EGITTO – Eccezionale scoperta nella penisola del Sinai: un gruppo di
archeologi italiani, guidati dal professor Eusebio Ragnatele, ha
riportato alla luce l’imbarcazione con la quale Mosè fuggi dall’Egitto
attraverso il Mar Rosso.
“Sospettavamo da tempo della sua esistenza – spiega il professor
Ragnatele – chi mai avrebbe potuto credere a quella fesseria del mare
diviso in due? Da anni conduciamo ricerche su queste coste, usando tutti
i mezzi che il Ministero dell’Istruzione ci mette a disposizione: due
secchielli, tre palette e un setaccio”.
Il traghetto è stato ritrovato in ottime condizioni, sepolto sotto
uno strato di detriti fangosi fossili, a loro volta ricoperti da un
manto di cadaveri palestinesi.
L’equipe avrebbe anche ricostruito il tragitto dell’imbarcazione, che
sarebbe partita dall’antico porto ormai scomparso di Schancamilanca,
sulle sponde egiziane del Mar Rosso, per proseguire lunga una rotta a
zig zag fino alle coste orientali, dove si sarebbe arenata. La
spiegazione di questo strana percorso si trova in una antica iscrizione
rinvenuta a bordo: “Il timone è rotto, la nave è in balia delle correnti
e nessuno sa dove sia finito il comandante Schettinus”.
La scoperta va ad ingrossare il numero dei reperti che stanno
riscrivendo la storia dell’Antico e Nuovo Testamento, come il tablet sul
quale lo stesso Mosè ricevette la mail coi dieci comandamenti, lo
smartphone con cui Gesù chiamò per ordinare altri pani e pesci e il
serbatoio piezometrico per lo stoccaggio della vasellina a Sodoma.
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