Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, la nostra BDV ci offre questa riflessione. Forse è interessante condividere con voi l’incipit della sua lettera: “Caro Marco, mio marito, tornato dopo la terza dose, si è ammalato e mi sono ammalata anche io. Due giorni duri…”. Questo tanto per quelli che solo il Vaccino ci salverà, e ancora questo governo di malfattori impone misure anticostituzionali, vessatorie e palesemente ingiustificabili e inutili. Ma credo di aver capito una cosa: la vera resistenza a una giusta indignazione viene da chi disciplinatamente si è fatto inoculare roba a dir poco discutibile, e trova difficile per la propria auto immagine ammettere, a dispetto delle evidenze, di essere stato preso per i fondelli…Coraggio, può capitare a tutti di essere fregati. L’importante è riconoscerlo, se no ti fregano due, tre quattro volte…Come le dosi...
Allora, ricapitolando, omicron, come dice il signor Matteo Bassetti, è poco più che un’influenza, le mascherine, come dice il signor Fabrizio Pregliasco non servono a niente, i vaccini, come dice il signor Massimo Galli “funzionicchiano”. Il “grimpath” non serve a garantire una serata senza contagi. Anzi, al contrario, li facilitano! E poi la cronaca: in Inghilterra e in Irlanda tuti liberi e belli e così pure in Spagna dove il Covid, appunto, è degradato a influenza.
E, allora, il governo dei migliori (sì, sì certo) deve spiegare al popolo italiano perché si continua con la mania vaccinistica, si seguitano a portare le mascherine anche da soli in macchina (ahahah) e il grimpath non viene sospeso seduta stante. Anzi, al contrario, si fa sempre più cattivo e rigido, roba da apartheid (ma per fortuna gli italiani cominciano ad averne abbastanza).
Nessuno risponderà, naturalmente, perché la risposta è soltanto nell’Helker Skelter, nel caos pandemonico in cui ci hanno precipitati in due anni di “oscurità” e di regno delle tenebre e del male. Ma io dico, e lo dico qui, nell’angolino caldo di Stilum Curiae, dove in tanti troviamo conforto e voglia di andare avanti sotto il manto di Maria, e non sono io che lo dico ma, di notte, Santa Caterina mi ha ordinato di scriverlo ed eccomi qui. E dice: “Toglietevi le mascherine, non usate il gp, disubbidite alla violenza e alla sopraffazione. Tornate al Signore che è Libertà”.
Intanto, proseguo nella mia mesta conta dei “malori improvvisi”. Ogni giorno madri e padri di famiglia, giovani, giovanissimi e anche anzianotti muoiono, cadendo come sacchi di patate e non c’è mai niente da fare. Io non sono un medico e neppure, e ne sono felice, una scienziata o una tecnica, ma Santa Caterina mi ha spiegato con semplicità quel che accade al corpo e l’ho capito anche io che sono nulla. Dunque, non so a causa di quale diavoleria che è dentro il siero (fatto o testato con bambini abortiti) succede che il sangue si raggruma, diventa oleoso e non scorre più come dovrebbe. Così al primo ostacolo, bum, le vene scoppiano e non c’è niente da fare. Chiaro no? E ora mentre prego per i tanti morti che pensavano di trovare la vita (col vaccino) e la libertà (con gp) e non hanno avuto né questa né quella, il mio pensiero vola, e consentitemi un battito d’ali di farfalla nel nerume circostante, alla mia classe all’Istituto Mater Dei, che impettito nel suo bell’abito giallo ocra, faceva da sentinella alla timida salita di San Sebastianello.
Ecco, sbirciamo dalla bella finestra ampia di sole, con le sue eleganti persiane verde smeraldo: eccoci chine sui banchi anche loro color foglia. Eravamo in classe trenta alunne, tutte stirate nella divisa bianca e blu, pronte a far l’inchinetto alle sister e a spazzolar sul terrazzo durante la campanella. Eravamo trenta e tutte quante avevamo la mamma e il papà, cioè nessuna di noi era orfana. Come orfani saranno tanti bambini che, con i malori improvvisi dei loro genitori, si ritroveranno soli nel mondo, senza la guida sicura di una calda mamma e di un papà accogliente. Anche per queste creature innocenti prego.
Che strano, se riavvolgo il nastro della mia piccolissima esistenza scopro di essere stata spesso, ma senza consapevolezza, presente agli eventi che avrebbero poi avuto i drammatici frutti di oggi. Per esempio, nel 1992 c’ero anche io sul Britannia, quando Draghi (ma io ricordo soltanto Beniamino Andreatta perché era panciuto e fumava la pipa ed era buffo come fosse uscito dalla favola di Biancaneve) cominciò la svendita del nostro Belpaese, con le privatizzazioni.
C’ero, in qualità di hostess di conferenza, addetta a far gli onori di casa a chi arrivava. Fui scelta tra tante perché parlavo correntemente l’inglese e per altre ragioni che non so. C’ero, ma non capii proprio un bel nulla. Cieca, sorda, la Bella (si fa per dire) addormentata. Di quel giorno, infatti, a parte le gambe stanche per lo stare in piedi a lungo, ricordo il pranzo con il capitano di bordo, la firma al libro di bordo, la visita al “golden rivet” nascosto tra gli acciai del panfilo della Regina Elisabetta, e soprattutto gli stupendi tappeti persiani, color rosa cipria, celeste ali d’angelo e grigio perla che un emiro aveva donato alla Sovrana di Inghilterra. Ed erano tanto belli, morbidi ed eleganti che, se avessi avuto un paio di forbicine, ne avrei portato un quadratino a casa per tenerlo per ricordo…---
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