martedì 12 febbraio 2019

MAURIZIO BLONDET - NOSTRI SUCCESSI (INVOLONTARI) IN POLITICA ESTERA.

Da Sputnik News: “Il  presidente [Putin]  ha ricevuto un invito per una visita in Italia che  è stato accettato con piacere,ha dichiarato l’ambasciatore russo a Roma”. La  data non è ancora fissata,  avverrà “nel primo semestre del 2019”.
L’ambasciatore russo Sergei Razov ha ricordato come già il primo ministro Conte sia  stato in  visita ufficiale a  ottobre. Come alla presidente del Senato Casellati  sia stato concesso l’onore (“che non accade spesso”) di parlare alla Camera alta; e a Fico, di rivolgersi alla Duma. 

Questo è un colpo gobbo, anche se non soltanto perché Putin può aiutarci davvero  a stabilizzare la Libia, visto che ha qualche  relazione col generale Haftar (che  i precedenti governi hanno schifato e preferito sostenere Sarraj, che non comanda nemmeno le “sue” milizie).  E certo, il nostro atteggiamento verso Maduro ha aumentato  la cordialità del Cremlino  verso di noi,  e  probabilmente è la causa della tempistica, se non della visita, dell’annuncio  pubblico.
Ma l’effetto  clamoroso, per  non dire dirompente ,  sul quadro europeo e internazionale, viene sottolineato da Philippe Grasset  di Dedefensa.  Vale  la pena di riportarlo perché spiega la percezione che  questo evento dà all’estero:..

“Putin viene in Italia in un momento in cui l’Europa soffre una  fase delicata per  l’uscita degli USA dal Trattato INF – e in una atmosfera di forsennato anti-russismo”.
“E la visita avviene in  un momento cruciale di tensione e di  affronto nel seno della UE e del blocco “Occidentale”, fra due modelli: il ‘modello globalista’ rappresentato dalla Banda Macron e soci,  e il modello “populista”, questo governo italiano che non cessa di dare pugni sul naso a Macron via Gilet Gialli”...
Ciò dovrebbe  aumentare l’isolamento dell’Italia nella UE.  E l’ostilità degli Stati Uniti. Ma in realtà, essa  si situa entro i due  “fattori contraddittori: 1) la  politica estera totalmente antirussa del Deep State nel contesto della NATO e situazione europea; 2) i sentimenti e  la  posizione di Trump in rapporto alla politica populista,  specialmente riguardo  alle politiche migratorie, “sempre più importanti vie via che si avvicinano le  presidenziali del 2020”   e  che lo avvicinano a Salvini.

Macron è diventato il Pinochet della UE

Da una parte, “si può ritenere che gli italiani prendano un rischio troppo grande”, mettendosi contro la NATO “dove  essere allineati è di rigore” e  la UE dominata da gente come Macron, che ha bollato l’Italia di “lebbra nazionalista”. D’altra parte l’Italia è “in  Europa il paese preferito da Bannon,  e la posizione anti-UE di Salvini e Di Maio non può che piacere a Trump.  In questo senso l’Italia non è affatto isolata”.
“Più Europa”
Aggiungiamo la crisi interna in Francia con l’irriducibile insurrezione dei Gilet Gialli , che Macron ha ordinato di reprimere con la violenza ed il sangue – e lo rendono una specie di Pinochet europeo, imbarazzante anche per Berlino.
La mano strappata dagli sgherri  di Pinochet,  volevo dire di Maduro, – pardon, di Putin – mi correggo, di Macron.

Sanchez è alle corde

Aggiungiamo il risveglio nazionale della Spagna. A Madrid l’enorme manifestazione –  dove Vox   (la destra vera sovranista) è  stata unita al Partito Popular (centro moderato) e ai Ciudadanos  (“grillini”, diciamo)  –  e ha fatto scendere in  piazza oltre 200 mila spagnoli , con la bandiera nazionale,  che hanno chiesto:   1) elezioni  anticipate, visto che Sanchez (il cocco europeista amato da Bruxelles e da Merkel,che gli consente di sforare tutti deficit ben oltre il 3%) governa con la minoranza,  quindi non ha la dovuta legittimità per fare  questo che ha provato a fare, ossia accontentare i separatismi catalani, da cui, 2) l’apposizione popolare contro il separatismo catalano e per l’unità della nazione – tema tremendamente nazionalista e sovranista.

Insomma il cosiddetto “europeismo” non potrebbe essere a livello più basso, in senso morale ancor prima che come deficit di democrazia , rivelando la sua fibra di inciviltà e despotismo oligarchico.

Merkel appoggia Orbàn!

E non basta ancora: Angela Merkel, improvvisamente, ha fatto un grosso favore a Orbàn – sostenendolo contro “l’Europa”  di Bruxelles.  L’eurocrazia ha cercato di ottenere una  condanna del governo ungherese, colpevole di aver sloggiato da Budapest la “università”  di Soros e le ONG pagate con soldi stranieri; anzi, non una condanna , ma una damnatio, una demonizzazione liquidatoria orwelliana: la definizione dello stato magiaro come  solo “parzialmente libero”, ossia sotto il dominio di un quasi-dittatore: contro cui scagliare con piena coscienza “umanitaria”  sanzioni devastanti.  Per  queste operazioni, la UE  ha sempre potuto contare sulla unanimità degli stati membri. Stavolta essendo  la condanna totalitaria impossibile (perché il Gruppo di Visegrad sta con Orbàn),   l’euro-oligarchia era sicura almeno del blocco tedesco, il più vasto, potente e intimidatorio.
Invece la Merkel – insuperabile nel sentire l’aria che tira – ha addirittura telefonato ad Orbàn per dichiararsi d’accordo con lui- e persino, udite udite, sulla sua politica migratoria di rifiuto di prendersi le quote di  clandestini.  Questo  voltafaccia ha suscitato una marea di critiche fra gli europeisti contro la Cancelliera. E difatti cosa spiega questo suo voltafaccia? Niente di particolarmente nobile:  il magiaro partito Fidesz è pur sempre dentro il PPE, ed espellerlo avrebbe indebolito il PPE nel numero di voti al  parlamento europeo, mentre questo partito ha bisogno di essere forte e “grosso” in vista delle affermazioni degli anti-UE.
Grasset aggiunge  una nota sul rapporto fra Italia e Polonia: “La  Polonia, nel suo storico e primario odio anti-russo, non può che opporsi con  tutte le sue forze all’avvicinamento fra Roma e Mosca.  Ma  è altrettanto vero  che la Polonia è, a causa della sua politica sulle  migrazioni e il suo sovranismo,  isolata nel seno della UE, viene aggredita dagli eurocrati,  e non ha migliore alleato che l’Italia, essendo l’Italia la miglior garanzia contro  il suo isolamento in seno alla UE…”.
Un perfetto, ossia complicatissimo, gioco  di scacchi si è formato sulla scacchiera . In cui i russi sono campioni, si sa. E noi?
La mia conclusione  per il momento è questa. Che l’Unione Europea è in una fase di così profonda e completa de-legittimazione, di sgretolamento politico e morale, è ormai così evidentemente incivile,  che “qualsiasi”  azione “populista” e “sovranista” diventa un successo.  Non per merito dei sovanisti, ma della sua mostruosa natura.   Il punto è – come ha scrito New Statesman,  la rivista  britannica della sinistra seria:

La crisi irrisolta della zona euro mette a repentaglio tutti noi

 L’ostinazione della Germania per l’austerità e il suo rifiuto di sostenere la riforma fondamentale dell’euro è sconsideratamente compiacente. 
Dico “qualsiasi” politica anti-UE  vince: anche  una politica estera  fatta per caso e secondo pancia,  come l’appoggio a Maduro che ci aliena Washington, anche la visita di Salvini a Netanyahu  contro Hezbollah che ci alienerebbe  Mosca,  anche “isolamento in Europa” giocano, in questo momento, a nostro favore.   Persino la proposta (gridata ma non attuata ) di Salvini di “azzerare i vertici di Bankitalia”  viene percepita all’estero, negli ambienti trumpiani, come  determinata da una audace  e limpida  visione. E financo la maleducazione, le sbavature,  le gaffes   dei nostri vengono percepite così da belga-francese Grasset:  nei rapporti italiani con Macron “la brutalità è feconda,  i due vicepremier italiani Salvini e Di Maio maneggiano la comunicazione senza  i guanti, ma non  senza efficacia: la  loro brutalità fa parte della loro tattica di comunicazione”.  La mancanza di stile ha “creato uno stile”.  Made in Italy .
Insomma abbiamo il successo e la vittoria a portata di mano. Salvo guastarla con il pressapochismo italiota. Già vedo lo stato maggiore del M5S farsi prendere  dal terrore perché ha perso voti nella Marche, e magari stanno  pensando di mandare a carte quarantotto tutto, mettendosi contro la Lega  che “glieli ha rubati”. Si mettessero l’anima in pace, fossero capaci di una  modesta analisi: metà degli italiani che ci hanno votato, l’hanno fatto perché credevano di votare un  partito diverso. E ciò perché noi abbiamo tenuto i  piedi in due scarpe, abbiamo fatto sperare tutto a tutti,  ed ora ne abbiamo delusi una metà. E’ ovvio e normale.---

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