Con
il testo della Dichiarazione in coda all'articolo.
Si è
tenuta a Sofia (Bulgaria), il 26 ottobre, la riunione costitutiva del
"Club di Sofia". Il tema principale dell'incontro ha
riguardato gli aspetti di una nuova idea della sicurezza europea come
una e indivisibile. Non questione che riguardi soltanto l'Unione
Europea, ma che coinvolga la Russia e tutti i paesi europei, anche
quelli che dell'Unione non fanno parte. Una nuova sicurezza comune
sarà il contributo di una nuova Europa - attore mondiale che deve
ancora trovare una propria autonomia - alla sicurezza internazionale.
Hanno
preso parte all'incontro, e hanno sottoscritto, a titolo individuale,
la dichiarazione (qui acclusa) Giulietto Chiesa, presidente di
Alternativa, e Antonio Ingroia, presidente di Azione Civile. Tra i
fondatori erano presenti intellettuali e politici di Italia, Grecia,
Russia, Polonia, Lituania, Lettonia, Turchia, Moldavia, Ucraina, oltre
che una nutrita rappresentanza di partiti e istituzioni bulgare.
L'incontro è stato patrocinato dalla Fondazione Slaviani e ha avuto
il sostegno del Gruppo Parlamentare dei Verdi al Parlamento Europeo.
Il
ministro degli esteri del governo bulgaro ha inviato un cordiale
messaggio di saluto e di augurio per i futuri lavori del "Club
di Sofia" . Prossimi incontri si svolgeranno a Bruxelles e a
Mosca e riguarderanno diversi aspetti delle relazioni di partnership
tra Unione Europea e paesi confinanti. Vasto spazio è stato dato al
dibattito sui gravi problemi che sta incontrando il processo di
costruzione di una nuova Europa, alle questioni dell'immigrazione, a
quelle del disarmo, alla necessità di un superamento dell'idea delle
alleanze militari ereditata dalla Guerra fredda......
Il
Club di "Sofia" (Iniziativa PanEuropea)
Dichiarazione
La
discussione sulle sorti dell'Unione Europea sta diventando molto
difficile. C'è chi vorrebbe continuare il processo europeo com'è
in questo momento. Altri insistono per porvi fine e vogliono uscirne
in base all'argomento che esso non coincide con i loro interessi e
valori nazionali.
Noi,
mentre ci riuniamo per costituire il Club di Sofia, dichiariamo che
principi errati sono stati introdotti all'interno del processo
della costruzione europea. Questi errori devono essere corretti
urgentemente, altrimenti assisteremo alla distruzione della Casa
Comune Europea, oppure alla sua trasformazione in un luogo dove
regnano ineguaglianza e ingiustizia.
Ci
rivolgiamo ai cittadini, agli scienziati, ai politici, affinché
uniscano i loro sforzi per correggere questi errori. Lo scopo che ci
proponiamo è di imprimere una giusta direzione al processo europeo,
per costruire un'Europa Unita giusta, concorde, e perciò
sostenibile.
Quali
sono gli errori che, per primi, devono essere corretti? Noi riteniamo
che il processo europeo
sia parte di un processo globale,
e possa essere concepito solo tenendo conto di
quel contesto.
Il
contesto globale è orientato verso la falsa idea della società
di consumatori. Noi riteniamo che muoversi in
questa direzione significhi promuovere una successione di conflitti,
sia globali, sia regionali - che condurranno il mondo intero in un
vicolo cieco, in fondo al quale c'è la catastrofe di una nuova
guerra mondiale. Una tale guerra sarà simile a quella che il mondo
conobbe 100 anni orsono, ma ingigantita dall'esistenza di armi
nucleari e di altro genere, dotate di un potere tremendamente
distruttivo. I pericoli di guerra stanno aumentando. Molti segnali
sono già visibili, ma molti preferiscono non vederli.
Il
collasso di una civilizzazione moderna basata sul consumo è
inevitabile. Non è questione di buona o cattiva volontà. Il fatto è
che la crisi mondiale si va estendendo sia in termini di complessità,
e di dimensione, sia in termini di profondità, e non vi è chi abbia
una soluzione in vista: non gli Stati, non la scienza del XX secolo,
non le differenti culture e religioni.
Siamo
in presenza di una tremenda carenza di
comprensione proprio della complessità della crisi.
Essa non si riduce a una semplice somma di fattori, come la crisi
finanziaria, quella dei cambiamenti climatici, quella dell'energia,
dell'acqua, della disoccupazione, della crescita demografica, degli
ecosistemi violati, della diversità biologica compromessa. Inoltre
noi non siamo di fronte a una crisi lineare.
Al contrario noi vediamo i rischi di una catastrofe senza precedenti
che richiede, prima di tutto, di essere compresa e, insieme,
controllata. Stiamo già assistendo a un accelerato percorso verso
una catena di collassi interconnessi tra di loro e che possono
demolire i pilastri portanti della civilizzazione umana.
Il
controllo di questa catastrofe non può essere opera di una sola
civilizzazione tra le tante che si sono formate su questo pianeta.
Non può essere risolto dall'Occidente, che è largamente
responsabile dell'attuale situazione. Ma l'Occidente
è ora egualmente responsabile, insieme a tutte le altre
civilizzazioni, nella ricerca
di una soluzione comune.
Noi tutti abbiamo il grande compito di modificare
i nostri tradizionali modi di pensare.
Sfortunatamente essi continuano
ad essere, invece, quelli
del passato, quando
ognuno
era in
competizione con tutti gli altri.
Ora
la competizione,
che è stata la macchina dello sviluppo degli ultimi tre secoli, sta
diventando la
macchina che produce la guerra.
Ciò è l'effetto dei limiti dello sviluppo, nel frattempo emersi,
e della fine dell'«era
dell'abbondanza».
Ciò si sta verificando in condizioni di profonda e generale
disuguaglianza:
nel campo della potenza militare; nel campo delle tecnologie; nel
campo del consumo e dei redditi; nel campo del denaro; nel campo
delle risorse, nel campo delle istituzioni.
Se
questi vincoli noi li mettiamo assieme alla vecchia idea della
competizione è ovvio che il mondo sarà fatalmente spinto verso
l'uso della forza. È ciò cui stiamo assistendo: coloro che sono
più forti saranno spinti dalla circostanze a usare la loro forza. Lo
faranno. Lo hanno già fatto. Lo stanno facendo ora in Siria. Chi
sarà il prossimo della lista?
Per
evitare una tale deriva noi abbiamo bisogno di una nuova
architettura mondiale.
Ma la riforma delle Nazioni Unite richiederà tempi lunghi, troppo
lunghi rispetto alla velocità della crisi. Occorre dunque agire
immediatamente per contrapporre misure alle cause della catastrofe.
Ciò riguarda tutti, non importa dove viviamo.
Noi,
membri del Club di
Sofia, siamo
europei e vogliamo definire i nostri compiti a partire da queste
valutazioni.
Noi
riteniamo che soltanto una Nuova Europa Unita possa essere uno dei
pilastri di una coesistenza pacifica multipolare nel XXI secolo.
Quello
che, per molti decenni, è stato considerato il cuore della
civilizzazione europea è il modello
sociale europeo.
Esso viene ora demolito dall'offensiva neo-liberistica delle
politiche estreme di austerità. L'istituto
della famiglia come
sorgente naturale di valori morali e come strumento essenziale di
educazione e di socializzazione della persona umana è stato
anch'esso demolito. Queste politiche minacciano l'idea stessa di
Europa. L'imperativo presente è di ritornare
alle radici dell'Europa unita,
che nacquero già 200 anni fa, come idee
di pace e di cooperazione.
Come
europei che credono nell'importanza dei diritti
umani, noi
sosteniamo l'idea di una Europa che muova verso valori sociali,
democratici, pacifici e rispettosi dell'ambiente naturale,
un'Europa del
popoli e dei cittadini.
Una
tale visione dell'Europa è incompatibile
con ogni forma di egemonismo, di xenofobia, di razzismo e di nazismo.
È un'Europa multiculturale che si adopera per gettare un ponte tra
il Nord e il Sud, specialmente nell'area mediterranea. Un'Europa
che venisse concepita come una fortezza dovrebbe affrontare non solo
una ma molte Lampedusa tutto attorno ai suoi confini e perfino
all'interno di essi.
Noi
siamo contro ogni tentativo di costruire un nuovo "Muro di Berlino"
nella forma di "arco Mar Baltico-Mar Nero-Mar Caspio",
utilizzando i partner orientali dell'Unione Europea.
La
Russia
- nonostante le differenze tra regimi politici - è già sotto
molti profili interconnessa con l'Europa ed è il grande
vicino che l'Unione
Europea deve considerare partner affidabile. La Russia,la Turchia,
l'Unione Europea e i suoi partner dell'est - Armenia,
Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldavia, Ucraina - devono
considerare se stessi come componenti decisive di una indivisibile
sicurezza europea. Questo sarà il contributo dell'Europa alla pace
e alla sicurezza del mondo intero.
Gli
Stati Uniti
d'America, che
durante la Guerra Fredda hanno svolto il ruolo di un alleato
"privilegiato e protettore" dell'Unione Europea, devono ora
diventare partner
con eguali diritti.
Una
Nuova e Unita Europa,
capace di svolgere un attivo
ruolo di pace, deve
essere forte e autonoma nelle sue decisioni. Una Nuova e Unita Europa
costruita su questi principi non ha nemici. Ciò significa che essa
deve avere un proprio esercito,
che dovrà essere utilizzato solo ed esclusivamente sotto
l'autorizzazione delle Nazioni Unite. È giunto il tempo di
abbandonare lo
schema amici-nemici che fu caratteristico della Guerra Fredda.
Esso è ormai il passato.
La
sicurezza è di ciascuno e di tutti.
Ogni tentativo di costruire la sicurezza solo per noi stessi senza
tenere contro di quella degli altri produrrà soltanto tensioni e
conflitti.
Il
compito primario è dunque quello di costruire amicizie di lunga
durata, cooperazioni strategiche in tutte le direzioni. Una nuova
Guerra globale sarebbe la fine dell'umanità e ogni piano che la
preveda come possibile è un'idea folle.
Giulietto Chiesa (Italia), Presidente del laboratorio politico culturale Alternativa |
Panos Trigazis (Grecia), Capo del dipartimento degli affari esteri e della pace del partito Syriza - Presidente di International Organizations and Globalization Watch;. |
Tatjana Zdanoka (Lettonia), europarlamentare, Gruppo Verdi/EFA, Co-Presidente del partito Per i Diritti Umani nella Lettonia Unita. |
Vadim Kolesnichenko (Ucraina), Parlamentare ucraino, Partito delle Regioni |
Antonio Ingroia (Italia), Presidente di Azione Civile |
Sergey
Kurginyan (Russia), Presidente del movimento politico
Essenza del Tempo
|
Mateusz Piskorski (Polonia), Direttore Esecutivo dell'European Centre of Geopolitical Analysis |
Algirdas Paleckis (Lituania), Presidente del partito politico lituano Fronte Socialista del Popolo. |
Zakhari Zakhariev (Bulgaria), Presidente della Slavyani Foundation; Membro del Consiglio Nazionale del Partito Socialista Bulgaro. |
Zurab Todua (Moldavia), parlamentare del Partito dei Comunisti della Repubblica Moldava. |
|
E inoltre: Enyo Savov
(Bulgaria), dirigente della Slavyani Foundation
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