La sentenza pronunciata dal Tar, resa nota il 25 maggio e che ha fatto decadere ben cinque direttori di aree museali, non può essere derubricata a semplice incidente di percorso, ma deve purtroppo essere bollata come tipica follia italiota.
Cioè la solita mossa tanto formalmente corretta quanto intrinsecamente assurda di un Paese dove tutto viene lasciato andare in rovina aiutandosi con una bella spinta autolesionista.
Fabio Mattei, presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati Amministrativi, ha infatti chiarito che la nomina di dirigenti pubblici stranieri (chiamati a esercitare poteri) è vietata nel nostro ordinamento. Se si vogliono aprire la porte all'Europa — e noi siamo d'accordo — bisogna cambiare le norme, non i Tar.
Proprio il giudice emerito, dalle colonne del Messaggero, precisa che siamo in presenza di sentenze verbose e sovrabbondanti dove non ce n'era bisogno, sbrigative dove era necessario (per dimostrare che rifiutiamo gli stranieri). Ora dobbiamo aspettare il Consiglio di Stato. Infine, al di là del voler salvare o meno la riforma Renzi, bisogna sottolineare gli effetti deleteri della sentenza sul prestigio e sulla carriera di coloro che operano nei musei: magari tornati in Italia dall'estero e ora fermati da una diatriba giudiziaria che nessuno poteva prevedere, o coloro che si erano visti a suo tempo preferire, in posizioni per le quali avevano studiato, dei colleghi stranieri o di diversa provenienza; insomma uno strano gioco in cui perdono tutti, come afferma su Il Sole 24 Ore Cristina Acidini, presidente dell'Accademia delle Arti del Disegno di Firenze.
Il problema però è che una sentenza del genere, con i modi e la tempistica con cui è stata emessa, consegna l'idea della solita Italietta cialtrona e confusionaria, che cambia male le leggi e non applica quelle buone che ha già. Così, questo Paese di Bengodi mostra la volontà solo di importare profughi o presunti tali, spesso a dispetto delle leggi in vigore, ma quando si tratta di assoldare dall'estero dirigenti qualificati, allora questa volontà si inceppa: basta una virgola del testo di legge per bloccare l'arrivo di professionisti che hanno l'unica colpa di poter produrre Pil e benessere per l'Italia.
L'opinione dell'autore può non coincidere con la posizione della redazione.
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