Tra le tante cose che si scoprono desecretando i verbali del Comitato Tecnico Scientifico – a cui va la massima solidarietà per l’immane compito affrontato – c’è anche il fatto che durante il lockdown con i bambini abbiamo sbagliato tutto. Lo si evince dalla lettura del verbale numero 39 che contiene, appunto, le dettagliate “raccomandazioni per i bambini”. Purtroppo, non avendo il governo dato seguito al decalogo, la scoperta è ormai tardiva.
Il punto 1 suggerisce di “organizzare la giornata secondo un preciso schema, dal risveglio al sonno, nel rispetto di quelli che erano gli orari pre-coronavirus”. Senza, insomma, tenere conto che gli adulti lavorano in smart working, i figli anziché essere a scuola o a fare sport si annoiano per casa, i nonni sono off limits e le baby sitter pure...
Il punto 2 consiglia di evitare di tenere sempre accesa tv e radio bensì di selezionare evitando “che si tratti sempre di coronavirus”. Suggerimento in effetti coerente con il punto precedente – di norma i bambini non stanno sempre davanti alla tv – ma con la pecca di non suggerire alternative (che, in effetti, non c’erano).
Il punto 3 invita a programmare “se si dispone di spazi all’aperto come terrazze, giardini o cortili” almeno un’ora al giorno di “attività libera ma nel rigoroso rispetto del distanziamento sociale” ovviamente non necessario tra conviventi purché “non a rischio”. A parte che se i conviventi fossero stati a rischio, il problema si sarebbe posto ben prima dell’”attività libera”, qui manca un’altrettanto puntuale indicazione su come gestire le code e le risse per spartirsi gli spazi condominiali.
Il punto 4 punta a “coinvolgere i bambini nelle attività domestiche (riordinare)”. E qui va apprezzata l’assenza di specifiche indicazioni di genere, ad esempio: le bambine fanno la lavatrice, i bambini spolverano la collezione di modellini di auto sportive di papà.
Il punto 5 suggerisce di “coltivare o iniziare un hobby (collezionismo, musica, arte)”. Intento lodevole ma di non facile realizzazione, essendo a) vietato uscire di casa se non per prime necessità; b) chiusi i negozi di generi voluttuari. Come sa bene qualsiasi genitore, già in crisi di fronte alla prospettiva di dover trovare semplicemente il didò o lo spago verde o il cartoncino ruvido per il lavoretto richiesto dalla maestra in video.
Il punto 6 propone di “insegnare a cucinare e a mangiare (cosa, quanto, come)”. In pratica, di colmare dei gap che all’interno delle famiglie italiane esistono da decenni, rendendo il lockdown una sorta di evento miracoloso.
Il punto 7 dice saggiamente di farsi accompagnare da un figlio a fare la spesa, e ci sta, sebbene nella confusione qualche multa sia arrivata lo stesso.
Il punto 8 è quello che probabilmente – se reso noto all’opinione pubblica o, peggio, obbligatorio – avrebbe fatto saltare l’intero sistema familiare. “Coltivare l’igiene familiare in autonomia (dal lavaggio mani, al lavaggio denti, alla doccia e/o bagno) e l’igiene degli ambienti”. Alzi la mano chi è riuscito a impedire, dopo il primo mese di didattica a distanza, alla prole adolescente di mettersi davanti al computer in pigiama sotto la felpa mimetizzante. Per tacere del resto.
Il punto 9 dice quello che i prof di ginnastica, quasi in lacrime, hanno cercato di fare per un quadrimestre: “Insegnare a fare attività motoria in casa”.
Il punto 10, dopo qualche settimana, sarebbe stato probabilmente accolto dai congiunti come una provocazione: “Raccontiamoci (ogni componente del nucleo familiare racconta qualcosa a turno)”. Manca il punto 11: “Basta, adesso state zitti”.
Non pago del decalogo, il Comitato Tecnico Scientifico allega anche uno schema in stile Balilla 4.0 in modo da non lasciare troppi spazi liberi alle menti provate dal lockdown.
Sveglia (l’orario non è indicato, si presume libera, fatto salvo il punto 1 che invita a rispettare gli orari pre-coronavirus)
Bagno (qui, fortunatamente, subentra il rispetto della privacy personale)
Colazione, compreso sparecchiare, mettere in ordine, lavare denti (chiaro l’intento di evitare forme di lassismo, manca però l’indicazione di lavare le mani)
Attività domestiche (non è chiarissimo quali, visto che riordinare, lavarsi, studiare, sono codificate altrove. Dare da mangiare al pappagallo? Litigare con i fratelli? E stirare a quale sub-categoria appartiene?)
Attività “scolastiche” (curiosamente sono indicate tra virgolette, forse anche al comitato è sorto il dubbio che non fossero di semplicissima esecuzione)
Contatto telefonico e/o video con amici, parenti, nonni, zii, cugini (spettro più ampio dei congiunti, resta il dubbio per gli affini, i semplici conoscenti e gli ex fidanzati con cui magari si intendono riallacciare rapporti sempre nel rispetto del distanziamento sociale)
Pranzo, cena e merenda, compreso sparecchiare, mettere in ordine e lavare i denti (a parte che prima di sparecchiare bisogna avere apparecchiato, alzi la mano chi normalmente riesce a fare lavare i denti ai figli, anche non adolescenti, dopo la merenda)
Uscita di casa, dal cortile alla spesa (qui manca la passeggiata con il cane)
Attività ludico/ricreativa o hobby (con le ultime forze, giocare tutti a nascondino per trascorrere del tempo di qualità come da manuali di psicologia)
Igiene personale (fortunatamente senza scendere nei dettagli)
A letto con lettura o favola (vietato crollare esausti mentre Cappuccetto Rosso è ancora nel bosco)
(Non pervenuta all’interno degli spazi della giornata l’eventuale attività lavorativa, che ingerirebbe ingiustificatamente con l’accudimento della prole).
Tra le tante cose che si scoprono desecretando i verbali del Comitato Tecnico Scientifico – a cui va la massima solidarietà per l’immane compito affrontato – c’è anche il fatto che durante il lockdown con i bambini abbiamo sbagliato tutto. Lo si evince dalla lettura del verbale numero 39 che contiene, appunto, le dettagliate “raccomandazioni per i bambini”. Purtroppo, non avendo il governo dato seguito al decalogo, la scoperta è ormai tardiva.
Il punto 1 suggerisce di “organizzare la giornata secondo un preciso schema, dal risveglio al sonno, nel rispetto di quelli che erano gli orari pre-coronavirus”. Senza, insomma, tenere conto che gli adulti lavorano in smart working, i figli anziché essere a scuola o a fare sport si annoiano per casa, i nonni sono off limits e le baby sitter pure...
Il punto 2 consiglia di evitare di tenere sempre accesa tv e radio bensì di selezionare evitando “che si tratti sempre di coronavirus”. Suggerimento in effetti coerente con il punto precedente – di norma i bambini non stanno sempre davanti alla tv – ma con la pecca di non suggerire alternative (che, in effetti, non c’erano).
Il punto 3 invita a programmare “se si dispone di spazi all’aperto come terrazze, giardini o cortili” almeno un’ora al giorno di “attività libera ma nel rigoroso rispetto del distanziamento sociale” ovviamente non necessario tra conviventi purché “non a rischio”. A parte che se i conviventi fossero stati a rischio, il problema si sarebbe posto ben prima dell’”attività libera”, qui manca un’altrettanto puntuale indicazione su come gestire le code e le risse per spartirsi gli spazi condominiali.
Il punto 4 punta a “coinvolgere i bambini nelle attività domestiche (riordinare)”. E qui va apprezzata l’assenza di specifiche indicazioni di genere, ad esempio: le bambine fanno la lavatrice, i bambini spolverano la collezione di modellini di auto sportive di papà.
Il punto 5 suggerisce di “coltivare o iniziare un hobby (collezionismo, musica, arte)”. Intento lodevole ma di non facile realizzazione, essendo a) vietato uscire di casa se non per prime necessità; b) chiusi i negozi di generi voluttuari. Come sa bene qualsiasi genitore, già in crisi di fronte alla prospettiva di dover trovare semplicemente il didò o lo spago verde o il cartoncino ruvido per il lavoretto richiesto dalla maestra in video.
Il punto 6 propone di “insegnare a cucinare e a mangiare (cosa, quanto, come)”. In pratica, di colmare dei gap che all’interno delle famiglie italiane esistono da decenni, rendendo il lockdown una sorta di evento miracoloso.
Il punto 7 dice saggiamente di farsi accompagnare da un figlio a fare la spesa, e ci sta, sebbene nella confusione qualche multa sia arrivata lo stesso.
Il punto 8 è quello che probabilmente – se reso noto all’opinione pubblica o, peggio, obbligatorio – avrebbe fatto saltare l’intero sistema familiare. “Coltivare l’igiene familiare in autonomia (dal lavaggio mani, al lavaggio denti, alla doccia e/o bagno) e l’igiene degli ambienti”. Alzi la mano chi è riuscito a impedire, dopo il primo mese di didattica a distanza, alla prole adolescente di mettersi davanti al computer in pigiama sotto la felpa mimetizzante. Per tacere del resto.
Il punto 9 dice quello che i prof di ginnastica, quasi in lacrime, hanno cercato di fare per un quadrimestre: “Insegnare a fare attività motoria in casa”.
Il punto 10, dopo qualche settimana, sarebbe stato probabilmente accolto dai congiunti come una provocazione: “Raccontiamoci (ogni componente del nucleo familiare racconta qualcosa a turno)”. Manca il punto 11: “Basta, adesso state zitti”.
Non pago del decalogo, il Comitato Tecnico Scientifico allega anche uno schema in stile Balilla 4.0 in modo da non lasciare troppi spazi liberi alle menti provate dal lockdown.
Sveglia (l’orario non è indicato, si presume libera, fatto salvo il punto 1 che invita a rispettare gli orari pre-coronavirus)
Bagno (qui, fortunatamente, subentra il rispetto della privacy personale)
Colazione, compreso sparecchiare, mettere in ordine, lavare denti (chiaro l’intento di evitare forme di lassismo, manca però l’indicazione di lavare le mani)
Attività domestiche (non è chiarissimo quali, visto che riordinare, lavarsi, studiare, sono codificate altrove. Dare da mangiare al pappagallo? Litigare con i fratelli? E stirare a quale sub-categoria appartiene?)
Attività “scolastiche” (curiosamente sono indicate tra virgolette, forse anche al comitato è sorto il dubbio che non fossero di semplicissima esecuzione)
Contatto telefonico e/o video con amici, parenti, nonni, zii, cugini (spettro più ampio dei congiunti, resta il dubbio per gli affini, i semplici conoscenti e gli ex fidanzati con cui magari si intendono riallacciare rapporti sempre nel rispetto del distanziamento sociale)
Pranzo, cena e merenda, compreso sparecchiare, mettere in ordine e lavare i denti (a parte che prima di sparecchiare bisogna avere apparecchiato, alzi la mano chi normalmente riesce a fare lavare i denti ai figli, anche non adolescenti, dopo la merenda)
Uscita di casa, dal cortile alla spesa (qui manca la passeggiata con il cane)
Attività ludico/ricreativa o hobby (con le ultime forze, giocare tutti a nascondino per trascorrere del tempo di qualità come da manuali di psicologia)
Igiene personale (fortunatamente senza scendere nei dettagli)
A letto con lettura o favola (vietato crollare esausti mentre Cappuccetto Rosso è ancora nel bosco)
(Non pervenuta all’interno degli spazi della giornata l’eventuale attività lavorativa, che ingerirebbe ingiustificatamente con l’accudimento della prole).
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