venerdì 29 aprile 2011

Bomba o non bomba? Decide la Lega. Araba.

Da vent'anni vige un escamotage ipocrita per aggirare il ripudio della guerra: non facciamo la guerra a un altro stato ma interveniamo in operazioni di polizia internazionale.  di Marcello Veneziani.

Non entusiasma affatto partecipare ai bombardamenti in Libia. E non certo per simpatia nei confronti di Gheddafi, detestabile cialtrone e tirannello non pri­vo di consenso popolare. Avrei sperato che la riluttanza della Lega e di Tremonti fosse concordata con il premier e il gover­no: certo, non è bello parlare a due voci, ma almeno serve a rimarcare che entria­mo in guerra perché costretti, per non iso­larci a livello internazionale e per frenare l'ingordigia di alcuni paesi interventisti. Un’ingordigia che a guerra finita si ritor­cerebbe ai nostri danni. Per un Paese come l’Italia che ripudia la guerra già nella Costituzione, che ha cospicui interessi con la Libia e che scon­ta in pieno gli effetti collaterali di questo terremoto nordafricano, a cominciare dall’immigrazione, la guerra non è un af­fare.
E la democrazia in Libia, affidata al­le tribù, non è una garanzia. Vorrei poi capire lo strano effetto che produce la de­mocrazia nei Paesi nordafricani: arriva la democrazia in Tunisia e i tunisini festeg­giano scappando in massa dal loro Pae­se... Da vent’anni vige un escamotage ipo­crita per aggirare il ripudio della guerra: non facciamo la guerra a un altro stato ma interveniamo in operazioni di polizia internazionale, come in Irak, o per ragio­ni umanitarie, come in Serbia (le famose bombe umanitarie).
E ora, per aiutare i ribelli sganciamo bombe liberali. È da una vita che ci accodiamo a guerra già ini­zia­ta per non subire l’ingordigia del vinci­tore e per trarre qualche vantaggio, dopo aver trescato con la parte avversa: fu così nel 1915, fu così nel 1940, è stato così nel­le operazioni suddette, e ora anche in Li­bia. Con la variante estrosa della guerra in Serbia fatta dal governo D’Alema che da ex comunista bombardava Paesi semi­comunisti, e l’unica approvata dalla Chie­sa di Papa Wojtyla. Ora in Libia non sia­mo i soli alleati riluttanti, anche Obama è tra questi. Avevamo buone ragioni per frenare. Se ci tocca farla per vincoli inter­nazionali, e non possiamo sottrarci, al­m­eno evitiamo la guerra civile intragover­nativa con la Lega che difende gli interes­si territoriali nostrani. Questa Lega così araba, così italiana...
 PS: Questo ultimo pezzo l'avrei voluto scrivere io.........ma non l'avrei spiegato bene e in poche parole come Marcello Veneziani. Tra l'altro mi è anche antipatico!
Un saluto da Umberto Marabese.

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