“Caso Diciotti. Una consultazione on line per stabilire se il potere legislativo deve consegnare il potere esecutivo al potere giudiziario” (Bruno Vespa). Ben detto, bisogna riconoscerlo: scolpisce l’aberrazione del cosiddetto “voto” sulla cosiddetta Piattaforma Rousseau, senza alcun controllo terzo sulla sua regolarità, dove – sulla parola – un tal Casaleggio ci ha assicurato che sì, per questa volta, 59 contro 41, il potere legislativo non consegnerà il potere esecutivo al potere giudiziario.
Ma che dire della cultura politica dei piddini? Nello stesso momento scherniscono e insultano i grillini perché non hanno consegnato Salvini a un giudice palesemente di parte – essi giudicano di parte, “giustizia a orologeria” , “coincidenza sospetta” l’arresto dei genitori di Renzi. Sospettano che sia per distrarre dal voto grillino sul caso Diciotti e la salvazione di Salvini. Usano gli stessi argomenti usati da Berlusconi e dai suoi forzitalioti quand’era sotto la mitraglia di decine di processi, e loro replicavano che la magistratura va rispettata che ci si difende “nel” processo, non “dal” processo, che le sentenze non si discutono….
Vero è che i genitori di Renzi sono “due cittadini settantenni incensurati” e che la detenzione preventiva è – sempre – una abnormità politica e morale, perché punisce per un reato che deve essere ancora provato, persone innocenti dunque fino a prova contraria. Strano però che questo argomento non è parso decisivo ai piddini nei lunghi anni in cui le procure colpivano i democristiani, Craxi e i craxiani fino a eliminare per loro ogni avversario politico; e ancor meno quando su Berlusconi, allora temibile oppositore, s’è rovesciata la grandinata di centinaia di processi.
Guarda un po’ oggi Renzi (e i suoi nel PD) dice:...
“Se qualcuno pensa che si possa utilizzare la strategia giudiziaria per eliminare un avversario dalla competizione politica sappia che sta sbagliando persona”. Ma come? Dubita della oggettività di un magistrato? Mette in dubbio che agisca per purissimo senso di giustizia ed unicamente in ossequio alla obbligatorietà della legge penale? Ma questo è mancare di rispetto alla sacra magistratura!
Però invece certo, per lui e compari bisognava che i grillini lasciassero processare il ministro dell’Interno del loro governo per un reato da bandito del Soprammonte – sequestro di persona – perché lì non c’era alcuna faziosità. Nel caso specifico, il ministro dell’Interno ha vietato che scendessero dalla nave persone prive di passaporto ed altro documento : cosa che le guardie di frontiera fanno regolarmente in ogni porto ed aeroporto. Ma in quel caso Salvini deve essere giudicato perché “è un razzista”, è “disumano” come ha detto in tv il sindaco di Napoli, che è un ex magistrato…
Ex, poi? Magari in aspettativa. In ogni altro paese civile la magistratura è un ordine rigidamente separato dalla politica: qui da noi, un procuratore si presenta alle elezioni come e quando vuole, resta in aspettativa dall’ordine giudiziario per decenni, ritorna in magistratura quando gli pare dopo aver fatto il politico di parte, di fazione. E giudica avversari politici.
Renzi: “Se non fossero stati i miei genitori, non sarebbe successa questa cosa”. Come osa? Sta insinuando che un sacro magistrato sta colpendo i padri per colpire il figlio? Ma si rende conto dell’enormità? E’ quasi da “aprire un fascicolo” per diffamazione dell’ordine .
Matteo Renzi, dopo questo fulmine, è impossibilitato a strillare contro i grillini che “venendo meno ai loro principi” (!) hanno sottratto Salvini al processo – lui non può, ma i suoi compagni di partito mica si fanno scrupolo: insomma agitano le ideali manette, mentre contemporaneamente deplorano “le manette ai genitori”. Usando gli stessi argomenti che ritorcevano contro Berlusconi, e prima ancora contro Craxi e Andreotti o Forlani, o contenti quando “il pool di Milano” sbatteva in galera per estorcere confessioni po chiamate di correo, Di Pietro gridava “Io quello lo sfascio!”, e Borrelli si proponeva al capo dello Stato (Scalfaro) come capo di un governo di magistrati, se lui lo chiamava. Fu un golpe, ma nessun partito politico obiettò, tanto meno il Pci poi PDS e ora PD, perché quel modo di fare giustizia lo favoriva – certo, nella misura in cui il partito stesso si adattava a restare il “collaboratore di giustizia” per cui aveva ottenuto “il trattamento premiale” di non essere indagato sul serio.
La volta che, di rado, il metodo usato contro Craxi, Andreotti, Berlusconi, sfiora uno di loro, eccoli ripetere gli argoment per i quali schernivano gli altri: giustizia a orologeria, complotto, abnormità di parte.
Sarà sempre così, cari italiani. Perché il mondo politico si è messo nelle mani del partito dei magistrati fino a lasciare ai PM un potere ispettivo sulla società, la politica e l’amministrazione, come fosse normale che la magistratura giudichi tutti senza essere giudicabile da alcuno. I grillini, che sono gli ultimi arrivati, barbari non educati alla civiltà, lo trovano normalissimo infatti.
Ma l’auto-dichiarazione dei giudici di essere “al disopra delle parti” – nota Mauro Mellini – non è solo menzognera; è in sé “allarmante e pericolosa, perché significa negare la legittimità agli altri (partiti o persone) di porsi come parte, di parteggiare e di confrontarsi con altre parti – significa cioè negare la dialettica della libertà”.
E’ per questa pretesa che un giudice può incriminare Salvini per aver vietato lo sbarco a individui senza documenti; egli ha preso una decisione “di parte”, dunque “inferiore” e soggetta al giudizio di un qualunque magistrato, che si sente e si situa “sopra le parti”. Ciò è, puramente e semplicemente, negare la sovranità popolare che si è espressa democraticamente, di prendere decisioni “di parte”. Queste decisioni possono essere sagge o imprevidenti, buone o no; ma per il giudice, sono “illegittime” e punibili per legge.
Questa è l’aberrante sistema a cui i grillini hanno dato la loro adesione, perfino senza saperlo. Metter Salvini nelle mani dei giudici, significa mettersi loro stressi sotto i loro stivali,riconoscerle l’indebito potere antidemocratico che si sono presi con Mani Pulite.
La soluzione? Era stata data dal popolo italiano coi referendum: separazione delle carriere (fra accusatori e giudicanti) e responsabilità civile dai magistrati, che pagassero un prezzo per i loro errori.
Queste chiare volontà popolari non sono stati attuate. I partiti – tutti, nessuno escluso – non hanno dato seguito. Per viltà e paura dei giudici. E qualcosa di peggio: per attuare provvedimenti che avrebbero scatenato su di loro la rappresaglia del corpo giudiziario, avrebbero dovuto agire in modo assolutamente bi-partisan. Con una chiara coscienza che si trattava di riconquistare la libertà politica da cui l’insieme dei partiti (Anche quello che ne aveva goduto) s’erano lasciati togliere. Non l’hanno fatto. Non lo faranno mai. E appena i giudici vorranno arrestare uno dei loro, strilleranno che è giustizia ad orolgeria, mentre quando arrestano un avversario, che deve sotto porsi al giudizio, che ci si difende “nel” processo e non “dal processo”, che deve rinunciare all’”immunità” – immunità che (qualcuno li avverta) non esiste più, perché il “parlamento degli inquisiti” ai tempi di Mani pulite votò per abolire l’autorizzazione a procedere – all’unanimità. Salvo uno, Vittorio Sgarbi. Il solo capace del beau geste.
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