sabato 22 settembre 2018

Orizzonte48 - Vaccini obbligatori: fenomenologia del positivismo scientista a sostegno delle politiche tecnocratiche.

Il dibattito sui vaccini obbligatori, e sulle misure da prendere per chi non rispetta la profilassi, infiamma da tempo.

Graziano Delrio esulta a causa dell’approvazione del decreto Lorenzin in un modo piuttosto singolare: « Ha vinto la ragione, ha vinto la scienza ».


Insomma, un decreto legislativo che dovrebbe essere frutto della dialettica politica intorno ai dati empirici offerti dalla dialettica scientifica, si trasforma in uno scontro politico in cui una parte – la parte finanziariamente e mediaticamente  egemone – professa di promuovere prometeicamente un sapere obiettivamente vero, definito “scientifico”. Questa parte politica esprime biasimo verso la controparte, che trova perlopiù consenso in chi si informa al di fuori dal circuito mediatico mainstream, e che viene tacciata di essere “insipiente”, “ignorante” del metodo scientifico, “credulona” e affetta da “pregiudizi”: che soffre di un patologico “analfabetismo funzionale”....

Secondo Repubblica il Capo dello Stato avrebbe dichiarato che: «Nei confronti della scienza non possiamo esprimere indifferenza o diffidenza verso le sue affermazioni e i suoi risultati » e che «Non sempre l'uomo interpreta bene la parte di Ulisse alla ricerca della conoscenza e nel saper distinguere il vero dal falso ».

La Lorenzin, di cui porta il nome il decreto, avrebbe invece dichiarato che: « Si tratta di una vittoria della scienza su ignoranza e pregiudizio ».

Secondo il segretario del maggior partito dell’opposizione Maurizio Martina: «è stata battuta la loro visione oscurantista », ovvero la “visione” della controparte politica non favorevole all’obbligo vaccinale.

Abbiamo già tutti gli elementi per cimentarci nell’ermeneutica del frame propagandato esviluppare una breve riflessione:

1 – «la scienza» per cui non si dovrebbe «esprimere indifferenza o diffidenza verso le sue affermazioni» è il potere rappresentato dalla classe egemone, elitista, antidemocratica che, spacciandosi lucifericamente come Prometeo, si manifesta come forza «oscurantista» portando con sé «ignoranza e pregiudizio». Attributi proiettati sui ceti subalterni.

Basti pensare che le forze che hanno definanziato lo Stato sociale sono le stesse forze che hanno destrutturato il sistema scolastico; e, considerando che negli ultimi anni diausterity la speranza di vita degli italiani si è drasticamente ridotta (così come come il QI...) è illogico, irrazionale, che l’obbligo vaccinale possa avere finalità conformi alle disposizioni inderogabili della Costituzione sulla salute.

2 – L’«uomo» che non saprebbe «distinguere il vero dal falso» senza la sedicente “élite illuminata”, portatrice della fiaccola della Verità, rappresenta chiaramente il popolo sovrano spodestato.

Come abbiamo discusso in precedenza, l’inversione dell’assiologia e degli “enunciati nomologici” sono strutturali nell’elitismo al fine di perpetuare l’egemonia culturale delle classi dominanti.

In pratica le élite (aka la scienza) impongono autocraticamente e totalitaristicamente ciò che è «vero o falso» per imporre ciò che è «bene o male», ovvero ciò che è «giusto» al di là di ogni dialettica politica (e, non tanto paradossalmente, al di là della stessa dialettica scientifica).

Nel pensiero elitista non esiste il “giusto” per chi, esiste solo il Giusto che coincide sistematicamente con gli interessi materiali dell’élite.

Insomma, considerando che il positivismo scientista è una forma di ottusa ed irrazionalereligione, è chiaro che il clero tecnocratico, con tanto di codazzo politico, non può che essere esso stesso medievale ed «oscurantista».

La inversione nel frame propagandato è così presto descrivibile: ciò che è àmbito dell’interesse e dell’opinione politici (doxa), viene disciplinato tirannicamente in nome della scienza (epistéme), mentre ciò che è àmbito dell’esperienza e della scienza (epistéme), viene relativisticamente ed anomicamente lasciato alla mercé dell’opinione (doxa).

Da una parte, dove la doxa si sostituisce all’epistéme, si atomizzano e si sradicano le persone dal terreno dell’esperienza, dai sensi e dal buon senso, dai dati, dall’altra – in nome di un astratto “metodo scientifico”, o meglio scientista, per cui si prevarica il dominio delladoxa con l’epistéme - viene appiattita autocraticamente la dialettica politica agli interessi dell’élite che i «competenti» scienziati-tecnocrati rappresentano.

In breve: invertendo la logica degli “addendi” il risultato cambia. Eccome che cambia.

Lo scientismo tecnocratico, producendo nichilismo politico e naturalizzando l’ontologia dell’essere sociale, ha come telos la «fine della Storia»: la sempiterna vittoria di una classe sulle altre.

Occorre quindi sottolineare l’importanza della coscienza storica come antidoto a questo barbaro regresso culturale.

Mentre i nostri piccoli Mengele si adoperano per realizzare il mondo distopicamente descritto da Huxley e Orwell, respiriamo un po’ di aria fresca citando uno scienziato (astronomo) marxista, Anton Pannekoek:

«Ciò che ogni volta veniva indicato come l'esperienza più semplice e puramente personale: “Io vedo un albero”, come tale può entrare nella coscienza solo per merito della determinazione che le conferisce un nome.

Senza la terminologia ereditata delle cose, delle specie, dei concetti, l'esperienza non potrebbe essere descritta, non potrebbe diventare cosciente come tale. Dalla quantità indiscriminata del mondo delle osservazioni le parti importanti per la vita acquistano importanza solo quando vengono definite con suoni e quando vengono così espulse dal tutt'uno confuso e insignificante. Anche là dove nella costruzione filosofica — come per esempio in Carnap — non vengono impiegati i nomi, ma solo i caratteri strutturali, si presume la facoltà di pensare in modo astratto. Il pensiero concettuale, astratto non è possibile senza ricorrere al linguaggio, e si è sviluppato insieme al linguaggio. Il linguaggio e il pensiero concettuale sono però entrambi un prodotto sociale.

Un linguaggio sarebbe impossibile senza una società umana della quale esso è l'organo di comunicazione. Esso ha potuto formarsi e svilupparsi solo in una società, come mezzo ausiliario dell'attività pratica degli uomini. Questa attività è un processo sociale; essa è la base più profonda di tutte le mie esperienze. »

«Le esperienze non sono qualche cosa di personale, anche se le diversità contenutistiche corrispondono a diversità personali. Le esperienze sono a priori qualche cosa di trascendentale, in cui la società è già presupposta come ovvia in quanto base indispensabile. In questo modo il mondo diventa un'esperienza collettiva degli uomini. Il mondo oggettivo dei fenomeni, cosi come è risultato da una costruzione logica portata fino in fondo per mezzo dei dati di fatto dell'esperienza, è a priori l'esperienza collettiva dell'umanità. »

Anche Husserl (che sintetizzava la dialettica tra epistéme e doxa in «doxa cosciente») s’era fatto «storico pensante» – come diceva Hegel – per una ricerca «rizomatica» della storiadella ragione. Lo stadio successivo è passare dalla storia filosofica a quella sociale, e dalla critica intellettuale a quella politica.

Per la nostra salute mentale, per spogliarci fenomenologicamente della falsa coscienza prodotta dalla propaganda, leggiamo anche Castoriadis, “L’enigma del soggetto”:

«La creazione di un tempo pubblico non è meno importante d’una simile creazione di uno spazio pubblico. Per tempo pubblico non intendo l'istituzione d’un calendario, d'un tempo “sociale”, d'un sistema di riferimenti temporali sociali – cosa che, naturalmente, esiste dovunque – ma l’emergere di una dimensione in cui la collettività possa esplorare il suo passato in quanto risultato delle proprie azioni, e in cui si apra un avvenire indeterminato come campo delle sue attività. Questo è davvero il senso della creazione della storiografia in GreciaÈ sorprendente che, rigorosamente parlando, la storiografia non sia esistita che in due soli momenti della storia dell'umanità: in Grecia antica e nell’Europa moderna, cioè nelle due società dove si e sviluppato un movimento di messa in discussione delle istituzioni esistenti. Le altre società non conoscono che il regno incontrastato della tradizione e/o la semplice “consegna per iscritto degli avvenimenti” effettuata dai sacerdoti o dai cronisti dei re. Erodoto, al contrario, dichiara che le tradizioni dei greci non sono degne di fede. Il gesto dello scrollarsi di dosso la tradizione e la ricerca critica delle “vere cause” vanno naturalmente di pari passo. E questa conoscenza del passato è aperta a tutti: Erodoto, si narra, leggeva le sue Storie ai greci riuniti in occasione dei Giochi olimpici (se non è vero è ben trovato). E la “Orazione funebre” di Pericle contiene una carrellata sulla storia degli ateniesi dal punto di vista dello spirito delle generazioni successive - sintesi che arriva fino al tempo presente e che indica con chiarezza nuovi compiti per l’avvenire ».

La coscienza di quelle costruzioni umane che sono per definizione le istituzioni sociali – prodotto storico e quindi tutt’altro che “naturali” e da lasciar “amministrare” impunemente al clero tecnocratico-scientista – è necessaria per capire quanto la Weltanschauung, secondo cui queste sovrastrutture sono orientate, impatta sul benessere e sulla salute delle persone.

Facciamo nostro questo concetto con l’aiuto di questa splendida citazione del biologo e genetista Richard Lewontin, da “La biologia come ideologia”:

«La progressiva riduzione del tasso di mortalità non è stata una conseguenza, per esempio, delle misure igieniche moderne poiché le malattie che rappresentavano i principali flagelli nel secolo scorso erano quelle respiratorie e non quelle trasmesse con l’acqua. Non è chiaro se il semplice affollamento avesse molto a che fare con il processo, dal momento che alcune zone delle nostre città sono almeno altrettanto affollate quanto lo erano alla metà dell’Ottocento. Per quel che se ne può dire, la diminuzione, nel secolo xix, dei tassi di mortalità in seguito a malattie infettive è una conseguenza del generale miglioramento della nutrizione ed è connessa a un aumento dei salari effettivi.
Oggi, in paesi come il Brasile, la mortalità infantile aumenta e diminuisce con l’aumento e la diminuzione del salario minimo. L’enorme miglioramento della nutrizione spiega anche l’abbassamento dei tassi più elevati di tubercolosi tra le donne che tra gli uomini. Nel secolo XIX, e in Gran Bretagna ancora ben addentro al xx, i lavoratori erano nutriti molto meglio delle donne che stavano a casa. Spesso, in Gran Bretagna, se in una famiglia della classe lavoratrice urbana ci si poteva permettere il lusso di portare in tavola della carne, questa era riservata all’uomo. Ci sono stati complessi cambiamenti sociali, che hanno dato luogo ad aumenti dei guadagni effettivi della gran massa della gente, riflettendosi in parte in un sostanziale miglioramento della nutrizione, che sta effettivamente alla base della nostra accresciuta longevità e dell’abbassamento dei tassi di mortalità in seguito a malattie infettive. Anche se si può dire che il bacillo della tubercolosi causa la tubercolosi, siamo più vicini alla verità quando diciamo che causa della tubercolosi furono le condizioni dello sfrenato e competitivo capitalismo del secolo xix, privo di qualunque forma di regolamentazione sindacale e statale. Ma le cause sociali non rientrano nell’ambito delle scienze biologiche, e così agli studenti di medicina si continua a insegnare che la causa della tubercolosi è un bacillo»

«La storia oltrepassa di gran lunga qualunque angusto limite venga attribuito al potere di circoscriverci sia dei geni sia dell’ambiente. Come la Camera dei Lords che distrusse il suo potere per limitare lo sviluppo politico della Gran Bretagna nei successivi Reform Acts cui dette il suo assenso, così i geni, nel rendere possibile lo sviluppo della coscienza umana, hanno rinunziato al loro potere di determinare sia l’individuo sia il suo ambiente. Essi sono stati sostituiti da un livello completamente nuovo di causa, quella dell’interazione sociale con le sue proprie leggi e la sua propria natura, che può essere compresa ed esplorata solo attraverso quella forma unica di esperienza che è l’azione sociale».

Se non ci possiamo “vaccinare” immediatamente con un aumento dei salari ed un miglioramento dei servizi sociali, be’, vacciniamoci almeno con Bach: aria sempre fresca in questa insopportabile cappa oscurantista:

https://www.youtube.com/watch?v=3ffg4mU7FNE

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