Molti amici mi sollecitano a dire qualcosa sull’elogio che “El
Papa” ha voluto elevare ai due; elogio pubblico, aperto e provocatorio.
Lo faccio controvoglia. A parte il senso di offesa come credente, per
l’uso e l’abuso che Bergoglio fa del cattolicesimo cui appartengo, non
mi stupisco. Conferma che Bregoglio sta attuando un programma scritto da
lungo tempo. Su Napolitano, è apparentemente l’omaggio ad un
“fratello”. “Quando ha accettato per la seconda volta, a quell’età, e
sebbene per un periodo limitato, di assumersi un incarico di quel peso,
l’ho chiamato e gli ho detto che era un gesto di eroicità patriottica”.
Ora, è chiaro che Napolitano è il regista del colpo di Stato, decretato
dai luoghi illuminatissimi di Bruxelles e Washington, che doveva
rovesciare l’ultimo politico eletto (ancorché indegno, Berlusconi) e
sostituirlo con servi e maggiordomi del Sistema. Giorgio Napolitano è
stato l’unico dirigente del Pci che aveva – negli anni in cui il Pci era
stalinista – il visto permanente per gli Stati Uniti: gli alleati si
fidavano evidentemente di lui, nonostante etichetta rossa. Rossa,poi,
per modo di dire: Napolitano era membro nel Pci della corrente detta
Migliorista, di cui era guru il suo maestro Giorgio Amendola – le cui
posizioni in politica ed economia erano vicinissime al liberalismo,
rafforzato da “antifascismo” e radicalismo laicista, molto poco
operaio-proletario..... con Kissinger, in confidenzaUn miscuglio che aveva poco a che fare col Partito Comunista di
allora. Come mai il Partito alzò Amendola e Napolitano, due
radical-liberali gran borghesi, alle massime cariche interne e
parlamentari?
Per saperlo, bisognerebbe spiegare perché – l’ha raccontato lo stesso
Giorgio Napolitano – “Togliatti, sbarcato a Napoli al ritorno
dall’Unione Sovietica, il 27 marzo 1944, si precipitò a trovare” Curzio
Malaparte, il celebre scrittore, nella sua lussuosa villa di Capri”. Per
i compagni ingenui (profani) Malaparte era un “fascista”, che faceva la
ruota nel bel mondo romano del regime, amico di Galeazzo Ciano (grazie
al quale aveva potuto costruire la sua villa milionaria a Capri in una
zona vietata); Gramsci lo detestò e lo considerò un cinico vanesio. In
realtà, Malaparte, che si chiamava Kurt Suckert era sì un cinico
vanesio, ma dal 1924 iniziato alla Gran Loggia d’Italia ; e poche
settimane dopo fu fatto passare “per le colonne” della Loggia Nazionale,
“direttamente all’obbedienza del gran maestro (l’ebreo) Raoul Palermi”:
una gemella della P2 dunque, un livello più profondo di clandestinità.
Il Suckert continuò a godersi le rosee stagioni del potere romano, fra
ricchi e potenti, ebbe un amorazzo anche con Virginia Agnelli vedova di
Edoardo della famiglia automobilistica; ma fu tanto accorto (o ben
istruito) da prepararsi i galloni nel nuovo regime “democratico”: dopo
l’otto settembre si arruolò “nell’Esercito Cobelligerante Italiano del
Regno d’Italia e collaborò con gli Alleati nel Counter Intelligence
Corps nella lotta contro i nazisti e i fascisti della RSI,” (così
Wikipedia).
Era questo l’uomo che Togliatti ritenne necessario “precipitarsi a
trovare”, prima ancora di prendere davvero le redini del partito, appena
tornato da Mosca; e non a Roma ma a Capri, dove villeggiava lo
scrittore, insomma bussando alla sua porta. Perché? Si vede che ne aveva
bisogno. Bisogno di garanti internazionali di un certo tipo. Il capo
del Pci si fece accompagnare all’incontro “ da due dirigenti del pci
napoletano, Eugenio Reale, futuro ambasciatore a Varsavia, e Velio
Spano, che fu il primo direttore de ‘‘l’Unità”, ricorda Napolitano. E
c’era anche lui, Giorgio Napolitano, perché anche lui villeggiava
(pardon, “ero sfollato”) a Capri. Una riunione di vertice, sui destini
d’Italia e dello stesso Pci, probabilmente la particolare “via italiana
al comunismo” si cominciò a delineare là. Il giovine Napolitano vide in
Malaparte, quel giorno, “un comunista quasi dichiarato”. Impareggiabile
quel “quasi”. Il “quasi” Malapartesi degnò di scrivere sull’Unità, con
pseudonimo. Era il periodo in cui l’Unità stava per avere come direttore
quell’ufficiale americano che, arrivato in Italia sui carri armati
stellati, fu messo dal suo ufficio (lo Psychological Warfare Branch ) a
dare o negare i permessi ai nuovi giornali che in quei giorni dopo la
“Liberazione” nascevano come funghi: erano liberi, ma dovevano chiedere
permesso a quel tipo che credevano si chiamasse “capitano Smith”, e che –
col permesso – assegnava anche la carta per la stampa, che era
razionata. Nel 1947, i giornalisti furono stupefatti nel ritrovare “il
capitano Smith” diventato – per volontà di Togliatti – direttore de
L’Unità, dopo essere stato fondatore dell’Ansa (la libera agenzia della
democrazia degli americani) con il suo vero nome – se poi è quello vero:
Renato Mieli, ebreo nato ad Alessandria d’Egitto. Papà di quel Paolo
Mieli che è stato necessario mettere a dirigere il Corriere della Sera
in anni molto recenti. Renato Mieli, ex “capitano Smith”Papà Renato restò a dirigere L’Unità per nove anni: dovete essere un
duro sacrificio impostogli dai superiori, e perché appena ne uscì
(prendendo come occasione la rivolta ungherese) nel 1956,aderì
pubblicamente al liberismo di Hayek e Von Mises e pubblicò articoli
fortemente anti-comunisti sul Giornale di Montanelli, suo amico. Come
sappiamo, invece, Giorgio Napolitano, con stupore di chi lo conosceva
come un comunista liberale, molto poco rosso, non uscì dal Partito dopo
la rivolta ungherese: rimase. Per lui i compiti di controllo del Pci non
erano ancora finiti.
Compiti che ha sempre svolto fedele alla consegna internazionale, quando
c’è stato bisogno di lui: dal “divorzio fra Bankitalia e Tesoro”, alle
privatizzazioni-svendite dell’IRI, all’inserimento del’Italia nella
Europa burocratica e poi globalizzata; ha coperto il fratello Giuliano
David Amato nella sua spoliazione dei conti correnti; ha sorvegliato e
difeso discretamente tutte le “riforme” volute dal capitale mondiale e
tendenti al governo unico mondiale massonico, sorvegliando che il
partito detto ‘comunista’ non scartasse in qualche forma di
“populismo”(che il Grande Architetto non voglia!). Fino al golpe che ha
buttato giù Berlusconi (ma credo che il sistema temesse il suo ministro
delle Finanze, Tremonti) Napolitano e, dietro, Giorgia AmendolaChe il due volte (“eroico”) presidente Napolitano sia massone, non
c’è prova (ovviamente). Massone fu sicuramente suo padre, avvocato e
maggiorente Giovanni Napolitano (1883-1955). “Fu iniziato massone nella
loggia “Giovanni Bovio” di Napoli il 20 giugno 1911, all’obbedienza del
Grande Oriente d’Italia (matricola 36.019)”, come a testimoniato Aldo A.
Mola, storico ufficiale della Massoneria, che ha potuto consultare gli
appositi archivi della Vedova.
Come il padre, anzi come il padre e il nonno dell’altra figura in cui
Napoletano s’identifica, il suo fratello maggiore ideologico e suo
amico, capo dei miglioristi, con cui ha condiviso 60 anni nel partito,
da Togliatti a Berlinguer ad Occhetto. Giorgio Amendola.
Ho ricordato che Napolitano nel ’56 non se ne uscì dal Partito. Vi
rimase con Giorgio Amendola, figlio e nipote di massoni famosi. Il
padre, Giovanni Amendola, era figlio di Pietro Amendola (garibaldino) ed
Adelaide Aglietta (mazziniana), ava della omonima esponente del Partito
Radicale pannelliano. Il lato interessante per capire l’uscita papale è
che papà Giovanni, sviluppò il lato “gnostico”, magico, spiritista, del
radicalismo massonico: “Il direttore del quotidiano radicale La
Capitale, Edoardo Arbib (1840-1906, garibaldino, senatore, israelita e
massone), vecchio commilitone e amico del padre iniziò Giovanni Amendola
alla Società Teosofica, fondata nel 1875 da Helena Petrovna Blavatsky
(che fu a Mentana con Garibaldi). La Società Tosofica era frequentata da
ricche signore della nobiltà ebraico-piemontese: fra cui la Baronessa
Emmelina Sonnino De Renzis, sorella di Sidney Sonnino”: che sarà capo
del governo di eccezione in un momento storico in cui la funzione
democratica doveva venire meno per forza: la Grande Guerra. Sonnino,
padre ebreo e madre britannica, era l’uomo giusto per essere nominato
ministro degli Esteri nel 1914, a che l’Italia non deviasse
dall’alleanza; lo rimase fino al 1919. Eva Kuhn, teosofa
“Dio e popolo”, come Mazzini
Giovanni Amendola, il papà, trovò nella società teosofica
l’occultista e maga, nonché vegetariana, Eva Kuhn (Cohen): e la sposò
nel 1906. Con rito valdese. L’esoterista e teosofo massone Amendola
(papà), il cui figlio sarà poi la guida e il maestro di Napolitano,
guardava infatti con interesse al protestantesimo. E quindi, al
modernismo: in cui vedeva “la democrazia religiosa (…). La formula
riassuntiva, Dio e popolo (di Mazzini) contiene in sostanza la dottrina
cattolica del modernismo”(1)
“Dio e popolo”: è il nucleo della fanta-teologia di Bergoglio. Che lui
ha espresso, in modo più o meno esplicito, pressappoco in questi
termini, un giorno che si arrabbiò per i preti che danno la Comunione in
bocca anziché in mano: “Non si può, per onorare il Corpo Reale di
Cristo, offendere il Corpo Sociale di Cristo”. Il “popolo” è il vero e
superiore “corpo di Cristo”. E non i cattolici, ma l’intera umanità, che
è in marcia verso il “Punto Omega” evolutivo, dove l’uomo si scoprirà
divino in sé, e le religioni unite nell’auto-adorazione. E’ in questa
visione che si spiega la detestazione di Bergoglio per la Chiesa e i
cattolici: bisogna de-sacramentalizzarli, togliere la loro specificità
sacrale, perché confluiscano nel protestantesimo che è la “democrazia
religiosa” di Amendola il teosofo. I sacramenti, sono una superstizione
del passato, da sostituire con la “misericordia” universale e
indistinta: siete già tutti salvi, siete il corpo sociale di Cristo. Si
inginocchia davanti ai detenuti, gli lava i piedi: la mistica del
peccatore che non ha bisogno di redenzione né di pentimento. Nasconde il
crocifisso e pettorale quando va’ in Sinagoga, o in qualche loggia
luterana. Detesta i cattolici. E’ tutto così chiaro: sta eseguendo a
puntino il programma. Croce seminascostaChe sia personalmente massone non so. Basta che sia modernista. Pare
più un prodotto dell’ideologia, che un consapevole fautore: per esempio
ha falle di conoscenza della dottrina cattolica, quasi ridicole. Forse è
teleguidato, il che è peggio, in un certo senso.
Che cosa volete che commenti: aspettiamoci ogni abuso e violenza. Si
dice che voglia fare di Enzo Bianchi un cardinale. Come credente, sono
ovviamente offeso e insultato dagli abusi che fa’ della fede che è anche
mia; ma è dal Concilio che siamo abituati ai gerarchi che abusano della
dottrina e della fede, distruggendo la Chiesa sacramentale. Questi
eccessi ridicoli, da parodia, dovrebbero rallegrarci, in fondo: il tempo
della fine di tutto ciò si avvicina. Il Sistema accelera la sua presa,
aumenta la sua brutalità, non si nasconde più sotto melliflue
forme,perché “sa di avere poco tempo” Il vero commento lo posto e incollo: sono
Le profezie della Beata Anna Caterina Emmerich
“Vidi ancora una volta che la Chiesa di Pietro era minata da un piano
elaborato dalla setta segreta, mentre le bufere la stavano
danneggiando. Ma vidi anche che l’aiuto sarebbe arrivato quando le
afflizioni avrebbero raggiunto il loro culmine. Vidi di nuovo la Beata
Vergine ascendere sulla Chiesa e stendere il suo manto su di essa. Vidi
un Papa che era mite e al tempo stesso molto fermo… Vidi un grande
rinnovamento e la Chiesa che si librava in alto nel cielo”.
“Vidi che molti pastori si erano fatti coinvolgere in idee che erano
pericolose per la Chiesa. Stavano costruendo una Chiesa grande, strana, e
stravagante. Tutti dovevano essere ammessi in essa per essere uniti ed
avere uguali diritti: evangelici, cattolici e sette di ogni
denominazione. Così doveva essere la nuova Chiesa… Ma Dio aveva altri
progetti”. (22 aprile 1823) “Vidi una strana chiesa che veniva costruita contro ogni regola… Non
c’erano angeli a vigilare sulle operazioni di costruzione. In quella
chiesa non c’era niente che venisse dall’alto… C’erano solo divisioni e
caos..”. (12 settembre 1820)
“Ho visto di nuovo la strana grande chiesa che veniva costruita là [a
Roma]. Non c’era niente di santo in essa. Ho visto questo proprio come
ho visto un movimento guidato da ecclesiastici a cui contribuivano
angeli, santi ed altri cristiani. Ma là [nella strana chiesa] tutto il
lavoro veniva fatto meccanicamente. Tutto veniva fatto secondo la
ragione umana… Ho visto ogni genere di persone, cose, dottrine ed
opinioni.
C’era qualcosa di orgoglioso, presuntuoso e violento in tutto ciò, ed
essi sembravano avere molto successo. Io non vedevo un solo angelo o un
santo che aiutasse nel lavoro. Ma sullo sfondo, in lontananza, vidi la
sede di un popolo crudele armato di lance, e vidi una figura che rideva,
che disse: “Costruitela pure quanto più solida potete; tanto noi la
butteremo a terra””. (12 settembre 1820)
“Ebbi una visione del santo Imperatore Enrico. Lo vidi di notte, da
solo, in ginocchio ai piedi dell’altare principale in una grande e
bellissima chiesa… e vidi la Beata Vergine venire giù da sola. Ella
stese sull’altare un panno rosso coperto con lino bianco, vi pose un
libro intarsiato con pietre preziose e accese le candele e la lampada
perpetua…
Allora venne il Salvatore in persona vestito con l’abito sacerdotale…
La Messa era breve. Il Vangelo di San Giovanni non veniva letto alla
fine [è la ‘nuova’ Messa che vede la Emmerich: prima del Concilio, alla
fine, veniva letto il proemio del Vangelo di Giovanni: In principio era
il Verbo. Ndr.]. Quando la Messa fu terminata, Maria si diresse verso
Enrico e stese la sua mano destra verso di lui dicendo che questo era in
riconoscimento della sua purezza. Allora lo esortò a non avere
esitazioni. Dopo di ciò vidi un angelo, esso toccò il tendine della sua
anca, come Giacobbe. Enrico provava grande dolore, e dal quel giorno
camminò zoppicando… ” (12 luglio 1820)
“Vedo altri martiri, non ora ma in futuro… Vidi le sette segrete minare
spietatamente la grande Chiesa. Vicino ad esse vidi una bestia orribile
che saliva dal mare… In tutto il mondo le persone buone e devote, e
specialmente il clero, erano vessate, oppresse e messe in prigione. Ebbi
la sensazione che sarebbero diventate martiri un giorno.
“Vidi anche il rapporto tra i due papi… Vidi quanto sarebbero state
nefaste le conseguenze di questa falsa chiesa. L’ho veduta aumentare di
dimensioni; eretici di ogni tipo venivano nella città [di Roma]. Il
clero locale diventava tiepido, e vidi una grande oscurità… Allora la
visione sembrò estendersi da ogni parte. Intere comunità cattoliche
erano oppresse, assediate, confinate e private della loro libertà. Vidi
molte chiese che venivano chiuse, dappertutto grandi sofferenze, guerre e
spargimento di sangue. Una plebaglia selvaggia e ignorante si dava ad
azioni violente. Ma tutto ciò non durò a lungo”. (13 maggio 1820)
Quando la Chiesa per la maggior parte era stata distrutta e quando solo i
santuari e gli altari erano ancora in piedi, vidi entrare nella Chiesa i
devastatori con la Bestia. Là essi incontrarono una donna di nobile
contegno che sembrava portare nel suo grembo un bambino, perché
camminava lentamente. A questa vista i nemici erano terrorizzati e la
Bestia non riusciva a fare neanche un altro passo in avanti. Allora vidi la Bestia che fuggiva di nuovo verso il mare, e i nemici
stavano scappando nella più grande confusione… Poi vidi, in grande
lontananza, grandiose legioni che si avvicinavano. Davanti a tutti vidi
un uomo su un cavallo bianco. I prigionieri venivano liberati e si
univano a loro. Tutti i nemici venivano inseguiti. Allora, vidi che la
Chiesa veniva prontamente ricostruita, ed era magnifica più di prima”.
(Agosto-ottobre 1820)
“Vedo il Santo Padre in grande angoscia. Egli vive in un palazzo diverso
da quello di prima e vi ammette solo un numero limitato di amici a lui
vicini. Temo che il Santo Padre soffrirà molte altre prove prima di
morire. Vedo che la falsa chiesa delle tenebre sta facendo progressi, e
vedo la tremenda influenza che essa ha sulla gente. Il Santo Padre e la
Chiesa sono veramente in una così grande afflizione che bisognerebbe
implorare Dio giorno e notte”. (10 agosto 1820)
“La scorsa notte sono stata condotta a Roma dove il Santo Padre, immerso
nel suo dolore, è ancora nascosto per evitare le incombenze pericolose.
Egli è molto debole ed esausto per i dolori, le preoccupazioni e le
preghiere. Ora può fidarsi solo di poche persone; è principalmente per
questa ragione che deve nascondersi. Ma ha ancora con sé un anziano
sacerdote di grande semplicità e devozione. Egli è suo amico, e per la
sua semplicità non pensavano valesse la pena toglierlo di mezzo.
Ma quest’uomo riceve molte grazie da Dio. Vede e si rende conto di molte
cose che riferisce fedelmente al Santo Padre. Mi veniva chiesto di
informarlo, mentre stava pregando, sui traditori e gli operatori di
iniquità che facevano parte delle alte gerarchie dei servi che vivevano
accanto a lui, così che egli potesse avvedersene”.
“Non so in che modo la scorsa notte sono stata portata a Roma, ma mi
sono trovata vicino alla chiesa di Santa Maria Maggiore, e ho visto
tanta povera gente che era molto afflitta e preoccupata perché il Papa
non si vedeva da nessuna parte, e anche per via dell’inquietudine e
delle voci allarmanti in città.
La gente sembrava non aspettarsi che le porte della chiesa si aprissero;
essi volevano solo pregare fuori. Una spinta interiore li aveva
condotti là. Ma io mi trovavo nella chiesa e aprii le porte. Essi
entrarono, sorpresi e spaventati perché le porte si erano aperte. Mi
sembrò che fossi dietro la porta e che loro non potessero vedermi. Non
c’era alcun ufficio aperto nella chiesa, ma le lampade del Santuario
erano accese. La gente pregava tranquillamente.
Poi vidi un’apparizione della Madre di Dio, che disse che la
tribolazione sarebbe stata molto grande. Aggiunse che queste persone
devono pregare ferventemente… Devono pregare soprattutto perché la
chiesa delle tenebre abbandoni Roma”. (25 agosto 1820)
“Vidi la Chiesa di San Pietro: era stata distrutta ad eccezione del
Santuario e dell’Altare principale. San Michele venne giù nella chiesa,
vestito della sua armatura, e fece una pausa, minacciando con la spada
un certo numero di indegni pastori che volevano entrare. Quella parte
della Chiesa che era stata distrutta venne prontamente recintata… così
che l’ufficio divino potesse essere celebrato come si deve. Allora, da
ogni parte del mondo vennero sacerdoti e laici che ricostruirono i muri
di pietra, poiché i distruttori non erano stati capaci di spostare le
pesanti pietre di fondazione”. (10 settembre 1820)
“Vidi cose deplorevoli: stavano giocando d’azzardo, bevendo e parlando
in chiesa; stavano anche corteggiando le donne. Ogni sorta di abomini
venivano perpetrati là. I sacerdoti permettevano tutto e dicevano la
Messa con molta irriverenza. Vidi che pochi di loro erano ancora pii, e
solo pochi avevano una sana visione delle cose. Vidi anche degli ebrei
che si trovavano sotto il portico della chiesa. Tutte queste cose mi
diedero tanta tristezza”. (27 settembre 1820)
“La Chiesa si trova in grande pericolo. Dobbiamo pregare affinché il
Papa non lasci Roma; ne risulterebbero innumerevoli mali se lo facesse.
Ora stanno pretendendo qualcosa da lui. La dottrina protestante e quella
dei greci scismatici devono diffondersi dappertutto. Ora vedo che in
questo luogo la Chiesa viene minata in maniera così astuta che rimangono
a mala pena un centinaio di sacerdoti che non siano stati ingannati.
Tutti loro lavorano alla distruzione, persino il clero. Si avvicina una
grande devastazione”. (1 ottobre 1820)
“Quando vidi la Chiesa di San Pietro in rovina, e il modo in cui tanti
membri del clero erano essi stessi impegnati in quest’opera di
distruzione – nessuno di loro desiderava farlo apertamente davanti agli
altri -, ero talmente dispiaciuta che chiamai Gesù con tutta la mia
forza, implorando la Sua misericordia. Allora vidi davanti a me lo Sposo
Celeste ed Egli mi parlò per lungo tempo…
Egli disse, fra le altre cose, che questo trasferimento della Chiesa da
un luogo ad un altro significava che essa sarebbe sembrata in completo
declino. Ma sarebbe risorta. Anche se rimanesse un solo cattolico, la
Chiesa vincerebbe di nuovo perché non si fonda sui consigli e
sull’intelligenza umani. Mi fece anche vedere che non era rimasto quasi
nessun cristiano, nell’antico significato della parola”. (4 ottobre
1820)
“Mentre attraversavo Roma con San Francesco e altri santi, vedemmo un
grande palazzo avvolto dalle fiamme, da cima a fondo. Avevo tanta paura
che gli occupanti potessero morire bruciati perché nessuno si faceva
avanti per spegnere il fuoco. Tuttavia, mentre ci avvicinavamo il fuoco
diminuì e noi vedemmo un edificio annerito. Attraversammo un gran numero
di magnifiche stanze, e finalmente raggiungemmo il Papa. Era seduto al
buio e addormentato su una grande poltrona. Era molto ammalato e debole;
non riusciva più a camminare.
Gli ecclesiastici nella cerchia interna sembravano insinceri e privi di
zelo; non mi piacevano. Parlai al Papa dei vescovi che presto dovevano
essere nominati. Gli dissi anche che non doveva lasciare Roma. Se
l’avesse fatto sarebbe stato il caos. Egli pensava che il male fosse
inevitabile e che doveva partire per salvare molte cose… Era molto
propenso a lasciare Roma, e veniva esortato insistentemente a farlo…
La Chiesa è completamente isolata ed è come se fosse completamente
deserta. Sembra che tutti stiano scappando. Dappertutto vedo grande
miseria, odio, tradimento, rancore, confusione e una totale cecità. O
città! O città! Cosa ti minaccia? La tempesta sta arrivando; sii
vigile!”. (7 ottobre 1820)
“Ho anche visto le varie regioni della terra. La mia Guida [Gesù] nominò
l’Europa e, indicando una regione piccola e sabbiosa, espresse queste
sorprendenti parole: “Ecco la Prussia, il nemico”. Poi mi mostrò un
altro luogo, a nord, e disse: “questa è Moskva, la terra di Mosca, che
porta molti mali”. (1820-1821)
“Fra le cose più strane che vidi, vi erano delle lunghe processioni di
vescovi. Mi vennero fatti conoscere i loro pensieri e le loro parole
attraverso immagini che uscivano dalle loro bocche. Le loro colpe verso
la religione venivano mostrate attraverso delle deformità esterne.
Alcuni avevano solo un corpo, con una nube scura al posto della testa.
Altri avevano solo una testa, i loro corpi e i cuori erano come densi
vapori. Alcuni erano zoppi; altri erano paralitici; altri ancora
dormivano oppure barcollavano”. (1 giugno 1820)
“Quelli che vidi credo che fossero quasi tutti i vescovi del mondo, ma
solo un piccolo numero era perfettamente retto. Vidi anche il Santo
Padre – assorto nella preghiera e timoroso di Dio. Non c’era niente che
lasciasse a desiderare nella sua apparenza, ma era indebolito dall’età
avanzata e da molte sofferenze. La testa pendeva da una parte all’altra,
e cadeva sul petto come se si stesse addormentando. Egli aveva spesso
svenimenti e sembrava che stesse morendo. Ma quando pregava era spesso
confortato da apparizioni dal Cielo. In quel momento la sua testa era
dritta, ma non appena la faceva cadere sul petto vedevo un certo numero
di persone che guardavano rapidamente a destra e a sinistra, cioè in
direzione del mondo.
Poi vidi che tutto ciò che riguardava il Protestantesimo stava prendendo
gradualmente il sopravvento e la religione cattolica stava precipitando
in una completa decadenza. La maggior parte dei sacerdoti erano
attratti dalle dottrine seducenti ma false di giovani insegnanti, e
tutti loro contribuivano all’opera di distruzione.
In quei giorni, la Fede cadrà molto in basso, e sarà preservata solo in
alcuni posti, in poche case e in poche famiglie che Dio ha protetto dai
disastri e dalle guerre”. (1820)
“Vedo molti ecclesiastici che sono stati scomunicati e che non sembrano
curarsene, e tantomeno sembrano averne coscienza. Eppure, essi vengono
scomunicati quando cooperano (sic) con imprese, entrano in associazioni e
abbracciano opinioni su cui è stato lanciato un anatema. Si può vedere
come Dio ratifichi i decreti, gli ordini e le interdizioni emanate dal
Capo della Chiesa e li mantenga in vigore anche se gli uomini non
mostrano interesse per essi, li rifiutano o se ne burlano”. (1820-1821)
“Vidi molto chiaramente gli errori, le aberrazioni e gli innumerevoli
peccati degli uomini. Vidi la follia e la malvagità delle loro azioni,
contro ogni verità e ogni ragione. Fra questi c’erano dei sacerdoti e io
con piacere sopportavo le mie sofferenze affinché essi potessero
ritornare ad un animo migliore”. (22 marzo 1820)
“Ho avuto un’altra visione della grande tribolazione. Mi sembrava che si
pretendesse dal clero una concessione che non poteva essere accordata.
Vidi molti sacerdoti anziani, specialmente uno, che piangevano
amaramente. Anche alcuni più giovani stavano piangendo. Ma altri, e i
tiepidi erano fra questi, facevano senza alcuna obiezione ciò che gli
veniva chiesto. Era come se la gente si stesse dividendo in due
fazioni”. (12 aprile 1820)
“Vidi un nuovo Papa che sarà molto rigoroso. Egli si alienerà i vescovi
freddi e tiepidi. Non è un romano, ma è italiano. Proviene da un luogo
che non è lontano da Roma, e credo che venga da una famiglia devota e di
sangue reale. Ma per qualche tempo dovranno esserci ancora molte lotte e
agitazioni”. (27 gennaio 1822)
“Verranno tempi molto cattivi, nei quali i non cattolici svieranno molte
persone. Ne risulterà una grande confusione. Vidi anche la battaglia. I
nemici erano molto più numerosi, ma il piccolo esercito di fedeli ne
abbatté file intere [di soldati nemici]. Durante la battaglia, la
Madonna si trovava in piedi su una collina, e indossava un’armatura. Era
una guerra terribile. Alla fine, solo pochi combattenti per la giusta
causa erano sopravvissuti, ma la vittoria era la loro”. (22 ottobre
1822)
“Vorrei che fosse qui il tempo in cui regnerà il Papa vestito di rosso.
Vedo gli apostoli, non quelli del passato ma gli apostoli degli ultimi
tempi e mi sembra che il Papa sia fra loro.”
“Nel centro dell’inferno ho visto un abisso buio e dall’aspetto orribile
e dentro di esso era stato gettato Lucifero, dopo essere stato
assicurato saldamente a delle catene…Dio stesso aveva decretato questo; e
mi è stato anche detto, se ricordo bene, che egli verrà liberato per un
certo periodo cinquanta o sessanta anni prima dell’anno di Cristo 2000.
Mi vennero indicate le date di molti altri eventi che non riesco a
ricordare; ma un certo numero di demoni dovranno essere liberati molto
prima di Lucifero, in modo che tentino gli uomini e servano come
strumenti della vendetta divina.”
“Un uomo dal viso pallido fluttuava lentamente al di sopra della terra
e, sciogliendo i drappi che avvolgevano la sua spada, li gettò sulle
città addormentate, che vennero legate da questi. Questa figura gettò la
pestilenza sulla Russia, l’Italia e la Spagna. Attorno a Berlino vi era
un fiocco rosso e da lì venne in Westfalia. Ora la spada dell’uomo era
sguainata, strisce rosse come il sangue pendevano dall’impugnatura e il
sangue che grondava da questa cadeva sulla Westfalia “.
“Gli ebrei ritorneranno in Palestina e diverranno cristiani verso la fine del mondo.”
Note
1) Ringrazio la rivista Sodalitium per queste documentazionihttp://www.maurizioblondet.it/bergoglio-elogia-napolitano-e-bonino-esegue-il-programma-2/
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