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umberto marabese
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Quirinale. Bersani propone Marini, ma il Pd si
spacca, Renzi dice no e non è il solo. Psicodramma collettivo alla
riunione con Sel che sceglie Rodotà
http://www.huffingtonpost.it/2013/04/17/quirinale-bersani-propone-marini-vendola-non-dare-per-scontato-Guarda il video: parlamentari del Pd contestati al Capranica, "non votatelo"!.
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=vnMo4YVtiGI
Aggiornamento delle ore 22.56 sulla riunione dei gruppi Pd-Sel al teatro Capranica di Roma: Alla fine sulla candidatura di Franco Marini si vota stasera, Sel non partecipa alla votazione e abbandona l'assemblea al Capranica. Anche alcuni renziani se ne vanno. Ed emerge un sì a Marini: 222 a favore, 90 contrari, 30 astenuti.Salvare capre e cavoli. Cioè l’alleanza con Sinistra e libertà e un'intesa con Pdl e Lega. E’ questo il ragionamento che al termine di una giornata densa di contatti su tutti i fronti, da Silvio Berlusconi a Nichi Vendola, ha portato Pier Luigi Bersani a indicare Franco Marini come il candidato di larga condivisione per il Quirinale. Perché Marini, per Bersani, sarebbe la carta giusta per non dare per scontato fin da ora che il Pd farà un governo insieme al Pdl. E' in questi termini che il segretario del Pd ha proposto il nome dell'ex presidente del Senato a Vendola. Così Bersani risponde all’avvertimento del leader di Sel, il quale gli ha detto che i suoi parlamentari non avrebbero appoggiato nomi come Giuliano Amato o Massimo D’Alema o qualunque altra scelta che avrebbe aperto la strada ad un esecutivo di larghe intese con il Pdl. Ma su Marini Sel non ci sta. I vendoliani ne discutono nella riunione dei gruppi di Camera e Senato e alla fine decidono di smarcarsi dalla proposta di Bersani: voteranno Stefano Rodotà, il candidato indicato anche dal Movimento 5 stelle. E poi è psicodramma collettivo nella riunione serale dei gruppi di Pd e Sel al teatro Capranica.
E’ il primo colpo secco contro la candidatura di Marini e insieme il primo strappo vero nell'alleanza elettorale di Italia Bene Comune. Ma nel giro di poche ore sulla proposta di Bersani si abbattono altre batoste, a raffica, una dopo l'altra. E arrivano dallo stesso Pd. I renziani sono i primi a manifestare ira e mal di pancia. Avrebbero votato Romano Prodi o Giuliano Amato, finanche Massimo D’Alema, ma non Marini, nome di "nomenklatura" ‘impallinato’ da Matteo Renzi insieme ad Anna Finocchiaro solo qualche giorno fa. Lo dicono nella riunione serale dei gruppi parlamentari di Pd e Sel insieme. Andrea Marcucci, senatore di area Renzi: "Marini è la persona sbagliata, è uno sgarbo a Matteo". Ed è lo stesso Marcucci a chiedere il voto segreto su Marini nell'assemblea dei gruppi Pd-Sel, anche se dopo i renziani condivideranno la proposta del Giovane Turco Matteo Orfini di rinviare la decisione e continuare a discutere in nottata.
"Votare Franco Marini significa fare un dispetto al Paese, perché si sceglie una persona più per le esigenze degli addetti ai lavori che non delle esigenze dell'Italia". "L'hanno fatto scegliere a Berlusconi, gli hanno presentato una rosa di nomi e hanno detto 'scegli tu'". Servirebbe uno "scatto d'orgoglio".Poi in aula i renziani potrebbero essere leali al segretario, così dicono, ma chissà: sulla presidenza della Repubblica il voto è segreto e quindi il rischio franchi tiratori è dietro l’angolo. Ad ogni modo, i renziani si preparano a lanciare un’altra tappa della loro campagna anti-rottamazione, se Marini sarà davvero eletto. Il tutto in vista di un ritorno al voto. Il ragionamento è: “Perché Bersani preferisce l’intesa con Berlusconi a Vendola e Renzi?”.
Nel giro di poche ore, il nome di Marini disintegra l’alleanza Pd-Sel e mette in crisi l’unità del Pd. Su twitter spuntano altri no. Ecco la veltroniana Marianna Madia: "Non solo i renziani non lo voteranno". E il candidato sindaco del Pd a Roma Ignazio Marino:
@ignaziomarino
Ignazio Marino
Ignazio Marino
Sono preoccupato: rispetto Franco Marini ma non penso possa rappresentare l'Italia di oggi e di domani. #quirinale
C’è da chiedersi se Marini resisterà al primo scrutinio che chiede la maggioranza dei due terzi, cioè almeno 672 voti, anche se a conti fatti potrebbe farcela anche senza i sì di Sel (47 parlamentari) e dei renziani (51), se non fosse che i no si allargano a macchia d'olio dentro il Pd. Non è da escludere che Bersani cambi idea, dopo i primi scrutini. Lo spiega Rosi Bindi a Otto e mezzo: "Bersani ci ha abituato alle sorprese, come nel caso della nomina dei presidenti di Camera e Senato, può darsi che Bersani quindi abbia già cambiato idea". E aggiunge: "Se Marini fosse il presidente delle larghe intese, non sarebbe il mio presidente", quasi a perorare la tesi bersaniana secondo cui eleggere l'abruzzese al Colle non vuol dire formare un governo con il Pdl in automatico.
Intanto alla riunione dei gruppi di Pd e Sel il segretario prova a spiegare la sua scelta. Ecco le sue parole:
"Quella di Marini è la candidatura più in grado di realizzare le maggiori convergenze. E' una persona limpida e generosa, uno dei costruttori del centrosinistra legato al lavoro ed al sociale. Dobbiamo eleggere il presidente della Repubblica. E' sempre stato difficile, nelle condizioni date non è facile, richiede un'assunzione di responsabilità soprattutto da chi ha più numeri. Attenzione al passaggio che abbiamo davanti".
Guarda le foto: Bersani, solitudine di un leader
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