– di Marco Travaglio da Il Fatto Quotidiano 25 febbraio 2018 –
Facciamo un esempio. Il tunisino Mohammed è intercettato dalla Procura di Roma perchè sospettato di spacciare droga per conto di una gang di connazionali malavitosi. Ascoltando le sue telefonate, la polizia giudiziaria scopre che il tizio è dà appuntamenti notturni ai presunti clienti in un giardino pubblico. Altre telefonate dimostrano che ha pure un’intensa attività sessuale con diverse ragazze ed è solito vantarsi delle sue prestazioni con una certa Fatima chiacchierando con l’amico del cuore Abdullah, che abita a Napoli. Con la legge attuale, alla scadenza delle intercettazioni, la polizia giudiziaria consegna al pm un rapporto investigativo con la trascrizione-brogliaccio delle sue telefonate penalmente rilevanti (sullo spaccio) e con un’annotazione che registra solo i destinatari e l’oggetto delle telefonate penalmente irrilevanti (sulle notti brave), senza trascriverle. Se il pm, leggendo i riassunti, ha il dubbio che qualche telefonata non trascritta possa essergli utile, la ascolta. E così l’avvocato di Mohammed: se, puta caso, il tunisino risultava a casa di una ragazza la notte in cui è accusato di aver spacciato droga, anche la telefonata a sfondo sessuale diventa rilevantissima, perchè contiene l’alibi che può scagionarlo....
Ora, come ha spiegato ieri il Pg di Palermo Roberto Scarpinato sul Fatto, la legge sta per cambiare: il 25 luglio entrerà in vigore il decreto delegato del ministro Andrea Orlando sulle intercettazioni. Cosa cambia? La polizia giudiziaria non dovrà più informare il pm su tutte le conversazioni intercettate, ma solo su quelle ritenute (da lui) rilevanti, trascrivendole nei verbali-brogliacci; invece quelle che il poliziotto riterrà irrilevanti per la sua indagine non dovrà più riassumerle nell’annotazione, a meno che non gli venga il dubbio che siano rilevanti. Certo il pm non riceverà più una riga su condotte private, tipo quelle sessuali, in nome della privacy. Cosa cambierà nel caso di Mohammed? Che il poliziotto non annoterà più nulla delle telefonate sulle notti a luci rosse: né l’oggetto, né i nomi delle ragazze, nè quello dell’amico Abdullah. Dunque il pm non ne saprà nulla, salvo che abbia qualche mese da perdere per ascoltarsi tutte le telefonate. Ora, poniamo che Mohammed non sia solo uno spacciatore, ma anche un terrorista jihadista, che finanzia la sua cellula col traffico di droga per comprare l’esplosivo e fare una strage; e che, già che c’è, abbia messo su un giro di squillo che al telefono gabella per sue amanti. E che il suo amico Abdullah sia indiziato di jihadismo dalla Dda della Procura di Napoli.
E che la sua presunta amica Fatima sia scappata da Roma e l’abbia denunciato a Firenze. Oggi anche le annotazioni di polizia sulle intercettazioni irrilevanti con i nomi di Mohammed, Abdullah e Fatima finiscono nella banca dati della Procura di Roma, in rete con i database di tutte le Dda coordinate della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, inventata da Falcone per garantire lo scambio di informazioni nella lotta alla criminalità organizzata. Così, incrociando l’Abdullah intercettato a Roma insieme a Mohammed con l’Abdullah sospettato a Napoli si può sgominare la cellula terroristica. E, incrociando la Fatima che denuncia Mohammed a Firenze con la Fatima citata a Roma, si può dare un nome al suo sfruttatore e stroncare il clan che lucra sulle ragazze.
Con la riforma Orlando e l’ancor più restrittiva relazione illustrativa, invece, i pm di Roma non sapranno mai quel che fanno i pm di Napoli e Firenze, e viceversa. Dunque, anziché per terrorismo e prostituzione, Mohammed se la caverà con un processetto per spaccio. Abdullah sarà archiviato per insufficienza di prove, la cellula jihadista resterà in piedi e farà una strage. E Fatima e le altre continueranno a essere sfruttate. Tutto perché la polizia giudiziaria non annoterà più i contatti di Mohamed con Abdullah e con Fatima, ritenendoli penalmente irrilevanti, e con piena ragione (con la droga non c’entrano). Peccato che non lo siano nelle indagini di Firenze e Napoli, di cui il poliziotto non sa nulla. Oggi Firenze e Napoli, con una ricerca per nomi sul database, possono sapere dell’inchiesta di Roma e viceversa. Con la “riforma” Orlando, non più. C’era da attendersi che l’allarme di Scarpinato inducesse il governo a scusarsi e riparare immediatamente al grave errore (sempreché di errore si tratti), come ha subito chiesto la presidente dell’Antimafia Rosy Bindi. Invece Orlando ha diffuso un comunicato-supercazzola che fa dubitare non solo della buona fede, ma anche dell’intelligenza dell’autore: “Al pm spetta impartire alla polizia giudiziaria delegata ogni utile istruzione per orientarla ad un corretto modo di eseguire il compito assegnatole, nel fermo rispetto del ruolo decisorio del pm stesso. La trascrizione del contenuto delle conversazioni è guidata dal criterio (ampio e non irragionevolmente selettivo) della rilevanza a fini di indagine. La rilevanza investigativa ben può essere affermata anche in riferimento a procedimenti altri rispetto a quello ove le intercettazioni sono eseguite, seppure di altri uffici del pubblico ministero”.
Fantastico: il pm dovrebbe essere il Padreterno, ubiquo e onnisciente, e sapere in anticipo se e quali altre Procure stanno indagando sul suo stesso indagato o su persone in rapporti con lui in “procedimenti altri”; e, a priori, dare le “utili istruzioni” alla polizia giudiziaria perché trascriva gli elementi rilevanti in inchieste “altre”, altrui e altrove che non conoscerà mai neppure a posteriori. E questi, signore e signori, sarebbero i politici “competenti” che ci mettono in guardia dal rischio di un governo di incapaci. Figurarsi se fossero incompetenti.---
Nessun commento:
Posta un commento