(Mario Giordano per la Verità) –
Le piroette di "nonno Scalfari".
Il bastone? Lui tra meno di un mese compirà 94 anni e dimostra a tutti come si può restare sempre agili: più lesto di Roberto Bolle nelle giravolte, più fulmineo di Usain Bolt nelle ripartenze, praticamente un ragazzino, capace di zigzagare, sfruttando giunture elastiche e ginocchia che solo per i suoi coetanei sono tremanti. Per lui invece restano fermissime.
Pronte a piegarsi al potente di turno. Nell’occasione, ovviamente, Luigi Di Maio.
A novembre, ospite di DiMartedì, di fronte alla domanda: «Fra Silvio Berlusconi e Luigi Di Maio chi sceglierebbe?», Scalfari ha risposto senza incertezze «Berlusconi». E ha spiegato che Di Maio è populista come Berlusconi, ma «senza sostanza». Il 31 gennaio, sempre ospite di DiMartedì, è tornato sull’ argomento definendo Di Maio come «incomprensibile» e «pericoloso». E ha annunciato a telecamere spiegate: «Io non lo voterò mai». L’ altro ieri, sempre ospite a DiMartedì, invece l’ ha subito votato.
«Chi sceglie tra Matteo Salvini e Di Maio?». «Di Maio». Ma non era pericoloso? Incomprensibile? Macché: ora, dopo il risultato elettorale, ha «un’ intelligenza politica notevole». E addirittura diventa il volto della «grande sinistra moderna». E la sostanza?...
Non ne era privo? Qualcuno gliel’ avrà data? A Di Maio? O anche a Scalfari? In effetti diventa difficile spiegare una performance di questo tipo, a 94 anni, senza l’ aiuto di qualche sostanza proibita: visto il record olimpionico di triplo salto carpiato con doppio avvitamento proponiamo l’ antidoping per il Fondatore.
Non si era mai visto nessuno alla sua età zompettare così allegramente da una parte all’ altra dell’ arco costituzionale: da Matteo Renzi a Paolo Gentiloni, da Gentiloni a Berlusconi, da Berlusconi a Di Maio Ci manca solo che alla prossima puntata di DiMartedì dichiari di avere qualche simpatia per Casapound (nella prima parte della trasmissione) e anche per Potere al Popolo (nella parte finale) per entrare nella leggenda. La trasmissione, del resto, è abbastanza lunga per supportare questo tentativo di record.
L’ unico problema è che Casapound e Potere al Popolo, a differenza di Di Maio, non hanno chance di andare al governo In effetti: non si raggiungono prestazioni atletiche di questo tipo, tanto più a 94 anni, senza un’ adeguata preparazione, un allenamento come si deve. E va dato atto a Scalfari, che su questo è esemplare: ha passato l’ intera vita, infatti, a cambiare casacca con una velocità sempre crescente e con un occhio di riguardo con chi stava in quel momento al potere. Cominciò giovanissimo con la militanza fascista: lasciò il Pnf, come lui stesso ha ammesso, solo quando fu cacciato.
Nel dopo guerra ovviamente fu antifascista, poi liberale, quindi pannunziano, quindi radicale, poi socialista, poi filocomunista, poi demitiano, poi occhettiano, poi dalemiano, poi prodiano, poi veltroniano, poi filo-ciampista, poi pro Napolitano, un po’ mangiapreti ma molto papista, lettiano, antirenziano, filorenziano, sempre molto democratico ma anche antidemocratico («la sovranità deve essere affidata a pochi»), gentiloniano, minnitiano, all’ improvviso berlusconiano e finalmente grillino tendenza Di Maio.
Questi ultimi passaggi, per altro, sono maturati negli ultimi tre mesi, con un’ accelerazione che in confronto al Cern di Ginevra stanno facendo un ralenty. Che ci volete fare? Sono i miracoli della natura. Gli altri, alla sua età, hanno l’ arteriosclerosi. Lui, invece, ha l’ arterioscioltosi: invecchiando il suo pensiero non si irrigidisce, tutt’ altro, raggiunge il massimo della sua elasticità, praticamente la forma liquida.
Sfugge da tutte le parti, ora lo trovi qui, ora lo trovi là, a ogni intervista una sorpresa. E voi dite che non è una buona notizia? Ma sicuro che lo è. A questo punto, infatti, c’ è una speranza per tutti: per chi sta invecchiando, che può augurarsi di rimanere sempre agile fino a 94 anni, proprio come lui.
Per chi fa i giornali, perché Scalfari regala sempre un titolo nuovo. E per chi fa politica, che può augurarsi di avere il sostegno di Eugenio alla prossima intervista a DiMartedì. Dài Salvini, non fare così: vedrai che prima o poi toccherà anche a te.
L’ unico, a mio parere, che non ha alcun motivo per essere di buon umore, di fronte al Fondatore in versione grillina, è proprio il medesimo Di Maio. Anzi, fossimo in lui, considerati anche i natali campani, cominceremmo a toccarci. O, almeno, ad armarci di appositi amuleti. Lo score di Eugenio, in effetti, è da cecchino infallibile. Se sostiene uno, zac, quello viene immediatamente abbattuto. Ne ha fatti fuori più lui che la peste bubbonica. Appoggiava Ciriaco De Mita?
E quello precipitò rovinosamente. I socialisti? E sappiamo com’ è finita. Prodi?
Abbattuto da Bertinotti.Walter Veltroni contro Massimo D’ Alema? Ovviamente vinse D’ Alema. Pier Luigi Bersani contro Renzi? Ovviamente vinse Renzi. Allora lui si è messo a strizzare l’ occhio a Renzi e Matteuccio è caduto in disgrazia. Ha dimostrato grande familiarità con Marco Minniti e questo è stato battuto nel suo collegio da un grillino reietto.
Da qualche tempo è pappa e ciccia con papa Francesco e quest’ ultimo sta perdendo popolarità a vista d’ occhio. Dopo una vita da antiberlusconiano ha fatto outing per Berlusconi e il Cav è stato sorpassato alle elezioni da Salvini. Ora ha scelto Di Maio, che appare lanciatissimo verso il governo. E, considerati i precedenti, ci cominceremmo a domandare: ma Alessandro Di Battista sarà pronto alla successione?
M5S DI SINISTRA? NON SCHERZIAMO
(Tommaso Labate per il Corriere della Sera) – «È una cosa schifosa. Ma come si può dire una cosa simile? Sono anni che i Cinquestelle dimostrano di essere inaffidabili. E di certo non sono di sinistra». A Rossana Rossanda basta un filo di voce per mettere a verbale che no, no e poi no. Non le piace affatto la suggestione, affidata a Di Martedì su La7 da Eugenio Scalfari a Giovanni Floris, di una maggioranza M5S-Pd come embrione di una «nuova sinistra». Per la ragazza del secolo scorso, fondatrice del manifesto , è una soluzione «a cui è impossibile anche solo pensare. E comunque, quella non sarebbe la sinistra».
In fondo, pur partendo da posizioni storicamente distanti, è lo stesso punto di approdo del ragionamento di Emanuele Macaluso. «M5S nuova sinistra? Ma non scherziamo. Sono contro la democrazia parlamentare, contro l’ Europa. Non vedo cambiamenti negli ultimi giorni se non la voglia di mettere una serie di pezze per provare ad andare al governo», è l’ analisi dell’ ex senatore del Pci e direttore dell’ Unità , che nel suo corsivo quotidiano su Facebook («Em.Ma in corsivo») ha messo in fila le ragioni per cui il Pd dovrebbe – al bivio con l’ offerta di Di Maio – imboccare un’ altra strada. «Per quel che riguarda il governo, lasciamo a Mattarella il compito di sbrogliare la matassa. In ogni caso, le responsabilità primarie vanno a chi ha vinto le elezioni». Punto.
Governo o non governo, anche Fausto Bertinotti è convinto che non si possa – come ha fatto Scalfari – ascrivere i M5S alla sinistra: «La sinistra è morta, non c’ è più».
«E non la si può certo ricostruire uscendo fuori dai confini del movimento operaio.
Già la si era snaturata con quello che chiamavamo per convenzione “centrosinistra”.
Ma come si fa a snaturare ulteriormente quello che non esiste più?». Massimo Cacciari, l’ ha detto alla trasmissione Tagadà su La7, non dà ragione a Scalfari. Ma sul governo ammette che «se fossi Mattarella affiderei l’ incarico ai Cinquestelle, che sono i vincitori delle elezioni. E se fossi il Pd – aggiunge – li manderei al governo da soli con un’ astensione». Tesi che, però, non pare in cima alla visione di Carlo Freccero. «Renzi è un arrogante che è stato sconfitto. Ma la mossa di non fare accordi è stata azzeccata. I grillini vogliono spolpare il Pd». Sì, va bene, ma la nuova sinistra?
«La sinistra voleva cambiare il mondo ma i media hanno cambiato noi. Non c’ entrano nulla né il Pd, che nasceva come partito americano. Né Di Maio, che rappresenta il sincretismo della Rete». Sandra Verusio, proprietaria del salotto più frequentato dalla sinistra italiana, dice che «Scalfari magari avrà ragione, forse l’ accordo Pd-M5S è l’ unico sbocco della crisi. Ma i grillini non mi convincono». Se inviterebbe Di Maio nel suo salotto? «Invito i miei amici, Di Maio non lo conosco. E poi magari non vorrebbe essere invitato, si annoierebbe». Sipario.---
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