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Salvini tira dritto sul decreto immigrati accettando qualche limatura da Mattarella anche a costo di uno scontro istituzionale. Lo scambio coi 5 stelle sul reddito di cittadinanza
Salvini tira dritto sul decreto immigrati accettando qualche limatura da Mattarella anche a costo di uno scontro istituzionale. Lo scambio coi 5 stelle sul reddito di cittadinanza
Più che la classica "perplessità" su questo o quel codicillo è lo spettro di una "crisi
istituzionale" che si materializza al Colle attorno al decreto migranti. Perché tutti gli
elementi portano alla conclusione che Salvini, proprio sul decreto, sta costruendo il
contesto per una forzatura . Ha concesso qualche limatura, solo formale, su alcuni
punti senza però mettere in discussione l'impianto complessivo. E al Quirinale non si
esclude che Mattarella possa non firmarlo, come nelle sue prerogative, qualora
dovessero rimanere evidenti profili di incostituzionalità. A quel punto si scatenerebbe
l'inferno, con la presidenza della Repubblica trasformata nel grande bersaglio della
crociata securitaria del ministro dell'Interno...
La forzatura è già nella scelta del "decreto" e non del disegno di legge, in nome della
necessità e urgenza che non si capisce dove siano. E non si capisce perché, sulla stessa
materia, non sia stata scelta la strada di un disegno di legge. E c'è un dettaglio che ha
fatto scattare il warning nelle istituzioni più alte. E riguarda la "bozza" in discussione.
Da che mondo è mondo è sempre accaduto che gli uffici del Viminale la mandavano al
Quirinale, anche per un confronto preventivo. Stavolta è arrivata solo alla fine, dopo che
già al Colle era stata mandata da altri uffici e non dal Viminale. Il dettaglio racconta di una
scelta di drammatizzazione da parte del leader della Lega. L'ipotesi che il capo dello Stato
possa non firmare è tutt'altro che remota, anche se il testo è cambiato in queste ore. Ma
su dettagli (leggi qui Gabriella Cerami). E si presta a diversi rilievi di costituzionalità su
parecchi punti: la revoca della cittadinanza italiana concessa agli stranieri per reati
sempre più numerosi, la sospensione del processo di cittadinanza in casi fissati dal decreto,
la restrizione dei permessi umanitari. Questioni su cui magari la formulazione giuridica è
stata resa più accettabile ma che, nel loro impianto, rischiano di entrare in collisione con
i principi costituzionali.
Chi è di casa al Colle racconta di una preoccupazione aumentata dal fatto che i Cinque
Stelle non stanno svolgendo un ruolo di argine. Come non hanno esercitato questo ruolo
sulla presidenza della Rai, con la forzatura di Marcello Foa che rappresenta anche uno
schiaffo a Mattarella. Le appassionate crociate sovraniste, gli attacchi a Mattarella sul caso
Savona, gli interventi, come commentatore esperto, su Russia Today, il canale satellitare
russo che fa parte delle reti finanziate dal Cremlino: quel nome rappresenta l'ennesimo
tassello, ultra-politico, di un mai dismesso "piano B", la cui essenza è una diversa
collocazione politica del paese, nei suoi riferimenti culturali e internazionali.
Fiumi di inchiostro sono stati versati – prima, durante e dopo il voto – su quanto al
Quirinale, secondo una logica inclusiva e morotea, si puntasse su un processo di
"costituzionalizzazione" dei Cinque stelle, secondo l'antica logica "evolutiva" per cui
l'attraversamento delle istituzioni fa maturare nuove consapevolezze e una nuova cultura.
Invece sta accadendo l'opposto. Non l'evoluzione del primo partito della coalizione che
tempera la Lega, ma l'egemonia del salvinismo che sta facendo scoppiare le contraddizion
i dentro il Movimento, con l'insofferenza dell'ala, diciamo così, più di "sinistra" di Fico.
L'argine politico non c'è. E il decreto migranti ne è l'ennesima prova. Quello che invece è
in atto è il più classico degli scambi, con la manovra come contropartita. Do ut des, nella
carne viva dei valori. Come sulla Rai, con Di Maio che incassa la poltrona del Tg1 in cambio
della presidenza a Foa. Stavolta lo scambio è sulla manovra. Salvini è pronto ad allargare
le concessioni sul "reddito di cittadinanza" in cambio del sostegno al decreto che gli
consegna la patente dello "sfolla-immigrati". Il consiglio dei ministri è previsto per lunedì.
Mancano tre giorni per evitare il primo, vero conflitto istituzionale dell'era
sovranista. Al momento però non si intravedono grandi frenatori. Il blocco sovranista scambia decimali di Pil e diritti. E il capo dello Stato
si appresta a portare da solo la croce della Costituzione sulle spalle. A meno che non si
accontenti di qualche modifica formale.---
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