Minuto dopo minuto, la sensazione si fa sempre più forte. Anche comprensibilmente, sia i protagonisti della crisi politica che si è aperta in Italia sia gli osservatori, sembrano totalmente concentrati sulle manovre di palazzo, sulle tattiche contrapposte, sul Risiko (anzi, sul Lego: montaggio e smontaggio) delle alleanze.
Ma rischiano di dimenticare (si fa per dire) un “dettaglio”: e cioè gli elettori. E in particolare quella consistentissima maggioranza di italiani che, in ogni forma possibile (elezioni, sondaggi, focus, audience televisiva…), mostrano di volere essenzialmente due cose: meno tasse e immigrazione controllata....
Questa è la domanda politica che in tutto l’Occidente avanza, e che ovviamente trova interpreti differenti per cultura, tono di voce, storie: da Donald Trump a Boris Johnson, fino ad alcuni protagonisti europei.
Sarebbe utile ripartire da qui. Dal punto di vista di Matteo Salvini e di chi simpatizza per lui, per non perdere il focus (e quindi per proporre un’”offerta” corrispondente a quella “domanda”), dal punto di vista dei suoi oppossitori per evitare l’errore madornale di costruire fragili alchimie che possono anche funzionare per qualche mese nel laboratorio dell’aritmetica parlamentare, ma che poi sarebbero spazzate via, inevitabilmente, già tra autunno e inverno, rendendo per loro la sequenza di elezioni regionali già calendarizzate (Calabria, Umbria, Emilia Romagna) come una sorta di via crucis politica.
Forse a tutti converrebbe ripartire da qui. Uno sguardo in meno alle agenzie di stampa, un orecchio più aperto alla voce, alle ragioni e ai sentimenti degli elettori. Che – non dispiaccia a Di Maio e Fico – non chiedono soluzioni alla venezuelana.
Daniele Capezzone, 27 agosto 2019
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