Mentre il Governo italiano tira dritto sulla strada di obblighi e super green pass per incentivare sempre di più la vaccinazione contro il Covid, prosegue il dibattito sulla questione degli indennizzi a seguito di reazioni avverse.
Dal Governo risposte a singhiozzo sugli indennizzi
Finora infatti non sembra esserci stata particolare chiarezza da parte dell’esecutivo italiano sulla questione, abbandonando così il vaccinando di fronte ad un consenso informato che sembra scaricare da qualsiasi responsabilità medico, Governo e case farmaceutiche.
Nel frattempo le reazioni avverse al vaccino contro il Covid continuano ad essere presenti e l’ultimo rapporto di farmacovigilanza AIFA, risalente bontà loro a settembre 2021, enumerava 101.110 segnalazioni di eventi avversi, di cui il 14,4% classificati come gravi. Pur nelle stime al ribasso di una farmacovigilanza passiva, si tratta di numeri superiori a qualsiasi vaccino autorizzato e messo in commercio in precedenza.
Ecco che a fronte di questo quadro la questione degli indennizzi si fa sempre più impellente. In passato il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri aveva tentato di rassicurare i cittadini sull’esistenza di una legge che già prevedrebbe il risarcimento in caso di reazioni avversa. In realtà la questione appare più complessa rispetto al quadro rassicurante offerto da Sileri.
Cosa dice la legge?
Perché il riferimento giuridico è alla legge n.210 del 25 febbraio 1992 che tuttavia introduceva gli indennizzi a seguito di reazioni avverse al vaccino, ma solo per i farmaci introdotti con l’obbligo di legge.
Applicata oggi questa legge potrebbe coprire solo le categorie di persone per cui è stato introdotto l’obbligo: operatori sanitari, insegnanti, forze dell’ordine e over 50. Potrebbe, ma non è sicuro, perché la legislazione d’emergenza e il termine temporale fissato per l’obbligo possono rappresentare un cavillo giuridico per lo Stato per eludere la richiesta di indennizzo.
C’è tuttavia una sentenza della Corte Costituzionale del 26 maggio 2020 che prevede l’obbligo di indennizzo per lo Stato anche se la vaccinazione non è obbligatoria, ma solo raccomandata. Un precedente, questo, che si potrebbe applicare al caso del siero anti Covid.
La proposta per un fondo di indennizzo
C’è però un grande punto di domanda. Il cittadino che ha subito il danno dovrebbe infatti aspettare tutti i gradi del ricorso giuridico per vedersi corrisposto l’indennizzo. E non è detto che lo Stato possa trovare qualche escamotage per uscirne.
Per mettere fine a dubbi e zone d’ombra un gruppo di senatori della Lega aveva proposto un emendamento al decreto legge del 26 novembre, che avrebbe consentito il risarcimento immediato per i cittadini riconosciuti come danneggiati da vaccino. A corredo di questa proposta è stata chiesta l’istituzione di un fondo risarcimento.
Abbiamo sentito il senatore della Lega Ugo Grassi, uno dei promotori di questa iniziativa che ci ha spiegato come si è risolta la questione:
È vero che la sentenza della Corte Costituzionale del 2020 prevede l’indennizzo anche in caso di vaccino raccomandato, ma il cittadino è comunque costretto a passare per le vie legali per ottenere ciò che è certo che otterrà. La nostra proposta vuole evitare questo, tuttavia il nostro emendamento ha visto una reazione fredda da parte del Governo, preoccupato in particolare per le risorse economiche da destinare al fondo di indennizzo. Per questo abbiamo trovato un accordo, ritirando l’emendamento e presentando invece un ordine del giorno che impegna il Governo a trovare una soluzione legislativa che assicuri la certezza dell’indennizzo a seguito di reazioni avverse scaturite dal vaccino contro il Covid. L’ordine del giorno è passato con il parere favorevole di tutti i partiti.
Ora la palla passa quindi al Governo e sarà la prova del nove per vedere se l’esecutivo guidato da Draghi ha l’intenzione di prendersi una volta per tutte la responsabilità di una campagna vaccinale su cui ha puntato tutto.
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