di Marco Travaglio del 21 febbraio 2019
Questi 5Stelle, per dirla alla francese, hanno più culo che anima. Da qualche giorno molti elettori, militanti, iscritti e persino parlamentari sdegnati per il voto salva-Salvini cominciavano a guardarsi intorno alla ricerca di qualcosa o qualcuno che rappresenti i valori dell’uguaglianza e della legalità.
E, visto che la destra di Salvini&B. vi è antropologicamente allergica, lo cercavano nel centro-sinistra. Poi hanno rivisto il Pd e, inorriditi, stanno precipitosamente rientrando all’ovile.
Il Pd è alla vigilia delle primarie che dovrebbero dargli un nuovo segretario, un nuovo gruppo dirigente e una nuova linea politica. Dunque i tre candidati in lizza – Zingaretti, Martina e Giachetti – dovrebbero scontrarsi sulle idee, possibilmente nuove e diverse, per offrire agli iscritti qualche buon motivo per votarli. Invece nulla di tutto questo.
In questi giorni il Pd si divide solo fra chi insulta i giudici di Firenze che hanno osato arrestare i genitori di Renzi per due bancarotte fraudolente e mezza, 65 false fatture e 1 milione di euro sottratto al fisco, e si ergono a Tribunale del Riesame Aggiunto per giudicare un arresto chiesto dai pm e disposto dal Gip; e chi tace, cioè acconsente.
Giachetti attacca i giudici...
(“Se non fossero i genitori di Renzi, sarebbero liberi. La pensavo come Berlusconi già vent’anni fa per riformare la giustizia contro lo strapotere dei pm”), con i suoi supporter renziani che gridano sobriamente al “colpo di Stato”.
Martina invece critica i giudici (“Ho dei dubbi sulla dinamica e la tempistica degli arresti”), con tutti i suoi fan diversamente renziani. Al contrario, Fassino trova che sia “a rischio lo Stato di diritto e non si può restare inerti”, intanto nella dodicesima reincarnazione appoggia Zingaretti. Il quale, diciamolo, non lo meritava.
Ma, invece di zittire i pidini posseduti da B. e difendere i magistrati aggrediti, come fanno solitari Orlando e Verini, anche per poter rivendicare un minimo di coerenza sul voto anti-Salvini nel caso Diciotti, Zingaretti tace: né con gli arrestati né con i giudici, come pure Gentiloni, Minniti, Franceschini &C.
Calenda, che appoggia Calenda, dà “piena solidarietà a Renzi”.
Calenda, che appoggia Calenda, dà “piena solidarietà a Renzi”.
Poi c’è Renzi, il caso umano, che parla come B.. Delira di giustizia “a orologeria” e “provvedimento abnorme” (in effetti uno normale, con quelle accuse, sarebbe in galera e non a casa sua a insultare i giudici su Facebook, come fa impunemente il babbo in un paese dove un sacco di detenuti a domicilio finiscono in cella anche se comunicano sui social con un solo like). Intima a tutti “basta processi sul web” (a parte quelli che scatenano lui e i suoi fan contro i giudici).
Si congratula col Gip “per il capolavoro mediatico dell’arresto di due settantenni alle 7 di sera (orario notoriamente sconveniente per gli arresti, ndr) e per l’oscuramento del voto dei 5Stelle” su Salvini (e se i giudici avessero scelto proprio lunedì sera, visto che la richiesta dei pm pendeva dal 28 ottobre, per oscurare col voto M5S l’arresto dei suoi?).
Spiega che “se non avessi fatto politica tutto questo non sarebbe successo” (cioè i suoi sono ai domiciliari perché sono i suoi, non per quello che han fatto). E invita i magistrati a non fare “i vigliacchi mettendo in mezzo la mia famiglia” e a “prendersela con me” (c’è forse qualcosa che non sappiamo di lui e che vuole confessare?).
Ce n’è abbastanza, per i malpancisti e i dissidenti 5Stelle, per farsi due conti e dire: ma dove andiamo? E soprattutto: con chi? Restiamo nel Movimento e battiamoci per restituirlo ai valori originari e riportarlo nei binari tracciati dalla legge Spazzacorrotti.
Magari partendo da una campagna per attuare un punto inevaso del Contratto di governo: le manette agli evasori, cioè una riforma che finalmente alzi le pene per i reati fiscali e abbassi o azzeri le soglie di impunità (quelle innalzate a dismisura da Renzi mentre le società dei genitori, secondo l’accusa, sottraevano al fisco centinaia di migliaia di euro).
Ma poniamo il caso che qualche ex elettore del Pd che aveva votato M5S fosse ancora tentato di tornare indietro. Ieri il noto sfollagente Matteo Orfini s’è incaricato di respingerlo sull’uscio. La sua intervista-corpo a corpo con Alessandro De Angelis sull’Huffington Post è il reperto di un’epoca e il referto di un medico legale.
Intanto, leggendola, si scopre una notizia sensazionale: Orfini, con tutti i fiaschi che ha collezionato, è ancora “presidente del Pd”. Come diceva Totò, il talento va premiato.
Il noto giureconsulto spiega che “il provvedimento giudiziario verso la famiglia Renzi è assolutamente sproporzionato rispetto ai fatti”, il che uccide “la democrazia liberale” perché hanno arrestato i genitori di Renzi accusati di creare società, intestarle a prestanome, svuotarle e chiuderle da una decina d’anni e chissà per quanti altri se non li avessero fermati. E questo perché – illustra il nuovo Carnelutti – “c’è un utilizzo sproporzionato di una misura che viene non a caso applicata in questa occasione ma non in centinaia di provvedimenti analoghi. E questo lo rende grave”.
Cioè: gli risulta che, per bancarotta fraudolenta (reato punito fino a 22 anni di carcere perfino in Italia, per non parlare delle vere “democrazie liberali” che ti ficcano dentro e buttano la chiave), non si arresti mai nessuno se non è parente di Renzi.
Ergo “questo arresto è allucinante in uno Stato di diritto”. Ma, beninteso, “io difendo la magistratura, anche da se stessa”. È quello che ha sempre detto anche B.: lui, bontà sua, non ce l’ha con tutti i magistrati, ma si limita ad avercela con quelli che indagano su di lui, gli amici e i parenti suoi; tutti gli altri gli piacciono un sacco.
Ora noi non abbiamo consigli per il processualpenalista Orfini.
Ma una curiosità sì: ha mai provato con un esorcista?
Ma una curiosità sì: ha mai provato con un esorcista?
“CHIAMATE L’ESORCISTA” di Marco Travaglio sul Il Fatto Quotidiano del 21 febbraio 2019
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