Tommaso Merlo) –
Floris invita Di Maio in studio e gli salta addosso senza lasciarlo parlare. Lo interrompe di continuo, non gli fa finire i concetti ed insiste con domande tendenziose come se volesse estorcergli le risposte. Il risultato è la solita cagnara incomprensibile. Il solito inutile chiasso. Una aggressività – quella dei vari floris che infestano l’etere – davvero fastidiosa e soprattutto assurda perché alla fine lo spettatore vorrebbe ascoltare il pensiero di Di Maio e dei vari ospiti politici e non le paturnie di giornalisti isterici e saputelli. Dell’opinione dei vari floris de noialtri non frega niente a nessuno. Che se ne facciano una ragione. L’opinione dei giornalisti in Italia potrà tornare a contare qualcosa magari – e solo magari – quando la loro categoria avrà recuperato un minimo di credibilità. E se non hanno voglia di aspettare tale fatidico giorno e sentono l’impellente bisogno di predicare le loro opinioni, che facciano outing finalmente, si candidano alle elezioni e vediamo quanti voti prendono come direbbe Fassino. I giornalisti veri dovrebbero fare domande (anche molto scomode) ma fare solo domande e poi tenere quella boccaccia chiusa e lasciare parlare gli ospiti in modo che il pubblico riesca a seguire i pensieri ed i ragionamenti dei politici. Stesso discorso per gli altri giornalisti (si fa per dire) che dai vari floris intrattengono mesti siparietti con gli ospiti. Giornalisti (si fa per dire) che stanno invecchiando negli studi televisivi. Sempre gli stessi, da decenni. Totem viventi e parlanti eretti a memoria del vecchio regime...
Anche loro sono sempre incazzati, sempre aggressivi. Prima pongono le domande (ovviamente le più perfide possibili) poi se non ottengono la risposta che vogliono cominciano a disturbare l’ospite mentre risponde e a scuotere la testa sconsolati e far smorfie di dissenso. Più che giornalisti degli attori consumati. Sempre più arroganti, sempre più stronzi. Dicono che tale atteggiamento sia parte del loro lavoro di giornalista, ma non è affatto vero. Si possono porre benissimo anche le domande più fastidiose, ma farlo con garbo e professionalità e perfino col sorriso. E se l’ospite non risponde come vorrebbe il giornalista pazienza, che ponga un’altra domanda o passi a quella successiva invece che inscenare certe pagliacciate per spruzzare fango sull’ospite (con la complicità della regia televisiva). Non è solo malafede quella di certi giornalisti si far per dire, non è solo scarsa professionalità, è anche maleducazione. Certe cagnare televisive potrebbero poi avere un senso se servissero a fini politici. Se cioè i cittadini votassero quello che vogliono i giornalisti a furia di massacrare i loro ospiti in diretta televisiva. Ma dopo anni di trasmissioni, l’Italia é andata in direzione opposta a quella che vorrebbero i vari floris e i suoi opinionisti d’annata. Opposta. E probabilmente molti si sono convinti della bontà delle tesi gialloverdi proprio a furia di assistere a certi squallidi spettacoli. Ma guai ad attaccare i giornalisti si fa per dire. Si ergono subito a vittime sacrificali di qualche dittatore. Si ergono subito a paladini della libertà di stampa minacciata da qualche uomo nero. Ma la libertà di stampa non centra niente. A centrare è la libertà dei cittadini ad informarsi degnamente. I vari floris de noialtri possono pensare e votare quello che vogliono. La loro opinione vale come quella di chi li guarda seduto sul divano di casa. Ma in un paese civile un cittadino ha il diritto di conoscere e capire quello che succede nel proprio paese senza che il floris di turno si metta di mezzo. Con certe cagnare è la libertà del cittadino ad essere intaccata. Non quella dei floris de noialtri. Con certe cagnare televisive non si capisce una mazza, si capisce solo che ai giornalisti presenti non piacciono le risposte che cerca di dare l’ospite. Ma di questo chissenefrega. E non solo. Quelle che potrebbero essere occasioni di dibattito e approfondimento vengono sprecate inutilmente. L’ospite politico presente non lo fanno parlare e deve lottare affinché non venga travisato anche quel poco che riesce a dire, se invece è assente, i giornalisti (si fa per dire) passano il tempo a pugnalarlo alle spalle come succede tutte le sere alle otto e mezzo e non solo. Dopo anni viene la nausea. L’Italia vuole cambiare e sta cambiando. Gli studi televisivi sono diventati covi in cui va in scena il peggio del vecchio regime. Sarebbe ora che in nome della vera libertà di stampa, certe cagnare giornalistiche in televisione lascino spazio ad un giornalismo serio e al passo coi tempi.---
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