domenica 16 gennaio 2022

da Marco Tosatti - DA NON PERDERE:"Il Bacio del Bello: una Medicina per Ogni Tempo. Il Matto" !

 

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, il nostro Matto ci invia questa riflessione incoraggiante per i tempi bui che stiamo attraversando. Buona lettura, e meditazione.

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IL BACIO DEL BELLO

Sì, migliore del vino è il tuo amore»

Cantico dei Cantici 1, 2

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Il Bacio del Bello ci libera dalle nostre paturnie.

Paturnia: “malumore associato a sorda o stizzosa irritazione”. Chi può dirsene del tutto esente? Specialmente di questi tempi? Chi può dire di non aver bisogno del Bacio del Bello?

Piuttosto, bisognerebbe imparare a fissare il magico momento in cui il Bello ci bacia, espropriandoci del paturniano e fittizio “me”, il glomerulo illusorio dell’ego, il travisatore della Realtà, il creatore dell’Illusione.

Il Bacio del Bello è una freccia che ci attraversa con energica dolcezza; è una lama che delicatamente ci pota dagli orpelli che ci opprimono e di cui, in genere, non abbiamo la minima consapevolezza; è una fiammata che scioglie gli occhiali di ghiaccio che inforchiamo“normalmente” sul naso.

 

Saper rievocare il momento del Bacio del Bello è il segreto.

 

Il Bacio del Bello è un raggio del Sole che sorge, sempre lo stesso e sempre nuovo. E l’anima è già nello sguardo che Lo contempla e Lo raggiunge.

 

Il Bacio del Bello è il bacio dell’Amore al cui tocco, come dice Platone, si diventa poeti. E la poesia d’Amore sorge quando sono evaporate le paturnie.

 

Esempio eccelso di poesia d’Amore, di sapore indubbiamente mistico, è quela del sufi Jalal al-Din  Rumi:

 

«In verità siamo una sola anima,

tu e io.

Appariamo e ci nascondiamo,

tu in me, io in te.

Ecco il significato profondo

della mia relazione con te.

Poiché fra te e me non esistono

né tu né io.

Siamo al tempo stesso

lo specchio e il volto.

Siamo ebbri della coppa eterna.

Siamo il balsamo e la guarigione.

Siamo l’acqua di giovinezza

e colui che la versa».

 

Il Bacio del Bello riporta al Principe Azzurro e alla Bella Addormentata nel bosco, di cui scrive Attilio Mordini nel suo “Dal Mito al materialismo”, un testo davvero edificante che andrebbe riproposto alla gioventù sbandata e … agli “adulti”:

 

«Per un singolare incantesimo una bellissima principessa si è profondamente addormentata nel castello del padre in mezzo alla foresta; tutti gli animali vicino a lei sono caduti in sonno, mentre la vegetazione del bosco si sviluppa con forza e rigoglio chiudendo tutt’attorno il castello alo sguardo degli uomini … Sonno profondo per cento anni; la vita e il tempo rimangono come sospesi. Poi, un giorno, ecco il principe che si attendeva. Al suo passaggio gli arbusti della foresta si fanno da parte; il giovane principe entra nel castello; al suo bacio la principessa si risveglia, e con lei si ridestano tutti gli animali quasi a festeggiare le immancabili nozze.

Ecco la prima parte di una notissima fiaba come il Perrault la raccolse dalla tradizione popolare. E proprio questa prima parte ci interessa, perché è la più conosciuta, la più mitica … e quindi, a parer nostro, la più ricca di senso metafisico. E a che cosa se non ad un più alto contenuto si deve l’intramontabile fortuna de “La bella addormentata”.

Nel simbolismo tradizionale la foresta o il bosco il più delle volte si ricollega con la materia allo stato sottile, la materia che attende la forma senza la quale non può assurgere a vera ed effettiva esistenza. Anche Platone e Aristotele chiameranno yle la materia nel senso metafisico, e yle, nel senso classico, significa propriamente legname foresta latino sylva). Il linguaggio umano dunque, anche quando tende a profilarsi in termini filosofici, non può mai ignorare il simbolismo dal quale procede. Anche il nostro termie italiano di materia è tutto simbolico, e deriva dal latino mater, la matrice, o meglio la madre … la donna! E allude anche al legno, se si pensa che per i romani la parola latina materia significa propriamente il legname da costruzione; tanto che ancora oggi, in lingua spagnola, legno si dice madera.

 

La bella addormentata  è la possibilità, che è insita nella materia stessa, ad essere formata; possibilità che attende il tocco della forma; funzione, quest’ultima, esercitata appunto dal principe che, col su bacio, risveglia la bella addormentata. E con lei tutta la foresta, vale a dire tutta la materia, si risveglia dalla potenza all’atto, aprendosi in tal modo all’evoluzione … Donna e acque nel simbolismo tradizionale sono affini, dinque possiamo ben accostarci al primo capitolo della Genesi e dire che la foresta è l’abisso; e la terra primordiale.

 

Evidentemente la terra, la quale ci è presentata dal primo versetto della Genesi, non è ancora la terra nel senso comune del termine, bensì la materia che deve essere informata, la ylè, e cioè la foresta che è ben tenebrosa. E la bella addormentata corrisponde alle acque contenute dall’abisso che attendono il bacio di luce, del Fiat Lux, affinché la prima giornata genesiaca e la seconda possa aprirsi alla vita. Non è a caso che in una simile fiaba dei Grimm, e precisamente in “Sneewittchen”, che in Italia è conosciuta con i nome di “Biancaneve”, la bella addormentata viene custodita dai famosi sette  nani. Sette sono appunto le giornate della Genesi, sette quanti sono, secondo la tradizione, i pianeti che regolano tutto il cosmo.

 

Se la stessa fiaba la consideriamo invece nel suo significato più squisitamente spirituale, e diremo quasi mistico, anziché ne suo significato più propriamente metafisico, la foresta è allora simbolo dell’essere umano ancora privo di una vera personalità e in preda agli istinti della conservazione (tale il senso della vita vegetale della foresta), mentre la bella è l’anima capace di vera virtù, ma non ancora sveglia all’opera della grazia divina; e infatti lo stesso mondo animale della foresta, simboleggiante  la vita dell’anima, è addormentato; e la grazia è appunto il principe azzurro al cui bacio la vita interiore si risveglia.

 

Secondo la tradizione delle Upanishades il principe potrebbe corrispondere a buddhi, il raggio che dall’occhio di Brahma scruta sulle acque dell’anima. Di nuovo, dunque, le acque e la donna coincidono. E secondo la tradizione del sufismo islamico, il principe (che in molte versioni è presentato quale principe azzurro) è appunto il raggio azzurro di Allah che congiunge l’anima umana al centro dell’essere universale e la risveglia alla conoscenza interiore».

 

Facciamoci baciare dal Bello che ancora splende malgrado l’oscurità che vorrebbe fagocitarci.

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