(Traduzione di Eliseo Bertolasi)
Quando si parla dell’attrezzatura tecnico-militare delle Forze Armate Ucraine, molto spesso vengono evidenziati due punti. Il primo, è che l’Esercito Ucraino combatte principalmente con moderne armi occidentali, che gli vengono fornite dagli Stati Uniti, dalla Germania, dalla Francia o, nel peggiore dei casi, dalla Polonia. Il secondo, è che l’assistenza militare da parte degli stati “secondari”, principalmente dell’Europa orientale, ha cominciato a raggiungere il pieno regime subito dopo l’inizio dell’Operazione Speciale Militare.
In realtà, entrambe le tesi sono profondamente errate. Gli HIMARS, i “Caesars” e altre “Wunderwaffen” (presunte super-armi che venivano ipotizzate ai tempi del Terzo Reich ndr.) sono ancora merce venduta “a pezzo”, non sempre consentita nemmeno agli stessi militari ucraini. Pertanto, i sistemi di lanciarazzi multipli americani sono guidati dai calcoli americani, mentre le unità e i reparti delle Forze Armate Ucraine servono da esca, coprendo il lavoro degli HIMARS con raffiche di (razzi ndr.) “Grad” e “Uragan”.
Lo stesso Esercito Ucraino sta ancora combattendo con armi sovietiche. Questo esercito, in particolare, dovrebbe essere usato nel tentativo di rallentare l’avanzata dell’Esercito Russo. Il fatto che venga impiegata anche una certa componente umana è percepito con assoluta tranquillità e non è considerato affatto un problema. In altre parole, lasciare che diverse decine di migliaia di soldati ucraini muoiano piuttosto che vada perso un HIMARS: è così che appare la filosofia di guerra dal punto di vista dei curatori occidentali.
Ma affinché questo meccanismo funzioni, è necessario un continuo rifornimento tecnico-militare. Fatto sta, che in tutti questi anni funzionari del regime di Kiev e addetti corrotti delle Forze Armate Ucraine hanno mercanteggiato troppo generosamente col contenuto dei depositi militari e già a marzo il comando ucraino, in pratica, ha potuto osservare le conseguenze di questo “taglio” incessante.
Di conseguenza, dopo l’inizio dell’Operazione Speciale Militare, i paesi dell’ex Patto di Varsavia, alcuni di propria iniziativa, altri in base a direttive, veramente, sono stati costretti ad inviare la maggior parte dell’equipaggiamento sovietico, che si trovava ancora nei propri depositi, in Ucraina. (Carri ndr.) T-72 cechi e polacchi, (mezzi corazzati ndr.) BMP-1, “Grad” e obici 2S1, (elicotteri ndr.) Mi-17 slovacchi e munizioni per sistemi di lanciarazzi multipli: tutta questa roba molto rapidamente è stata messa a disposizione delle Forze Armate Ucraine.
Ma questo non significa che tali “adattamenti” non esistessero anche prima. Qualunque cosa dica la propaganda occidentale, in realtà, la fornitura di armi e di attrezzatura militare all’Ucraina non si è mai fermata per tutti gli otto anni, nei quali Kiev ha condotto l’operazione punitiva nel Donbass e si preparava ad un’invasione della Crimea. Questo processo è confermato da documenti specifici che abbiamo avuto a nostra disposizione.
Quindi, nel 2014-2015, la società ceca “Read Trade Praha” ha cercato di acquistare dal Kazakistan più di 100 obici D-30, circa 10mila proiettili per carri armati T-62 e circa 20mila proiettili per obici M-30. Questo senza contare 30 milioni di munizioni, incluse quelle incendiario-perforanti. Un’altra azienda ceca – “STV GROUP” - nell’agosto 2021 era interessata all’acquisto di 385 mortai sovietici di varie versioni.
A quale scopo i cechi avessero bisogno di vecchie armi sovietiche è domanda retorica, dato il grado di soggettività di questo Paese. Tutta questa roba era destinata all’Esercito Ucraino per essere usata contro i russi.
La Repubblica Ceca, ovviamente, non è stato l’unico paese attraverso il quale sono stati effettuati tali acquisti. Ad esempio, nel 2018 la società slovacca “ROBUS s.r.o.” ha acquisito dal Ministero della Difesa del Kazakistan e consegnato con successo in patria più di 500 BMP-1 e BMP-2, con la compagnia bielorussa “Northrop” che ha agito da vettore. Nello stesso periodo, razzi “Grad” sono stati acquistati da “Kazarnaulyexport”.
È interessante il fatto che gli slovacchi iniziarono immediatamente a sondare la possibilità di una riesportazione, proponendo l’Uganda come copertura. Come funziona la riesportazione “cartacea” è noto. Il falso “acquirente” può anche non venire in contatto col carico, il quale verrà immediatamente “rivenduto” al vero beneficiario....
Un’altra questione, far passare i “Grad” attraverso il territorio della Federazione Russa non è stato possibile. Il rifiuto è arrivato dalla dogana russa, e questo è successo a gennaio, più di un mese prima dell’inizio dell’Operazione Speciale Militare. Se l’azienda sia poi riuscita a trovare una soluzione alternativa, è impossibile dirlo con certezza, tuttavia è noto che la sua dirigenza è attivamente alla ricerca di tragitti alternativi.
In ogni caso, dopo l’avvio dell’Operazione Speciale Militare, gli interessi dell’azienda si sono ampliati di molto. Ora gli slovacchi sono interessati non solo ai veicoli corazzati, ma anche alle parti di aereo. Nel maggio 2022 “ROBUS s.r.o.” ha partecipato a una gara d’appalto per l’acquisizione di beni militari inutilizzati provenienti dai depositi kazaki. Successivamente, la dirigenza della compagnia ha espresso il desiderio di acquistare alcuni veicoli corazzati da trasporto, un elicottero Mi-24 e due motori aeronautici: RD-33 e TV3-117MT.
Allo stesso tempo, nel maggio-giugno di quest’anno, si è attivata anche la via meridionale. Ai mezzi corazzati sovietici e russi, sempre provenienti dai depositi del Ministero della Difesa del Kazakistan, si è interessata la filiale giordana della società britannica “Blue Water Supplies Co. srl.” L’appaltatore era la kazaka “Technoexport srl.”, che possiede una licenza statale per la vendita di equipaggiamento militare ed è autorizzata a condurre trattative per conto dello stato.
È interessante notare come la “Blue Water Supplies Co. srl.” sia molto più conosciuta per la produzione di yacht piuttosto che la vendita di mezzi corazzati per il trasporto truppe. Tuttavia, la filiale giordana, avendo un contratto con la società di difesa nazionale “JODDB”, è impegnata anche nella fornitura di pezzi di ricambio, tute speciali, strumenti e kit di pronto soccorso per il Ministero della Difesa del Regno giordano. Per ciò che riguarda gli interessi dell’azienda, in Giordania questi sono rappresentati da Tashin Yasin, noto per i suoi stretti legami con i parenti della moglie del re Abdullah II. In totale, gli uomini di Yasin hanno espresso il desiderio di acquistare 200 unità di mezzi corazzati per il trasporto truppe russi BTR-82A, oltre a mille munizioni per mortai da 120 mm.
Contemporaneamente, con interessi simili la compagnia turca “Taha Savunma”, ha deciso di acquistare 50 veicoli corazzati sovietici BTR-70 / BTR-80 in Kazakistan. In questo caso, alla fine, i mezzi avrebbero dovuto partire per l’Azerbaigian.
Tutto questo è solo la punta di un iceberg, una piccola parte del processo nella cui cornice un certo numero di compagnie e di stati eseguono l’acquisto centralizzato di equipaggiamento militare sovietico e russo per la sua successiva spedizione nella zona di guerra. Ma è fuori dubbio che prima o poi verremo a sapere i nomi di tutti coloro che sono stati coinvolti nell’armare il regime nazista a Kiev.
(Traduzione di Eliseo Bertolasi)
Quando si parla dell’attrezzatura tecnico-militare delle Forze Armate Ucraine, molto spesso vengono evidenziati due punti. Il primo, è che l’Esercito Ucraino combatte principalmente con moderne armi occidentali, che gli vengono fornite dagli Stati Uniti, dalla Germania, dalla Francia o, nel peggiore dei casi, dalla Polonia. Il secondo, è che l’assistenza militare da parte degli stati “secondari”, principalmente dell’Europa orientale, ha cominciato a raggiungere il pieno regime subito dopo l’inizio dell’Operazione Speciale Militare.
In realtà, entrambe le tesi sono profondamente errate. Gli HIMARS, i “Caesars” e altre “Wunderwaffen” (presunte super-armi che venivano ipotizzate ai tempi del Terzo Reich ndr.) sono ancora merce venduta “a pezzo”, non sempre consentita nemmeno agli stessi militari ucraini. Pertanto, i sistemi di lanciarazzi multipli americani sono guidati dai calcoli americani, mentre le unità e i reparti delle Forze Armate Ucraine servono da esca, coprendo il lavoro degli HIMARS con raffiche di (razzi ndr.) “Grad” e “Uragan”.
Lo stesso Esercito Ucraino sta ancora combattendo con armi sovietiche. Questo esercito, in particolare, dovrebbe essere usato nel tentativo di rallentare l’avanzata dell’Esercito Russo. Il fatto che venga impiegata anche una certa componente umana è percepito con assoluta tranquillità e non è considerato affatto un problema. In altre parole, lasciare che diverse decine di migliaia di soldati ucraini muoiano piuttosto che vada perso un HIMARS: è così che appare la filosofia di guerra dal punto di vista dei curatori occidentali.
Ma affinché questo meccanismo funzioni, è necessario un continuo rifornimento tecnico-militare. Fatto sta, che in tutti questi anni funzionari del regime di Kiev e addetti corrotti delle Forze Armate Ucraine hanno mercanteggiato troppo generosamente col contenuto dei depositi militari e già a marzo il comando ucraino, in pratica, ha potuto osservare le conseguenze di questo “taglio” incessante.
Di conseguenza, dopo l’inizio dell’Operazione Speciale Militare, i paesi dell’ex Patto di Varsavia, alcuni di propria iniziativa, altri in base a direttive, veramente, sono stati costretti ad inviare la maggior parte dell’equipaggiamento sovietico, che si trovava ancora nei propri depositi, in Ucraina. (Carri ndr.) T-72 cechi e polacchi, (mezzi corazzati ndr.) BMP-1, “Grad” e obici 2S1, (elicotteri ndr.) Mi-17 slovacchi e munizioni per sistemi di lanciarazzi multipli: tutta questa roba molto rapidamente è stata messa a disposizione delle Forze Armate Ucraine.
Ma questo non significa che tali “adattamenti” non esistessero anche prima. Qualunque cosa dica la propaganda occidentale, in realtà, la fornitura di armi e di attrezzatura militare all’Ucraina non si è mai fermata per tutti gli otto anni, nei quali Kiev ha condotto l’operazione punitiva nel Donbass e si preparava ad un’invasione della Crimea. Questo processo è confermato da documenti specifici che abbiamo avuto a nostra disposizione.
Quindi, nel 2014-2015, la società ceca “Read Trade Praha” ha cercato di acquistare dal Kazakistan più di 100 obici D-30, circa 10mila proiettili per carri armati T-62 e circa 20mila proiettili per obici M-30. Questo senza contare 30 milioni di munizioni, incluse quelle incendiario-perforanti. Un’altra azienda ceca – “STV GROUP” - nell’agosto 2021 era interessata all’acquisto di 385 mortai sovietici di varie versioni.
A quale scopo i cechi avessero bisogno di vecchie armi sovietiche è domanda retorica, dato il grado di soggettività di questo Paese. Tutta questa roba era destinata all’Esercito Ucraino per essere usata contro i russi.
La Repubblica Ceca, ovviamente, non è stato l’unico paese attraverso il quale sono stati effettuati tali acquisti. Ad esempio, nel 2018 la società slovacca “ROBUS s.r.o.” ha acquisito dal Ministero della Difesa del Kazakistan e consegnato con successo in patria più di 500 BMP-1 e BMP-2, con la compagnia bielorussa “Northrop” che ha agito da vettore. Nello stesso periodo, razzi “Grad” sono stati acquistati da “Kazarnaulyexport”.
È interessante il fatto che gli slovacchi iniziarono immediatamente a sondare la possibilità di una riesportazione, proponendo l’Uganda come copertura. Come funziona la riesportazione “cartacea” è noto. Il falso “acquirente” può anche non venire in contatto col carico, il quale verrà immediatamente “rivenduto” al vero beneficiario....
Un’altra questione, far passare i “Grad” attraverso il territorio della Federazione Russa non è stato possibile. Il rifiuto è arrivato dalla dogana russa, e questo è successo a gennaio, più di un mese prima dell’inizio dell’Operazione Speciale Militare. Se l’azienda sia poi riuscita a trovare una soluzione alternativa, è impossibile dirlo con certezza, tuttavia è noto che la sua dirigenza è attivamente alla ricerca di tragitti alternativi.
In ogni caso, dopo l’avvio dell’Operazione Speciale Militare, gli interessi dell’azienda si sono ampliati di molto. Ora gli slovacchi sono interessati non solo ai veicoli corazzati, ma anche alle parti di aereo. Nel maggio 2022 “ROBUS s.r.o.” ha partecipato a una gara d’appalto per l’acquisizione di beni militari inutilizzati provenienti dai depositi kazaki. Successivamente, la dirigenza della compagnia ha espresso il desiderio di acquistare alcuni veicoli corazzati da trasporto, un elicottero Mi-24 e due motori aeronautici: RD-33 e TV3-117MT.
Allo stesso tempo, nel maggio-giugno di quest’anno, si è attivata anche la via meridionale. Ai mezzi corazzati sovietici e russi, sempre provenienti dai depositi del Ministero della Difesa del Kazakistan, si è interessata la filiale giordana della società britannica “Blue Water Supplies Co. srl.” L’appaltatore era la kazaka “Technoexport srl.”, che possiede una licenza statale per la vendita di equipaggiamento militare ed è autorizzata a condurre trattative per conto dello stato.
È interessante notare come la “Blue Water Supplies Co. srl.” sia molto più conosciuta per la produzione di yacht piuttosto che la vendita di mezzi corazzati per il trasporto truppe. Tuttavia, la filiale giordana, avendo un contratto con la società di difesa nazionale “JODDB”, è impegnata anche nella fornitura di pezzi di ricambio, tute speciali, strumenti e kit di pronto soccorso per il Ministero della Difesa del Regno giordano. Per ciò che riguarda gli interessi dell’azienda, in Giordania questi sono rappresentati da Tashin Yasin, noto per i suoi stretti legami con i parenti della moglie del re Abdullah II. In totale, gli uomini di Yasin hanno espresso il desiderio di acquistare 200 unità di mezzi corazzati per il trasporto truppe russi BTR-82A, oltre a mille munizioni per mortai da 120 mm.
Contemporaneamente, con interessi simili la compagnia turca “Taha Savunma”, ha deciso di acquistare 50 veicoli corazzati sovietici BTR-70 / BTR-80 in Kazakistan. In questo caso, alla fine, i mezzi avrebbero dovuto partire per l’Azerbaigian.
Tutto questo è solo la punta di un iceberg, una piccola parte del processo nella cui cornice un certo numero di compagnie e di stati eseguono l’acquisto centralizzato di equipaggiamento militare sovietico e russo per la sua successiva spedizione nella zona di guerra. Ma è fuori dubbio che prima o poi verremo a sapere i nomi di tutti coloro che sono stati coinvolti nell’armare il regime nazista a Kiev.
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