Troppi i nodi irrisolti. La prescrizione su tutti, ma c’è anche l’affaire concessioni autostradale. Per non parlare dei dati sul Pil affatto rassicuranti, o dell’aumento degli sbarchi nel mese di gennaio
Huffington Post - Giuseppe Alberto Falci --Giornalista politico
Il partito democratico non può più aspettare e chiede al premier Conte di battere un colpo, di uscire da questo immobilismo accelerando sulla verifica. Così non si può andare avanti, è la presa d’atto di una compagine, il Nazareno, che fino ad oggi ha rappresentato l’anima responsabile all’ interno dell’esecutivo. Troppe le fibrillazioni, troppi i litigi. Ecco, a sera questo malessere lo esterna il vicesegretario Andrea Orlando ai microfoni di Zapping su Radio uno: “Una verifica, un rilancio, va fatto e va fatto ora. Non si può pensare che si vada a giugno, il Paese non può attendere, ha bisogno di risposte forti”. Risposte che ad oggi non sono arrivate....
In primo luogo perché l’attività dell’esecutivo è stata in stand by per la tornata elettorale in Emilia Romagna. Ma oggi è tutto finito, la regione rossa per antonomasia ha resistito al citofono di Salvini. Ergo è necessario definire la fase due di un esecutivo che “ha senso solo se fa le cose”. I nodi infatti sono diversi. La prescrizione su tutti, ma c’è anche l’affaire concessioni autostradale. Per non parlare dei dati sul Pil che non sono affatto rassicuranti, o dell’aumento degli sbarchi nel mese di gennaio. Il tutto senza perdere di vista la spina nel fianco di Renzi, un movimento che non è collaborativo e gioca a fare il guastafeste con manovre spericolate che indeboliscono l’esecutivo e lo trascinano nel burrone.
Il primo colpo che dovrà battere il presidente del Consiglio non potrà non essere sulla prescrizione. Sul dossier in queste ore la situazione è impantanata. Non è facile trovare una via d’uscita. A un certo punto del pomeriggio qualcuno fa filtrare in Transatlantico che il muro sollevato dai cinquestelle, “la prescrizione non si tocca”, si starebbe pian piano sgretolando. E la mediazione sarebbe in dirittura d’arrivo. Macché, replicano da via Arenula. Non c’è nessun accordo all’orizzonte, smentiscono categoricamente dall’innercircle del Guardasigilli. Non a caso il famoso vertice di maggioranza, quello risolutivo, quello definitivo, non è stato ancora convocato. Nessuno ne sa nulla. Tra Camera e Senato tutti allargano le braccia e rispondono così: “Ah, saperlo”. Si aspetta ormai il ritorno di Giuseppe Conte da Londra, lo stesso Conte che provò circa due settimane fa con una prima mediazione, ovvero una misura che bloccava la prescrizione solo per i condannati i primo grado e non per gli assolti. Proposta bocciata da fior di costituzionalisti, fra gli altri, leggi alla voce Giovanni Maria Flick.
“E’ inutile riunirsi solo per dire che abbiamo fatto un piccolo passo in avanti”, confida il responsabile giustizia del Pd, Walter Verini. Il quale aggiunge: “C’è bisogno che il ministro Bonafede si faccia carico di una soluzione più avanzata. Anche perché non è ministro di una sola parte, ma di una coalizione”. Bonafede o Conte? E’ indubbio che il Guardasigilli, da poco anche capodelegazione dei cinquestelle dentro l’esecutivo, sia in grande difficoltà. Le truppe del Movimento sono indiavolate e infuriate sull’affaire prescrizione, non intendono cedere su uno dei simboli della narrazione a cinquestelle. Per comprendere il clima che serpeggia dentro al gruppo pentastellato basta soffermarsi sulla dichiarazione di Davide Crippa. “Quella sulla prescrizione - sbotta - è una polemica che non fa bene al Paese e non rispetta le istanze di giustizia che arrivano dai cittadini”, . “Se vogliono far cadere il governo su una cosa che non è nemmeno presente nel programma facciano pure”, insistono fonti M5S.
E allora per Conte, battere un colpo, diventa sempre più complicato. Anche perché il dilemma del premier ruota attorno a questa annosa domanda: intestarsi un’altra mediazione con il rischio di ricevere un’altra risposta negativa, come nel caso del primo lodo, o lasciare che sia il Parlamento a sciogliere il nodo? La “parlamentarizzazione” della prescrizione rimanda al modello Tav. La notizia di oggi è che in commissione Giustizia la famosa proposta Costa, quella che vorrebbe cancellare con un tratto di penna la prescrizione di Bonafede, è stata abbinata al testo di Federico Conte, il parlamentare di LeU esperto di giustizia. “La mia proposta – spiega - è un misto tra la prescrizione sostanziale e la prescrizione processuale. E prevede tre anni per il primo grado, 2 anni per il secondo grado, e un anno e mezzo per il terzo grado. Se sfori i termini, il processo viene dichiarato estinto”. A quel punto in aula, il 24 febbraio prossimo, planerebbe nell’aula di Montecitorio un testo unico che non sarebbe più solo a firma del berlusconiano Costa, ma terrebbe dentro anche le misure caldeggiate dal Conte di LeU.
Sia come sia, fra lodi, proposte di legge, decreti mille proroghe e vertici ad oltranza, la situazione ad oggi è più imbrigliata. Immobile, urlano le opposizioni. Ma adesso cambia la scena: il partito della responsabilità, vale a dire il Pd, tutto questo lo dice il Partito democratico, invoca un cambio di passo. Urge una verifica di maggioranza, è la richiesta. Ecco, la presa d’atto del Nazareno non è un buon segno per le sorti di un esecutivo che fino ad oggi non ha certo brillato.---
- Giuseppe Alberto FalciGiornalista politico
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