Negli ultimi due anni diritti e libertà dei cittadini italiani sono stati subordinati al culto dei dati sanitari.
Il grafico di Speranza come la provetta (falsa)di Colin Powell(onu : E’ il 5 febbraio 2003, il 20 marzo sarebbe iniziata l’invasione dell’Iraq).
Numeri e statistiche hanno infatti determinato nel corso dei mesi la chiusura delle attività economiche, la limitazione della libertà di spostamento, quella di manifestazione e infine anche il diritto al lavoro. I dati sui contagiati, sui ricoveri e sui decessi Covid forniti giornalmente sono stati sbandierati dalle istituzioni politiche e dai media mainstream come un totem trascendente, verso cui non ci sarebbe possibilità di appello.
Emblematica nell’ultima conferenza stampa la sventolata dei grafici dell’Istituto Superiore di Sanità da parte del Ministro Speranza, che ricorda nelle modalità lo sbandieramento della provetta di antrace davanti alle Nazioni Unite da parte di Colin Powell. Insomma un linguaggio universale del potere da interpretare con la certezza inoppugnabile del “c’abbiamo le prove”.
Il tempo però è galantuomo e mesi di ricerche da parte di giornalisti indipendenti hanno poi smascherato le fake news sull’antrace e la stessa cosa sembra capitare oggi con i dati sanitari italiani.
Le nuove linee guida sul conteggio dei pazienti Covid
Alcune regioni italiane, tra cui la Regione Piemonte, hanno infatti diramato una comunicazione alle aziende sanitarie locali, in si danno indicazioni su come classificare i pazienti affetti da Covid. Si legge nel testo: “Si definisce affetto da Covid solo il soggetto che positivo al test antigenico o molecolare presenti sintomatologia e diagnostica compatibile con la malattia Covid. Un recente studio Fiaso evidenzia che ben il 34% dei pazienti ricoverati positivi al virus Sars Cov-2 non è malato di Covid”.
Si tratta di un’affermazione piuttosto sconvolgente che sembra mettere in crisi l’intero impianto narrativo e legislativo degli ultimi due anni. Da dove arriva però la legittimità di queste affermazioni?
L’analisi della Fiasco che ribalta la narrazione
La comunicazione della Regione Piemonte si basa su un’analisi condotta dalla Fiaso, la Federazione Italiana aziende sanitarie e ospedaliere, che ha raccolto i dati di sei grandi aziende ospedaliere e sanitarie italiane, tra cui l’Ospedale San Martino di Genova, gli Ospedali civili di Brescia e il Policlinico di Bari.
Il numero dei pazienti ricoverati nelle aree Covid preso in considerazione da questa analisi è di 554. Per quanto possa essere considerato un numero non troppo elevato, può essere abbastanza esplicativo delle modalità di conteggio adottate in Italia, trattandosi di strutture sparse su tutto il territorio nazionale.
Di questi 554 pazienti solo il 66% sarebbero ospedalizzati con diagnosi di infezione polmonare, mentre il restante 34% non manifesterebbe segni clinici collegabili al Covid. All’interno di questo gruppo risultano esserci donne in gravidanza, persone che necessitano di interventi chirurgici nonché affetti da traumi o fratture. Persone quindi che sono entrate in ospedale per tutt’altro, ma che poi risultati positivi al tampone sono stati classficati malati Covid, pur non essendolo.
Ne conseguirebbe quindi che più di un terzo dei dati forniti giornalmente da Protezione Civile e Istituto Superiore di Sanità sui malati Covid sarebbero sballati. E a questo tema se ne collega direttamente un altro: anche i decessi di Covid seguono questa logica?
Su Byoblu da mesi si è sollevata la questione
Da quello che emerge dall’analisi sembrerebbe di sì e ne consegue che anche tutto l’impianto normativo che ha seguito i bollettini quotidiani con fede religiosa è da ritenere senza fondamento. È dall’inizio dell’emergenza sanitaria che su Byoblu abbiamo messo in luce le contraddizioni del conteggio dei contagiati e dei decessi Covid.
Contraddizioni che erano state confermate anche in altri Paesi, come in Germania, dove il professor Bertand Haussler aveva parlato di una sovrastima addirittura dell’80%. Questo con buona pace dei fact checkers di casa nostra che hanno continuato a riporre una fiducia incondizionata nelle statistiche fornite dalle istituzioni sanitarie.
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