Presentando il processore Ai “Ascend 910”, il manager Huawei ha parlato di «grandi progressi compiuti dall’annuncio della strategia sull’intelligenza artificiale lo scorso ottobre»
di Andrea Biondi
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Mettere un freno alla dipendenza dalla tecnologia americana e, contemporaneamente, accompagnare l’ambizione della Cina di avere produttori di chip in grado di sfidare i colossi made in Usa come Qualcomm e Nvidia. Inevitabilmente finisce per rispondere a questa logica l’annuncio da parte di Huawei che dal suo quartier generale, collegato in videoconferenza con le varie filiali nel mondo, compresa Milano, ha lanciato il processore di intelligenza artificiale «più potente al mondo» per stare alle parole del Rotating Chairman, Eric Xu....
Presentando il processore Ai “Ascend 910”, che «nulla ha a che fare con il 5G», pomo della discordia al centro dello scontro con gli Usa, il manager Huawei ha parlato di «grandi progressi compiuti dall’annuncio della strategia sull’intelligenza artificiale lo scorso ottobre», spiegando che «tutto procede secondo i piani: avevamo promesso un intero portafoglio di prodotti Ai, oggi ne presentiamo due», vale a dire il processore e Mindspore, che è un framework proprietario che supporta lo sviluppo di applicazioni di intelligenza artificiale.
«Tutto – ha dichiarato Xu – procede secondo i piani. Questo lancio è una nuova pietra miliare nella roadmap Ai di Huawei. Ed è anche un nuovo inizio», ha aggiunto Xu che, rispondendo a una specifica domanda, ha affermato di considerare per la società un danno complessivo dalla controversia con gli Usa inferiore a quanto inizialmente previsto. Una migliore stima accompagnata, dunque, alla considerazione che la società è «completamente preparata» a vivere e lavorare con le sanzioni degli Usa che hanno posto Huawei e le sue filiali commerciali in giro per il mondo all’interno della “Entity List”: la lista nera delle aziende bandite dal business con gli Usa.
Huawei ha affermato che non intende offrire il processore Ascend 910 come dispositivo autonomo, ma in altri prodotti in vendita. Di certo il mercato dei chip ha delle barriere all’ingresso non da poco e ora, come detto, vede la supremazia degli Usa con realtà come Nvidia, Google, Intel Qualcomm. Ma con questa mossa Huawei manda un chiaro segnale in una strategia di comunicazione che negli ultimi mesi ha visto un’escalation. Le interviste concesse in lungo e largo dal fondatore e ceo Ren Zhengfei ne sono una testimonianza.
Altra prova ne sono le dichiarazioni pubbliche che si susseguono. Ultima in ordine di apparizione quella di Abraham Liu, rappresentante di Huawei presso le istituzioni dell’Unione Europea che oggi, alla vigilia della riunione del G7 a Biarritz, in Francia, ha messo in guardia i Paesi europei dalle intenzioni degli Usa che vogliono «continuare ad essere dominanti
nell’industria hi-tech». In questo quadro «se il mercato globale continua a permettere a Washington di comportarsi come più gli aggrada, sta inviando un segnale molto pericoloso. Il mondo intero potrebbe così gradualmente passare da un sistema ordinato di controllo e bilanciamento reciproco all’incertezza, l’irrazionalità e il caos».---
nell’industria hi-tech». In questo quadro «se il mercato globale continua a permettere a Washington di comportarsi come più gli aggrada, sta inviando un segnale molto pericoloso. Il mondo intero potrebbe così gradualmente passare da un sistema ordinato di controllo e bilanciamento reciproco all’incertezza, l’irrazionalità e il caos».---
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