Il centrosinistra stravinse le comunali del ’93: fu la vigilia della disfatta che aprì a Berlusconi. La storia si ripeterà?
Scusate, non è che voglia fare il guastafeste con gli entusiasti di sinistra, ma questo film l’ho già visto. Scusate, proprio perché su Linkiesta avevamo commentato con anticipo la sconfitta di Gianni Alemanno, e adesso saluto con soddisfazione l’estinzione delle mefitiche saghe politiche degli scajoliani ad Imperia e dei gentiliniani a Treviso, scusate, ma devo proprio dirlo: questo poderoso sedici-a-zero tra Pd e Pdl nelle città, a livello nazionale purtroppo non conta un beneamato cavolo: non indica che si sono ribaltati i rapporti di forza, non annuncia prodigiose rimonte.Non ci credete? Eppure basterebbe ricordare che il centrosinistra aveva stravinto le amministrative del 1993 - quelle in cui Rutelli e Bassolino diventavano sindaci - proprio alla vigilia della disfatta epocale del 1994 che aprì le danze dell’età berlusconiana. Oppure che Veltroni vinceva a Roma nel 2001, mentre Berlusconi si ri-prendeva l’Italia e che (tanto per fare un altro esempio già dimenticato anche se recentissimo) il centrosinistra aveva stravinto anche nelle amministrative del 2012, proprio alla vigilia della sconfitta rovinosa del 2013 con quella coalizione vittorioso ormai estinta, passata alla storia con il nome non fortunato di «foto di Vasto».....
Per provare a capire questa ciclicità ci sono almeno tre spiegazioni utili: 1) Agli italiani piace cerchiobottare: ogni volta che c’è un’affermazione politica importante a livello nazionale - cioé - correggono la rotta con un voto amministrativo di segno opposto. 2) Quando si abbassa di molto la partecipazione al voto, il peso specifico dello zoccolo duro di sinistra sale. 3) La classe dirigente di centrosinistra sul territorio è credibile, mentre la leadership nazionale continua ad essere divisa e incerta.
Quindi scusate, ma se si deve dare un consiglio ai vincitori di oggi è quello di non ripetere gli errori di sempre. I trionfi municipali non sono l’anticamera di una vittoria annunciata (che non arriva mai). Sono la prova, semmai che, malgrado il governo delle larghe intese, agli elettori piace ancora scegliere tra destra e sinistra, punire l’arroganza e le incrostazioni di potere, voltare una pagina quando una storia finisce.
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