Erano sbarcati a Lampedusa il mese scorso. Le testimonianze: "Legati e picchiati nelle piante dei piedi". Due fermati anche a Catania: uno è accusato di concorso in omicidio.
Sequestravano, seviziavano e stupravano i migranti: tre scafisti nigeriani, sbarcati a Lampedusa il 16 aprile, sono stati arrestati dalla Polizia ad Agrigento. L'accusa nei loro confronti è di associazione per delinquere finalizzata alla tratta e al traffico di esseri umani, sequestro di persona a scopo di estorsione, violenza sessuale, omicidio, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. I migranti, minacciati con i kalashnikov, erano costretti a stare all'interno di un edificio, chiamato "Casa bianca", in attesa di partire dalla Libia per raggiungere le coste italiane.
Scioccanti le testimonianze raccolte dagl investigatori: "Ha ucciso mio fratello e ha usato violenze anche su di me", dice una donna accusando uno dei tre fermati. Il racconto è agli atti dell'inchiesta aperta dalla Procura distrettuale di Palermo. Il giovane africano indicato dalla donna quale autore della morte del fratello avrebbe agito in quella circostanza, insieme ad un libico....
"Gli africani, armati di fucile e vestiti in abiti civili, erano spregiudicati - racconta un altro testimone alla polizia - picchiavano brutalmente e senza alcun motivo i migranti. Personalmente - ricorda - sono rimasto vittima, in più occasioni, delle loro inaudite crudeltà. Una volta - dice - mi hanno legato le gambe e poi mi hanno picchiato ripetutamente con un bastone nella pianta dei piedi, procurandomi delle profonde lesioni e una frattura, tanto da impedirmi di camminare per tre mesi".
A Catania, invece, due presunti scafisti libici, arrivati a Catania il 6 maggio scorso con nave Phoenix, assieme a 394 migranti, sono stati fermati da Polizia di Stato e Guardia di finanza perché ritenuti appartenenti a un organizzazione di trafficanti di esseri umani. A uno dei due è contestato anche il concorso nell'assassinio di un 21enne migrante della Sierra Leone, ucciso con colpo di arma da fuoco perché si era rifiutato di togliersi il cappellino. Il cadavere era stato recuperato dallanave Phoenix. L'indagato non è l'esecutore del delitto.
I due, accusati di appartenere a un'organizzazione criminale libica, sono stati fermati per associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Il fermo, disposto dalla Procura distrettuale, fa seguito a indagini del pool di investigatori della Squadra Mobile di
Catania e del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza, con la collaborazione della Sezione operativa navale, sull'arrivo lo scorso 6 maggio della motonave Phoenix, dell'Ong Moas, con 394 migranti. A bordo c'era anche il corpo del 21enne della Sierra Leone ucciso con un colpo di arma da fuoco. Con lui viaggiava suo fratello maggiore. Secondo alcuni testimoni sarebbe stato ucciso perché si era rifiutato di togliersi il cappellino da baseball.---
Scioccanti le testimonianze raccolte dagl investigatori: "Ha ucciso mio fratello e ha usato violenze anche su di me", dice una donna accusando uno dei tre fermati. Il racconto è agli atti dell'inchiesta aperta dalla Procura distrettuale di Palermo. Il giovane africano indicato dalla donna quale autore della morte del fratello avrebbe agito in quella circostanza, insieme ad un libico....
"Gli africani, armati di fucile e vestiti in abiti civili, erano spregiudicati - racconta un altro testimone alla polizia - picchiavano brutalmente e senza alcun motivo i migranti. Personalmente - ricorda - sono rimasto vittima, in più occasioni, delle loro inaudite crudeltà. Una volta - dice - mi hanno legato le gambe e poi mi hanno picchiato ripetutamente con un bastone nella pianta dei piedi, procurandomi delle profonde lesioni e una frattura, tanto da impedirmi di camminare per tre mesi".
A Catania, invece, due presunti scafisti libici, arrivati a Catania il 6 maggio scorso con nave Phoenix, assieme a 394 migranti, sono stati fermati da Polizia di Stato e Guardia di finanza perché ritenuti appartenenti a un organizzazione di trafficanti di esseri umani. A uno dei due è contestato anche il concorso nell'assassinio di un 21enne migrante della Sierra Leone, ucciso con colpo di arma da fuoco perché si era rifiutato di togliersi il cappellino. Il cadavere era stato recuperato dallanave Phoenix. L'indagato non è l'esecutore del delitto.
I due, accusati di appartenere a un'organizzazione criminale libica, sono stati fermati per associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Il fermo, disposto dalla Procura distrettuale, fa seguito a indagini del pool di investigatori della Squadra Mobile di
Nessun commento:
Posta un commento