PS: Il DucettoRenziPd ...sa scegliere bene i suoi compari di merenda...!
umberto marabese
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Nella città metropolitana più renziana d’Italia il primo cittadino ha scelto come segretario generale Domenico Libero Scuglia, sotto processo per bancarotta fraudolenta dell'impresa di rifiuti Proserpina insieme al consigliere regionale del Pd Michele Mirabello che è anche segretario provinciale del partito. E' solo l'ultimo scivolone per il giovane sindaco che guida il primo capoluogo di provincia sciolto per mafia.
di Lucio Musolino | 8 maggio 2017
Una nomina quantomeno inopportuna nella città metropolitana più renziana d’Italia. Almeno se si tengono in considerazione i risultati delle primarie dove, a Reggio Calabria, la mozione dell’ex presidente del Consiglio il 30 aprile ha rastrellato il 76,59% dei voti. Il sindaco Giuseppe Falcomatà (Pd) ha scelto come segretario generale dell’ente un rinviato a giudizio per bancarotta fraudolenta. La notizia è stata pubblicata dal giornale locale Il Quotidiano del Sud che ha definito la nomina “l’ennesima buccia di banana” in cui è scivolato il giovane primo cittadino di Reggio Calabria.
Una buccia che porta il nome di Domenico Libero Scuglia, rinviato a giudizio nel gennaio 2015 e sotto processo (la prossima udienza è fissata per il 23 maggio) per bancarotta fraudolenta della “Proserpina”, una società mista che si occupava della raccolta dei rifiuti solidi urbani nel vibonese e fallita nell’ottobre 2013 con oltre 10 milioni di euro di passivo....
Attualmente segretario comunale di Locri, Scuglia è coimputato del consigliere regionale del Pd Michele Mirabello che in provincia di Vibo Valentia è anche segretario del partito. Entrambi, infatti, sono coinvolti nel processo sulla “Proserpina” che non è ancora arrivato a sentenza e che riguarda presunti reati consumati nel periodo in cui Scuglia era segretario generale della Provincia di Vibo.
Quella di Scuglia non è l’unica nomina inopportuna del sindaco Falcomatà che già nel 2015 era finito nelle cronache dei giornali locali per altri due consulenti i quali, seppur a titolo gratuito e senza nessun esborso da parte del Comune di Reggio Calabria, si sarebbero dovuti interessare della gestione dei fondi comunitari.
All’epoca furono scelti Fabio Badami e Grazia Gatto. Il primo è un ex maresciallo della guardia di finanza che, nel 2007, finì ai domiciliari con l’accusa di concussione per aver chiesto 25mila euro a un ristoratore della Piana di Gioia Tauro in cambio dei mancati accertamenti fiscali. Il processo si è concluso con la prescrizione ma Badami non è più un finanziere.
La seconda, invece, è stata condannata in primo grado a un anno e 4 mesi per falso ed è indagata nell’inchiesta che ha portato al processo per truffa nei confronti dell’ex presidente dell’associazione antimafia “Museo della ‘ndrangheta” Claudio La Camera. Due nomine che, quando finirono sui giornali, non vennero mai smentite dall’amministrazione della Città metropolitana. Falcomatà, tuttavia, fece passare la bufera non formalizzando i neo-consulenti che erano stati già scelti.
Chi, invece, a Palazzo San Giorgio, riuscì a partecipare a una riunione nell’aprile 2015 tra associazioni culturali e amministratori locali è l’avvocato Paolo Romeo, ex parlamentare del Psdi, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa e principale imputato del processo “Ghota”, che vede alla sbarra la componente riservata della ‘ndrangheta. Gli atti di quell’incontro e le intercettazioni finirono nel fascicolo dell’inchiesta “Reghion” in cui fu arrestato il dirigente del Comune Marcello Cammera, oggi sotto processo assieme all’avvocato Romeo. Le chiamano “inopportunità” ma a Reggio Calabria, nel primo capoluogo di provincia sciolto per mafia, anche quelle contano.--------
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