di Franco Fracassi
Il governatore della Puglia avrebbe fatto ridurre la quantità della
sostanza cancerogena dal rapporto dell'Arpa sull'Ilva. Emessi 53 avvisi
di garanzia. Coinvolto perfino il clero.
Corruzione, inquinamento delle prove, pressioni sulla politica locale e
nazionale, e perfino sul clero. Di tutte queste cose (e di molto altro) è
stata accusata la famiglia Riva, padrona dell'Ilva di Taranto. Ma non è
tutto. La procura di Taranto ha emanato ben cinquantatré informazioni
di garanzia, e tra questi c'è anche quello di Nichi Vendola.
Il governatore della Puglia è accusato di aver esercitato presunte
pressioni su Giorgio Assennato, il direttore di Arpa Puglia. Secondo gli
investigatori, il presidente pugliese avrebbe minacciato il direttore
dell'Arpa, chiedendogli di modificare il rapporto che spiegava di come
fosse dannosa per la popolazione di Taranto la produzione dell'Ilva. Nel
rapporto finale doveva figurare una quantità di benzopirene entro i
limiti di legge. Il benzopirene è un idrocarburo ufficialmente
cancerogeno........................
Il governatore deve rispondere dell'accusa di concussione in concorso.
Nell'inchiesta risultano coinvolti anche il sindaco Ippazio Stefàno
(indagato da aprile per abuso e omissioni in atti d'ufficio; per
l'accusa, non si sarebbe adoperato con le necessarie misure per tutelare
la salute dei cittadini), il parlamentare di Sel, Nicola Fratoianni
(all'epoca assessore regionale), l'attuale assessore regionale
all'Ambiente Lorenzo Nicastro, il consigliere regionale del Pd Donato
Pentassuglia.
Le comunicazioni giudiziarie, infatti, sono in corso di notifica
all'anziano patriarca dell'acciaio Emilio Riva e ai suoi figli Nicola e
Fabio. Nel corso della burrasca giudiziaria per tutti scattarono i
mandati di cattura. Emilio e Nicola finirono ai domiciliari, mentre
Fabio Riva è scampato al carcere lo scorso novembre perché al momento
della retata si trovava in Inghilterra, dove vive attualmente. I tre
magnati dell'acciaio sono indicati come i responsabili del gravissimo
inquinamento ambientale di Taranto, causa di «malattia e morte».
Secondo i giudici, un ruolo di primissimo piano nel dramma di Taranto lo
ha ricoperto Girolamo Archinà, ex responsabile dei rapporti
istituzionali del gigante dell'acciaio. Archinà sarebbe stato l'uomo che
nell'ombra ha intessuto rapporti con politici e funzionari per
assicurare all'Ilva la possibilità di continuare a produrre, calpestando
l'ambiente e la salute di Taranto. Lui avrebbe mantenuto i rapporto con
gli enti locali, il clero e i giornalisti, senza lesinare di corrompere
un consulente della procura, al quale avrebbe pagato 10.000 euro per
addomesticare una perizia sulle cause dell'inquinamento.-------------
http://popoff.globalist.it/Detail_News_Display?ID=89766&typeb=0&Ilva-Vendola-fece-nascondere-il-benzopirene
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