un gay?»

DAL VOLO PAPALE – Gli si chiede della «lobby gay» e il Papa dice che in Vaticano non è che ci sia scritto sulle carte d’identità e comunque, semmai, il problema sono le lobby di qualunque genere, non le tendenze: «Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?».

LEZIONE DI LIBERTA' LUNGA UN'ORA - Il Papa parla per un'ora e venti e risponde a tutte le domande, libere e non preparate, dei giornalisti che volano con lui da Rio de Janeiro a Roma. Dice che sullo Ior non ha ancora deciso ma «di certo qualsiasi cosa diventerà lo Ior, ci vuole trasparenza e onestà». Parla di monsignor Scarano e sillaba: «Abbiamo questo monsignore che è in galera: non è andato in galera perché assomigliava alla beata Imelda!», espressione spagnola a significare che non é uno stinco di santo. Del suo rapporto con Benedetto XVI sorride: «Adesso abita in Vaticano e c'è chi chiede: ma non ti ingombra? Non ti rema contro? No, per me è come avere il nonno saggio in casa….». Del ruolo delle donne nella Chiesa: «Chiesa senza le donne è come il collegio apostolico senza Maria». E così via, per oltre un’ora. Una lezione di libertà che si conclude con un applauso generale di settanta giornalisti da tutto il mondo. E meno male che aveva detto d’essere “un po’ stanco”. Ecco una prima trascrizione delle risposte del pontefice. Papa Francesco sul volo di ritorno dal Brasile .......
               
Santità, sono state pubblicate notizie che riguardano l’intimità di monsignor Ricca (prelato dello Ior, ndr). Come intende affrontare questa questione e come Sua Santità intende affrontare tutta la questione della “lobby gay”?
«Per quanto riguarda monsignor Ricca, ho fatto quello che il diritto canonico manda a fare, che è l’investigatio previa. E in questa investigatio non c'è niente di quello che accusano, non abbiamo trovato niente. Questa è la risposta. Ma io vorrei aggiungere un’altra cosa. Io vedo che tante volte nella Chiesa, fuori di questo caso e anche in questo caso, si vanno a cercare i peccati, di gioventù per esempio, e questo si pubblica. Non i delitti, eh, i delitti sono un’altra cosa. L’abuso di minori per esempio è un delitto, non è un peccato. Ma se una persona, laica prete o suora, commette un peccato e poi si converte, il Signore perdona. E quando il Signore perdona, il Signore dimentica. E questo per la nostra vita è importante: quando noi andiamo a confessarci, e diciamo «ho peccato in questo», il Signore dimentica. E noi non abbiamo diritto di non dimenticare, perché corriamo il rischio che il Signore non si dimentichi dei nostri, eh! E’ un pericolo! E' importante una teologia del peccato. Tante volte penso a San Pietro: ha commesso uno dei peccati peggiori, rinnegare Cristo, e dopo questo peccato lo hanno fatto Papa! Ma, tornando alla sua domanda più concreta, in questo caso ho fatto l'investigatio previa, e non abbiamo trovato niente. Questa è la prima domanda. Poi lei parlava della lobby gay. Si scrive tanto della lobby gay. Io ancora non ho trovato nessuno che mi dia la carta d’identità, in Vaticano. Dicono che ce ne siano. Ma si deve distinguere il fatto che una persona è gay dal fatto di fare una lobby. Se è lobby, non tutte sono buone. Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla? Il catechismo della Chiesa cattolica dice che queste persone non devono essere discriminate ma accolte. Il problema non è avere queste tendenze, sono fratelli, il problema è fare lobby: di questa tendenza o d'affari, lobby dei politici, lobby dei massoni, tante lobby...questo è il problema più grave. E la ringrazio tanto per aver fatto questa domanda. Grazie tante».

Il Papa in aereo tornando dal Brasile (Ansa)
Quando ci sarà la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II? E quale è il loro modello di santità?
«Giovanni XXIII è un po' la figura del prete di campagna, del prete che ama ognuno dei fedeli, che sa curare i fedeli. E questo lo ha fatto come vescovo, come nunzio. Tante testimonianze di battesimo false ha fatto in Turchia in favore degli ebrei! Era un coraggioso. Prete di campagna, buono, con un senso dell'umorismo tanto grande e una grande santità. Quand'era nunzio, alcuni non gli volevano tanto bene in Vaticano, e quando arrivava per portare i conti, o chiedere a certi uffici, lo facevano aspettare. Mai se ne è lamentato. Pregava il rosario, leggeva il breviario...Mai. Un mite, un umile. Anche uno che si preoccupava per i poveri: quando il cardinale Casaroli è tornato da una missione, credo fosse l'Ungheria o la Cecoslovacchia, non ricordo, è andato da lui a spiegare come era stata la missione, la diplomazia dei piccoli passi, lo ha ricevuto in udienza, venti giorni dopo moriva, Giovanni XXIII, e quando Casaroli se ne andava lo fermò, «ah, eccellenza, una domanda: lei continua ad andare da quei giovani?» Perché Casaroli andava a trovare al carcere minorile di Casal del Marmo, giocava con loro... E Casaroli, «sì, sì». «Non li abbandoni mai». Questo a un diplomatico che arrivava da un viaggio così impegnativo....Giovanni XXIII «Non li abbandoni mai». Un grande. Un grande. E poi il Concilio, un uomo docile alla voce di Dio. Perché quello gli è venuto dallo Spirito Santo, e lui è stato docile. Pio XII pensava a farlo, ma le circostanze non erano mature per farlo. Giovanni XXIII non ha pensato alle circostanze, ha sentito quello e lo ha fatto, un uomo che si è lasciato guidare dal Signore. Di Giovanni Paolo II mi viene da dire: grande missionario della Chiesa. E' un missionario, uno che ha portato il Vangelo dappertutto, voi lo sapete meglio di me, andava, eh, sentiva questo fuoco di portare avanti la parola del Signore, è un San Paolo, un uomo così, questo per me è grande. Fare insieme la canonizzazione di tutti e due insieme è un messaggio alla Chiesa: questi due sono bravi, sono bravi. Ma c'è in corso anche la causa di Paolo VI e di Papa Luciani, tutte e due sono in corso. Ancora una cosa, per la data di canonizzazione si pensava l'8 dicembre di quest'anno, ma c'è un problema grosso: quelli che vengono dalla Polonia - i poveri, perché quelli che hanno i mezzi possono venire in aereo - ma i poveri vengono in bus, e già in dicembre hanno il ghiaccio, e credo si debba ripensare la data. Io ne ho parlato con il cardinale Dzwisz e lui mi ha suggerito due possibilità: o il Cristo Re di quest'anno o la domenica della Misericordia del prossimo anno. Credo ci sia poco tempo per il Cristo Re perché il concistoro sarà il 30 settembre, e a fine ottobre c'è poco tempo. Non so, devo parlare con il cardinale su questo, ma credo che non sarà l'8 dicembre». «Grazie alla sicurezza ho potuto abbracciare un popolo»Si è parlato di problemi di sicurezza a Rio de Janeiro… «Abbiamo avuto problemi con le ipotesi di sicurezza, la sicurezza di là, la sicurezza di qua. Ma non c'è stato un incidente in tutta Rio de Janeiro, in questi giorni: con meno sicurezza io ho potuto stare con la gente, abbracciarla, salutarli, senza macchine blindate. La sicurezza è fidarsi di un popolo, davvero c'è sempre pericolo che sia un pazzo che faccia qualcosa, ma anche c'è sempre il Signore. Mettere uno spazio blindato tra il vescovo e il popolo è una pazzia, e io preferisco avere quest’altra pazzia. Una pazzia, la vicinanza, che fa bene a tutti».

Cosa succederà allo Ior?
«Io non so come finirà lo Ior, alcuni dicono che forse è meglio che sia una banca, altri che sia un fondo di aiuto, altri dicono di chiuderlo, si sentono queste voci. Ii mi fido del lavoro delle persone che stanno lavorando su questo, della commissione. Il presidente dello Ior rimane lo stesso che era prima, invece il direttore e il vice direttore hanno dato le dimissioni. Io non bene dire come finirà questa storia, e questo è anche bello: perché siamo umani, dobbiamo trovare il mezzo per fare questo bene. Ma le caratteristiche dello Ior, che sia banca, fondo di aiuto o qualsiasi cosa, devono essere trasparenza e onestà. Deve essere così».

(Ansa)
Perché chiede sempre che si preghi per lei?
«Ho sempre detto questo, e anche quando ero prete lo chiedevo, ma non frequentemente. Poi ho iniziato a chiederlo con una certa frequenza quando facevo il vescovo: sento che il Signore mi aiuta in questo lavoro che consiste nell’avanzare col popolo di Dio. Io mi sento, a parte i limiti, i problemi,anche un peccatore. Ecco che allora devo chiedere, mi viene da dentro. E’ come chiedere alla Madonna, che preghi per me. Al Signore. E’ una abitudine che mi viene dal cuore. Per il mio lavoro sento che devo chiederlo. Non so, è così». Lei ha parlato di una Curia dove ci sono dei santi e anche gente che non lo è…Ha trovato resistenze alle riforme?
«I cambiamenti vengono da due versanti. Quello che come cardinali abbiamo chiesto (prima del conclave, ndr) e quello che viene dalla mia personalità. Lei diceva che sono rimasto a Santa Marta, ma io non potrei vivere da solo nel palazzo: l'appartamento pontificio non è lussuoso, è largo e grande ma non è lussuoso. Ma io non posso vivere da solo o con un piccolo gruppetto. Ho bisogno di gente, di trovare gente. E per questo, quando i ragazzi delle scuole gesuitiche mi hanno fatto la domanda sul perché, e parlavano di austerità e povertà, io ho detto: no, no, per motivi psichiatrici! Perché psicologicamente non posso, e ognuno deve portare avanti la sua vita, il suo modo di vivere e di essere. I Cardinali che lavorano in Curia non vivono da ricchi e da lussuosi...vivono in un appartamentino, quelli che l’Apsa dà ai cardinali: sono austeri, quelli che conosco. Poi ognuno deve vivere come il Signore chiede di vivere, ma l'austerità in generale credo che sia necessaria per tutti quelli che lavorano nel servizio della Chiesa. Ci sono tante sfumature di austerità, ognuno deve cercare il suo cammino. Rispetto ai Santi, è vero, ce ne sono santi: cardinali, preti , vescovi, suore, laici…C’è gente che prega, gente che lavora tanto, che manda ai poveri, di nascosto...Io so di alcuni che si preoccupano di dare da mangiare ai poveri o poi nel tempo libero vanno a fare ministero in una Chiesa, in un’ altra...Sono preti, ci sono santi in Curia. E c’è anche qualcuno che non è tanto santo, no...e questi sono quelli che fanno più rumore, no? Voi sapete che fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce… E fa dolore questo , se ci sono queste cose, ci sono anche alcuni che danno scandalo...Noi abbiamo questo Monsignore in galera, credo che sia ancora in galera...e non è andato in galera perché assomigliava precisamente alla beata Imelda! Non era beato…Sono scandali, fanno male…Una cosa di cui mi sono accorto: credo che la Curia sia un poco calata rispetto al livello che aveva al tempo di quei vecchi curiali...Penso al profilo del vecchio curiale, fedele, che faceva il suo lavoro…Ne abbiamo bisogno, di queste persone.. Credo che esistano ma che non siano tanti come un tempo».
E le resistenze?
«Se c'è resistenza io ancora non l'ho vista. E' vero che non ho fatto tante cose, ma si può dire che io ho trovato aiuto e ho trovato anche gente leale, per esempio a me piace quando una persona mi dice “io non sono d'accordo”, e io questo non lo vedo: non sono d'accordo, io lo dico, ma lei faccia come crede. Questo è un vero collaboratore, questo l'ho trovato. Ci sono invece quelli che dicono “ah che bello, che bello” e poi dicono il contrario da un’altra parte».
Che cosa è stato Vatileaks?
«Le racconto un aneddoto. Quando sono andato a trovare Benedetto XVI a Castel Gandolfo, mi diceva: in quella scatola grande ci sono tutte le dichiarazioni e le cose che hanno detto le persone ascoltate dalla commissione di tre cardinali su Vatileaks. Ma il riassunto e le conclusioni, spiegava, sono in questa busta. E qui lui comincia a dire c’è questo, questo, questo…Aveva tutto in testa! Non mi sono spaventato, mai. E un problema grosso eh? Ma non mi sono spaventato».

(ansa)
Anche durante la Gmg ha parlato spesso di misericordia. C’è la possibilità che cambi la disciplina per i divorziati e risposati che ora sono esclusi dalla comunione e dai sacramenti?
«È un tema che torna sempre. Credo che questo sia il tempo della misericordia, che sia l’occasione, il kairòs della misericordia. In questo cambio d'epoca nel quale ci sono tanti problemi anche nella Chiesa, anche a causa delle testimonianze non buone di alcuni preti. Il clericalismo ha lasciato tanti feriti e bisogna andare a curare questi feriti con la misericordia. La Chiesa è mamma, e nella Chiesa si deve trovare misericordia per tutti. E i feriti non solo bisogna aspettarli, ma bisogna andarli a trovare. Credo sia il tempo della misericordia, come aveva intuito Giovanni Paolo II che ha istituito la festa della Divina Misericordia. I divorziati possono fare la comunione, sono i divorziati in seconda unione che non possono. Bisogna guardare al tema nella totalità della pastorale matrimoniale. Apro una parentesi: gli ortodossi ad esempio seguono la teologia dell'economia e permettono una seconda unione. Quando si riunirà il gruppo degli otto cardinali, l’1, 2 e 3 ottobre, tratteremo come andare avanti nella pastorale matrimoniale. Siamo in un cammino per una pastorale matrimoniale più profonda. Il mio predecessore a Buenos Aires, il cardinale Quarracino diceva sempre: per me la metà dei matrimoni sono nulli, perché si sposano senza sapere che è per sempre, perché lo fanno per convenienza sociale, eccetera. Anche il tema della nullità va studiato». Le piace fare il vescovo, il Papa?
«Fare il lavoro di vescovo è una cosa bella. Il problema è quando uno lo cerca (di ottenere la carica, ndr), e quello non è tanto bello, quello non è del Signore. Quando il Signore chiama a fare il vescovo è bello, c'è sempre il pericolo di pensarsi un po’ superiore agli altri, un po’ principe: sono pericoli e peccati. Ma il lavoro del vescovo è bello: aiutare i fratelli ad andare avanti. Il vescovo è davanti ai fedeli per segnalare la strada, è in mezzo ai fedeli per delineare la comunione, il vescovo è dietro ai fedeli: perché i fedeli tante volte hanno il fiuto della strada. Il vescovo deve essere così. Mi chiedeva se mi piaceva…. A me piace fare il vescovo, mi piace. A Buenos Aires ero tanto felice, tanto felice. Sono stato felice, il Signore mi ha assistito in quello. Sono stato prete e sono stato felice, e come vescovo sono stato felice, in questo senso mi piace. Anche come Papa...quando il Signore ti mette lì, se fai quello che chiede il Signore sei felice».
Perché ha detto di sentirsi «ingabbiato»?
«Lei non sa quante volte ho avuto voglia di andarmene per le strade di Roma! Perché a me piaceva tanto andare per la strada, mi piaceva tanto, e in questo senso mi sento un poco ingabbiato. Ma devo dire che sono tanto buoni questi della gendarmeria vaticana, sono buoni, buoni, buoni e gli sono riconoscente, adesso mi lasciano fare qualcosa di più, il loro dovere è custodire la sicurezza e, abbiate pazienza, a me piacerebbe andare per la strada ma capisco che non è possibile, lo capisco. In quel senso mi sento ingabbiato perché la mia abitudine è andare…Come diciamo a Buenos Aires, ero un prete camminatore».
(Ansa)
Fin dall’inizio si è presentato come «vescovo di Roma», perché?Riguarda l’ecumenismo, per arrivare a vedere il Papa come un Primus inter pares?
«Non andiamo più avanti di quello che si dice. Il Papa è vescovo, vescovo di Roma e da lì viene tutto, derivano gli altri titoli: successore di Pietro, Vicario di Cristo...Ma dire, pensare che questo vuol dire essere primo inter pares no, è andare oltre, non è conseguente a questo, è semplicemente e il titolo primo del Papa. Sottolineare il primo titolo, certo, può favorire l’ecumenismo».
Qual è il suo rapporto con Benedetto XVI?
«Benedetto è un uomo di Dio, un uomo umile che prega. Io gli voglio tanto bene. L'ultima volta che ci sono stati due o tre Papi insieme non si parlavano ma lottavano per vedere chi era il vero Papa! Sono stato tanto felice quando è stato eletto Papa, e poi abbiamo visto il suo gesto delle dimissioni, un esempio di grandezza… Per me è un grande. Adesso abita in Vaticano e alcuni dicono: ma non ti ingombra? Non ti fa la rivoluzione contro?! Io controbatto dicendo che per me è come avere il nonno saggio in casa. Quando in famiglia c'è il nonno, è venerato ed è ascoltato. Benedetto XVI non si immischia…. Per me è come avere il nonno a casa, il mio papà. Se ho una difficoltà posso andare a parlargli, come ho fatto per quel problema grosso di Vatileaks...Quando ha ricevuto i cardinali il 28 febbraio per il discorso di congedo ai cardinali, ha detto: tra di voi c'è il nuovo Papa al quale io prometto fin d'ora la mia obbedienza. È un grande».
Quale ruolo per le donne nella Chiesa?
«Una Chiesa senza le donne è come il collegio apostolico senza la Madonna. E la Madonna è più importante degli apostoli. La Chiesa è femminile perché è sposa e madre. Si deve andare più avanti, non si può capire una Chiesa senza le donne attive in essa. Nella Chiesa si deve pensare alla donna in questa prospettiva. Non abbiamo ancora fatto una teologia della donna. Bisogna farlo. Per quanto riguarda l'ordinazione delle donne, la Chiesa ha parlato e ha detto no, Giovanni Paolo II si è pronunciato con una formulazione definitiva, quella porta è chiusa. Ma ricordiamo che Maria è più importante degli apostoli vescovi, e così la donna nella Chiesa è più importante dei vescovi e dei preti».
Che cosa c’era nella borsa nera che ha portato come bagaglio a mano?
(ride) «Non c'era la chiave della bomba atomica! La portavo perché sempre io ho fatto così, quando viaggio porto la mia borsa...e dentro cosa c'è? C'è il rasoio, c'è il breviario, c'è l'agenda, c'è un libro da leggere, ne ho portato uno di Santa Teresina e io sono devoto. Io sempre sono andato con la borsa nel viaggio,è normale, ma dobbiamo essere normali. E' un po’ strano per me quello che tu mi dici, che la foto ha fatto il giro del mondo. Mah, dobbiamo abituarci ad essere normali, alla normalità della vita».
http://www.corriere.it/cronache/13_luglio_29/intervista-papa-lobby-gay-ratzinger-scarano_6c99664c-f83d-11e2-a59e-96a502746665.shtml

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