Ricordate Francesco Spano? Quel tizio col cappottino arancione che dirigeva l’UNAR sigla per il pomposo Ufficio Nazionale per anti discriminazioni razziali? – quello che finanziava con denaro pubblico locali di droga e prostituzione omosex? Dove (per usare i termini di Dagospia) “le uniche attività culturali sono il glory hole dove infilare il gingillo? Dove si spaccia droga? Dove ci sono dark room “Sono delle stanze buie dove la gente entra vestita, nuda, per fare sesso con chi capita, senza guardarsi in faccia?
Ebbene: vi ricorderete che questo Spano era pure socio dei locali “culturali” che finanziava coi soldi nostri a botte di 55 mila euro (“…Mi hanno abbonato a mia insaputa”). Vi ricorderete anche che alla fine Spano, ha firmato una lettera vibrante di sdegno per la sua virtù offesa ( “la macchina del fango contro chi compie con lealtà e correttezza al proprio dovere”..). S’è dimesso dall’incarico. Si spera si sia dimesso anche dallo stipendio, che non ricordo più se ammontava a 150 o a 200 mila euro annui; non so, non sono sicuro. Magari Maria Elena Boschi gli ha trovato un altro incarico presso la Presidenza del Consiglio....
Rievoco la faccenda per spiegare quel che fa della “Presidenza del Consiglio” una preda invidiatissima, che fa una gola immensa, che adesso “poteri forti o quasi vogliono togliere alla Boschi per metterci uno di loro. Un centro di potere che ha il vantaggio di essere poco visibile, con immensa capacità di spesa, che assume chi vuole e dà gli stipendi che vuole agli amici suoi, per incarichi fantastici o inventati. Come “ finanziare e promuovere progetti che abbiano come fine ultimo l’integrazione e la lotta alla discriminazioni di genere, razza, religione o orientamento sessuale”, quale è appunto la missione del suddetto UNAR, creato nel 2003 con un decreto. Sottolineo: decreto.
La Presidenza del Consiglio è molto più di un ministero: è la macchina e plancia di comando dell’oligarchia burocratico-politica, con una autonomia di spesa vicina ai 4 miliardi l’anno: grasso che cola, laddove gli altri ministeri si vedono lesinare gli stanziamenti e controllare le spese.
E’ il vaso della marmellata ideale per i loro cucchiai. Come si diceva, per funzionare spende tra i 3,6 e 4 miliardi l’anno (a volte i primi ministri decidono di tagliare un po’; Renzi ha aumentato). Vi diranno che il 60 per cento del bilancio è dedicato alla Protezione Civile; infatti, 2 miliardi. Berlusconi volle la Protezione presso di sé. Ma sotto Berlusconi e Bertolaso essa funzionava; come funzioni oggi, chiedetelo ai terremotati del Centro Italia che aspettano ancora le casette, i lavori non fatti, chiedetelo al ristorante che giorni fa è fallito perché ha dato da mangiare per mesi a soccorritori, e il governo non ha mai pagato il conto. Mettere un di loro a quel posto, significa per il partito di governo avere la più ampia disponibilità di spesa discrezionale concessa di questi tempi. Chi ti va a sindacare se il commissario compra le casette dell’amico suo che costano il doppio di quelle fabbricate in Alto Adige? Se da lavori alle sue coop rosse tenendo alla larga tutti concorrenti più efficienti? Chi è così meschino da andare a spulciare quanto costa una roulotte per ricoverarci i bisognosi?
Ma quanto a “spese discrezionali”, tuttavia, la Protezione Civile è nulla in confronto al “Segretariato generale”. Si dedica alle “spese a supporto della presidenza, all’organizzazione e alla gestione amministrativa”: attività importantissime non meglio identificate. E non meglio sindacate e contabilizzate, men che meno rese pubbliche. Quanto spende il Segretariato Generale della Presidenza del Consiglio? Dipende: per esempio, nel 2013 si parlava di 396 milioni; l’anno dopo, 2014, saliti a 754 milioni.
Che cosa giustifica un quasi raddoppio della spesa del Segretariato? Non si sa. E dico di più: non avete diritto di saperlo, è l’insindacabile giudizio del premier del momento.
Il solo personale di Palazzo Chigi costa sui 237 milioni l’anno: paga bene, la Presidenza del Consiglio. Si deve ammettere che rispetto a Renzi, Letta ha speso per il personale di più: 38 milioni in più.
Spese insindacabili per “beni e servizi”: 150 milioni l’anno.
Poi ci sono gli “stanziamenti per l’editoria”. Voce importantissima per la gestione di potere, che fa esistere giornali che nessuno legge, e di cui nemmeno conoscete l’esistenza (i “giornali di partito”) grazie ai sussidi. Dati o negati dalla Presidenza del Consiglio.
E sotto Gentiloni? Lascio la parola a Franco Bechis, unico giornalista che si occupa di queste cose, nell’indifferenza di voi italioti:
“A Palazzo Chigi quest’ anno si spendono circa 21,5 milioni di euro in più del 2016, e la lievitazione inattesa è tutta nelle spese correnti, che tornano a superare il miliardo di euro con un incremento di 36,3 milioni.
“Ma quel che fa comprendere la differenza fra i due governi è la notevole lievitazione delle spese del segretariato generale di palazzo Chigi, il cuore pulsante del potere del governo. Lo stanziamento in questo caso passa da 403,57 a 537,9 milioni di euro, con un incremento di 134 milioni.
“Aumentano addirittura del 40 per cento i costi del trattamento economico accessorio degli staff di Gentiloni e del sottosegretario Maria Elena Boschi, che passano rispetto a Renzi e al suo sottosegretario Claudio De Vincenti da 2,7 milioni a 3,76 milioni di euro annui. Mentre per i ministri senza portafoglio la crescita è più limitata, passando da 4,5 a 4,8 milioni di euro”.
Capito? 3,76 milioni di “trattamento economico” per la Zarina e il suo staff.
Bechis, implacabile: “Crescono anche i costi del personale fisso, che solo per le retribuzioni di ruolo aumentano di 1,513 milioni di euro.
Ecco perché è sotto attacco la Boschi, e attraverso di lei Renzi: ha mantenuto questo centro di poter che fa gola agli altri. O è Gentiloni che vuole conquistare piena autonomia da Renzi mettendo le mani su questa macchina di sprechi? Secondo il principio: Togliti tu che mi ci metto io.
Nessun commento:
Posta un commento