Lo stato ha cercato di vendere 2 miliardi di euro di Bund (buoni del Tesoro) scadenza 2050 (trentennale) al tasso d’interesse di – (meno) 0,11. Bund germanici, debito pubblico così sicuro che i leggendari mercati se li sarebbero strappati l’un l’altro, anche con rendimento negativo. Invece no: solo 824 milioni di euro sono stati venduti.
È tecnicamente un’asta fallita”, ha dichiarato Jens Peter Sorensen, capo analista di Danske Bank AS. “Non sono preoccupato per questo, poiché gli investitori possono sempre acquistare in futuro e non devono partecipare alle aste”. Ma la cosa importante per noi italiani è un’altra: che l’invenduto se l’è accollato la Bundesbank. In Germania, il divorzio Tesoro-Banca Centrale non è mai avvenuto.
“La Germania è il primo stato a l mondo che riesce a vendere titoli di stato trentennali con rendimento negativo” , si rallegra la stampa germanica. Commerzbank annuncia la chiusura di 200 sedi. Forse di 400. Con migliaia di licenziamenti...
Navi tedesche ad Hormuz: ci saranno
Ricapitoliamo i fatti. Gli Usa avevano chiesto agli alleati europei di fornire navi militari per sorvegliare lo stretto di Hormuz; una misura concepita dalla lobby ebraica contro l’Iran, nel quadro delle sanzioni intentate contro Teheran quando Trump ha stracciato unilateralmente l’accordo sul nucleare iraniano. Hanno risposto positivamente solo Regno Unito e Israele; la UE e la Germania no, e con ragione, perché gli europei (con i russi) non hanno ripudiato l’accordo con Teheran.
Poi sono accaduti due danneggiamenti di due petroliere sullo stretto di Hormuz, la Kokuka Couragous (giapponese) e la Front Altair (norvegese): ovviamente gli Usa e Israele e Londra hanno accusato le forze armate iraniane di questi misfatti – cosa palesemente falsa, visto che le due navi stavano portando greggio iraniano, acquistato sottobanco a sfuggire alle sanzioni Usa: non s i vede che interesse avesse Teheran a sabotare i suoi affari e i suoi clienti. Allora, per far aumentare la tensione, gli inglesi hanno sequestrato a Gibilterra una petroliera iraniana; Teheran ha risposto sequestrando nello stretto di Hormuz la petroliera britannica Stena.
Quindi il 19 luglio, il Comando centrale degli Stati Uniti ha rilanciato con la chiamata a raccolta generale degli “alleati” a costituire “una coalizione marittima” per controllare da vicino il Golfo Persico: “Ci saranno tante nazioni da tutto il mondo che parteciperanno”; ha detto Mike Pompeo. Ha detto sì ovviamente l’Arabia Saudita di Bin Salman. Il Giappone ha subito detto no.
Il ministro russo degli Esteri, il grande Lavrov, ha avanzato – e fatto approvare dalle Nazioni Unite – un piano che propone la creazione di un nuovo concetto di sicurezza collettiva nel Golfo Persico , corresponsabilizzando alla sicurezza del traffico navale sullo Stretto anzitutto i paesi rivieraschi (Iran compreso) e una conferenza che ristabilisca la fiducia e il dialogo fra questi paesi. “L’unica strada da percorrere è attraverso il multilateralismo, il rispetto reciproco, il dialogo e l’adesione al diritto internazionale. Il conflitto è uno scenario da perdere. La pace è vantaggiosa per tutti”, ha detto Dimitri Polyanski, il vice-ambasciatore russo all’ONU.
Così parlano i costruttori di pace, a cui è promesso che saranno beati. Ma la pace non convenendo all’unico staterello che sappiamo, che si prodiga all’attività contraria: distruttore di pace.
Provocazione dopo provocazione, in modo che diventa “necessario” controllare lo stretto, da cui passano gran parte delle forniture di greggio e le esportazioni tedesche….Sicchè Frau Kasner manderà le navi – insomma si schiera con Trump e Sion. Quel Trump da cui voleva prendere le distanze. Spinta, come sempre, dai suoi industriali.
“Ein Schiff wir kommen?” – Una nave arriverà? Così si intitola un documento uscito mercoledì , firmato dall’esperto di politica internazionale dell’Università delle forze armate federali di Monaco Carlo Masala e de esperti della DGAP (Società Tedesca per la Politica Estera) che sanciscono: “L’uso senza ostacoli delle vie di trasporto, di approvvigionamento e commerciali, nonché la sicurezza dell’approvvigionamento di materie prime ed energetiche sono tra le priorità di una nazione dipendente dall’export come la repubblica federale”. Parole sante: le esportazioni tedesche costituiscono il 50% del PIL – uno squilibrio patologico il cui effetto è rendere il paese estremamente vulnerabile ad un qualunque deterioramento della domanda estera – ed ora il deterioramento è già ben avviato.
Pertché (cito: “È bastato uno starnuto di Trump, un singhiozzo in Cina e la prospettiva di perdere gli importanti clienti inglesi, per mandarli in recessione. E sono ancora aiutati da euro debole. Questi sono quelli che ‘i prodotti si vendono da soli grazie alla qualità’.
E mica uno starnuto: nei primi venti giorni di agosto, le esportazioni della Corea del Sud (la grande produttrice di elettronica da inserire in tutto…) è calata del 20% verso la Cina, del meno 13% verso il Giappone, del -8,7 verso gli USA: una recessioen già in corso. E siccome la Cina importa meno, la Germania esporta meno ancora, mettendo inpericolo il suo potere basato sull’export. E’ il bello del capitalismo senza confni, della famosa interdipendenza
Quindi sono cominciati conti: quante navi mandare?
Secondo il documento occorrono cinque fregate o incrociatori con elicotteri d’assalto più due corvette e il naviglio d’appoggio e rifornimento, più truppe di marina e da sbarco, se l’intervento ha da essere “di protezione” . Se solo “di osservazione” (constatare le violazioni eventuali e presentarle all’ONU), si può rinunciare alle due corvette e alle truppe.
“Delle 15 fregate che la Marina dovrebbe avere, 7 sono fuori servizio”, ha subito risposto Hans-Peter Bartels, il commissario federale alla difesa (SPD): dopo la “cura” di austerità e risparmi della ex ministra Von del Layen “Mai abbiamo avuto una marina militare più striminzita”.
Sicché, ecco la soluzione: “il cancelliere tedesco Angela Merkel sosterrà una missione navale europea per lo stretto di Hormuz in occasione di un vertice UE a Helsinki alla fine di questo mese”. Contribuiscano gli europei tutti, con le loro rispettive flotte. Secondo i calcoli, la partecipazione alla missione di Hormutz richiederebbe “dal 10 al 30 percento delle risorse marittime europee”.
L’argomento che userà la Kanzlerin per chiedere questo sforzo ai membri UE sarà che “poiché l’Unione europea, a differenza degli Stati Uniti, vuole salvare l’accordo nucleare con l’Iran, Berlino sta sostenendo la propria missione europea. Potrebbe essere formata dalla stessa UE o come una coalizione ad hoc di Stati membri dell’UE con il supporto aggiuntivo di partner come Regno Unito, Norvegia, Canada, Australia o Nuova Zelanda”.
Insomma: affianchiamo Usa e Sion nell’operazione ostile contro Teheran, ma da europei che ritengono che Teheran non ha violato gli accordi sul nucleare.
Questa è la”grande politica estera” che il paese – guida propone ai paesi subalterni. La contraddizione viene rilevata dall’esperto belga di difesa Sven Biscop (Istituto Egmont). ” Mettiamo che le tensioni con l’Iran peggiorino ” [che è proprio quel che Israele attivamente persegue, onde coinvolgere l’Occidente intero contro l’Iran in guerra] , “Allo stesso tempo, dobbiamo chiederci come riusciremo a dissipare le tensioni diplomatiche ed economiche con l’Iran”. Se vogliamo convincere l’Iran a rispettare l’accordo nucleare, noi europei dobbiamo chiarire in anticipo che non stiamo entrando in uno scontro di sicurezza “.
Biscop ritiene che Teheran dovrebbe ricevere un segnale dall’Europa. “Potresti avvertire: con il nostro intervento nello Stretto, stiamo proteggendo anche le vostre linee commerciali” . Che è insomma la grande idea russa: sicurezza per tutti, partecipazione anche dell’Iran, fine delle sanzioni…ah, quello no.---
.
Nessun commento:
Posta un commento