Molte aziende tricolori, che sanno generare la maggioranza dei loro ricavi fuori dall’Italia e che per questo motivo piacciono all’estero, continuano ad attrarre gli investitori finanziari, cioè i private equity
di Carlo Festa
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Il brand italiano delle sneaker di alta moda, Golden Goose, è l’emblema perfetto dello stato attuale del mercato italiano. Si tratta di una dicotomia quasi surreale. Molte aziende tricolori, che sanno generare la maggioranza dei loro ricavi fuori dall’Italia e che per questo motivo piacciono all’estero, continuano ad attrarre gli investitori finanziari, cioè i private equity.
Dall’altro lato in questa fase il mercato dei capitali, quindi le quotazioni a Piazza Affari, sono in stallo: colpa della situazione congiunturale e di un rischio Italia che continua a non calare.
Proprio Golden Goose è la cartina di tornasole della situazione: il colosso del private equity Usa Carlyle, ha conferito alla banca d’affari Bofa Merrill Lynch un incarico per studiare, da qui al prossimo anno, la valorizzazione del brand italiano delle sneaker. Formalmente, tutte le ipotesi sono aperte e Carlyle starebbe valutando sia la vendita di Golden Goose (con una valutazione obiettivo a un miliardo) sia la quotazione a Piazza Affari...
Se la scelta fosse avvenuta oggi, non ci sarebbe stata partita. Carlyle avrebbe scelto la vendita a un altro fondo. Da qui al prossimo anno invece si vedrà. Del resto, nei primi sei mesi il private equity ha quasi sempre battuto la Borsa. Gli imprenditori hanno preferito l’ingresso di un fondo piuttosto che Piazza Affari: lo dimostrano le numerose partecipazioni di minoranza cedute in questi sei mesi. È merito anche di multipli che, in questo momento, la Borsa fa fatica a pagare.
A Piazza Affari la situazione è invece abbastanza ferma. L’unica vera Ipo è stata quella di Nexi. Poi ce ne sono state altre tre. Il mini-collocamento di Italian Exhibition Group, la trasformazione di Beni Stabili in Covivio e lo sbarco di Illimity tramite Spac.---
D’altro canto, continuano a raggiungere livelli importanti (quanto a numero di deal) le operazioni di private equity con valutazioni medie tra 100 e 300 milioni. «Evidenziamo una forte diminuzione anche delle cosiddette operazioni di trade sale, la cui incidenza è passata dal 76% del 2018 al 56% del 2019. I fondi, al contrario, continuano la loro campagna acquisti, spinti ancora dai bassi tassi di interesse e, ovviamente, dall’abbondanza di liquidità disponibile» conferma Sante Maiolica, Ceo di Grant Thornton Financial Advisory Services.
La lista dei deal raggiunti dai private equity è infatti impressionante. Rino Mastrotto, specializzato nella lavorazione delle pelli a uso industriale, è stata ceduta a Nb Renaissance. Il gruppo Usa Platinum è a un passo dalla De Wave, aziende genovese attiva negli allestimenti nautici, mentre Trilantic è vicina ad acquistare Exa Group. E, a settembre, il private equity internazionale Permira darà il via alla vendita di Althea, gruppo paneuropeo nei servizi integrati delle tecnologie biomediche, dopo aver nominato Goldman Sachs advisor.
Molte sono state anche le operazioni in minoranza e a fianco degli imprenditori. Progressio Sgr è entrato nel capitale di Polenghi Food. Cvc è entrato come socio nell’Università Telematica Pegaso. Tikehau ha investito in DoveVivo.
Secondo i dati dell’indice trimestrale Private Equity Monitor Index , elaborato dai ricercatori dell’Osservatorio della Business School di Liuc – Università Cattaneo nel corso del primo semestre, sono state annunciate 92 nuove operazioni, in aumento rispetto agli 83 deal del medesimo periodo dell’anno precedente. Comprese le operazioni chiuse in luglio e agosto viene superata quota 100 deal.
Secondo una recente ricerca di Deloitte, il valore complessivo delle operazioni realizzate dai private equity supera i 7,6 miliardi. Per quanto concerne la distribuzione geografica, secondo il Private Equity Monitor, il Nord Italia determina oltre il 75% del mercato del private equity. «Il settore che ha visto gli operatori maggiormente coinvolti nel primo semestre 2019 è stato quello dei prodotti e servizi industriali, seguito da quello degli altri servizi e dal Tmt» precisa Deloitte. Tra le operazioni che hanno generato il maggior «deal value» nello scorso semestre sono da menzionare la cessione da parte del fondo Cvc Capital Partners della partecipazione in Doc Generici acquisita da Intermediate Capital e Merieux Equity per 1,1 miliardi. Ma anche la cessione da parte di Nb Aurora della partecipazione in Forgital a Carlyle per 1 miliardo.
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