La verità non conta niente. La vera tragedia dell'informazione è questa.
La verità non conta niente. La vera tragedia dell’informazione è questa . Dico l’informazione ma vale anche altrove, dalla politica alla vita. Però l’informazione è la casa dei fatti, è la vetrina della realtà. E invece. Se sparano a un ragazzo di destra il coro della stampa minimizza dicendo: se l’è cercata, è una faida interna; questo potrebbe dirsi con crudele verità per il fiancheggiatore di Hamas ucciso, ma guai a dirlo. Se chiamano tiranno Berlusconi è un diritto, se chiamano brigatisti i giudici è un delitto. Se fanno campagne su di lui è giornalismo d’inchiesta, se le fanno su Fini è macchina del fango.
Se preferisci i concittadini agli immigrati sei razzista, se dici che chi non la pensa come te sono gli italiani peggiori, sei illuminato. Se Eco o Moretti fanno aborti, Galimberti o Augias plagiano, Benigni o Saviano dicono banalità, sono portati in trionfo; invece è condannato a morte civile chi pensa diversamente, tra silenzio e disprezzo; e se protesta è accusato dai Lerner, ma anche dai Battista, di «vittimismo narcisistico ». Crepa, e non ti lamentare. Non conta ciò che è vero e ciò che è falso, ciò che è giusto o ingiusto. Non contano i meriti e i fatti, non conta il valore o la capacità. Conta da che parte stai, con chi stai, a chi puoi nuocere o giovare. Contano le collocazioni, le appartenenze. Eroi di cartapesta vengono innalzati sugli altari. C’è chi passa per morto già da vivo e chi passa per vivo pur non essendo mai nato. Non c’è rapporto tra persone, fatti e verità. Certo, la stampa non è la Verità (Pravda), ma se non ha passione di verità degrada.
Non si tratta dei fatti superati dalle opinioni, anzi sopraffatti; peggio, si tratta della scomparsa della realtà, più l’incapacità di distinguere tra valori e disvalori. Disonestà intellettuale. Si rovescia la realtà e il suo giudizio: atti d’odio passano per atti d’amore e viceversa, schiavitù passano per libertà e viceversa, menzogne passano per etica e viceversa. Non c’è corrispondenza tra parole e cose, tra la vita e la sua rappresentazione. Omicidi col silenziatore. I delitti dell'informazione.
Se preferisci i concittadini agli immigrati sei razzista, se dici che chi non la pensa come te sono gli italiani peggiori, sei illuminato. Se Eco o Moretti fanno aborti, Galimberti o Augias plagiano, Benigni o Saviano dicono banalità, sono portati in trionfo; invece è condannato a morte civile chi pensa diversamente, tra silenzio e disprezzo; e se protesta è accusato dai Lerner, ma anche dai Battista, di «vittimismo narcisistico ». Crepa, e non ti lamentare. Non conta ciò che è vero e ciò che è falso, ciò che è giusto o ingiusto. Non contano i meriti e i fatti, non conta il valore o la capacità. Conta da che parte stai, con chi stai, a chi puoi nuocere o giovare. Contano le collocazioni, le appartenenze. Eroi di cartapesta vengono innalzati sugli altari. C’è chi passa per morto già da vivo e chi passa per vivo pur non essendo mai nato. Non c’è rapporto tra persone, fatti e verità. Certo, la stampa non è la Verità (Pravda), ma se non ha passione di verità degrada.
Non si tratta dei fatti superati dalle opinioni, anzi sopraffatti; peggio, si tratta della scomparsa della realtà, più l’incapacità di distinguere tra valori e disvalori. Disonestà intellettuale. Si rovescia la realtà e il suo giudizio: atti d’odio passano per atti d’amore e viceversa, schiavitù passano per libertà e viceversa, menzogne passano per etica e viceversa. Non c’è corrispondenza tra parole e cose, tra la vita e la sua rappresentazione. Omicidi col silenziatore. I delitti dell'informazione.
Un saluto da Umberto Marabese.
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