martedì 5 gennaio 2021

DEPOSITO DEI RIFIUTI NUCLEARI, LA SCELTA PIÙ IMPOPOLARE Individuate 67 aree idonee in 7 Regioni. Parte l’iter con la consultazione, attese scintille

 


PS:...una domanda al Governo: <<...dove sono o da dove arriveranno  tali rifiuti radiottivi, considerato che da noi in Italia non ci sono siti nucleari...>>. Grazie

umberto marabese

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Parte l'iter sul deposito di rifiuti radioattivi, individuate 67 aree idonee in 7 Regioni

Il sottosegretario all'Ambiente Roberto Morassut: "Forte assunzione di responsabilità da parte del Governo".

È forse una delle scelte più delicate e impopolari che un Governo possa trovarsi davanti: scegliere il territorio più adatto per il deposito di rifiuti radioattivi. Ogni tentativo recente è stato accompagnato da proteste delle comunità locali. Ora dopo diversi anni la Sogin, società statale responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi, ha individuato 67 aree potenzialmente idonee sul territorio nazionale in 7 Regioni italiane.

 

È stata pubblicata la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) per la “realizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e del parco tecnologico, che permetterà di sistemare in via definitiva i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attivita”, annuncia è Ministero dell’Ambiente che, insieme al Ministero dello Sviluppo Economico, ha dato il nulla osta. Attualmente i rifiuti radioattivi sono stoccati in una ventina di siti provvisori, che non sono idonei ai fini dello smaltimento definitivo.

La Basilicata, una delle sette regioni interessate, ha già fatto sapere che  “si opporrà con tutte le sue forze ad ogni ipotesi di ubicazione nel proprio territorio del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”. Il presidente regionale Vito Bardi, insieme all’Assessore all’Ambiente Gianni Rosa, hanno denunciato il fatto di “non essere stati informati e ribadiamo la nostra contrarietà a questa scelta, certi di interpretare il comune sentire del popolo lucano che come è noto a tutti ha già manifestato questo orientamento, in maniera composta ma decisa, 17 anni fa quando fu indicato il sito di Scanzano Jonico”, hanno detto.

Dello stesso avviso anche il deputato e coordinatore regionale di Forza Italia in Sardegna, Ugo Cappellacci: “Il 97% dei sardi ha già detto no al deposito nazionale delle scorie radioattive nell’isola”, ha detto riferendosi al referendum che aveva indetto nel 2011, quando era presidente regionale. Nessuno osi violare la volontà di un popolo, espressa democraticamente. Siamo pronti a dare battaglia dentro e fuori dal palazzo contro un’ipotesi che respingiamo con sdegno perchè non accettiamo l’idea che la nostra terra sia vista come la destinazione di qualsiasi scelta o carico scomodo da scaricare sulla collettività”. “Il governo”, avverte, “sappia che ci opporremo a con tutte le nostre forze a decisioni antidemocratiche, ingiuste e inaccettabili”.

LE AREE.  I luoghi idonei per il deposito nazionale delle scorie nucleari si trovano in Piemonte con 8 aree tra le province di Torino e Alessandria (Comuni di Caluso, Mazzè, Rondissone, Carmagnola, Alessandria, Quargento, Bosco Marengo e così via); Toscana-Lazio con 24 aree tra Siena, Grosseto e Viterbo (che comprendono i Comuni di Pienza, Campagnatico, Ischia e Montalto di Castro, Canino, Tuscania, Tarquinia, Vignanello, Gallese, Corchiano); Basilicata-Puglia con 17 aree tra Potenza, Matera, Bari, Taranto (Comuni di Genzano, Irsina, Acerenza, Oppido Lucano, Gravina, Altamura, Matera, Laterza, Bernalda, Montalbano, Montescaglioso; poi le Isole, con la Sardegna (14 aree) in provincia di Oristano (Siapiccia, Albagiara, Assolo, Usellus, Mogorella, Villa Sant’Antonio) e nel Sud Sardegna (Nuragus, Nurri, Genuri, Setzu, Turri, Pauli Arbarei, Ortacesus, Guasila, Segariu, Villamar, Gergei e altri); e la Sicilia, 4 aree nelle province di Trapani, Palermo, Caltanissetta (Comuni di Trapani, Calatafimi, Segesta, Castellana, Petralia, Butera).

 

La consultazione. Si procederà ora alla fase di consultazione dei documenti per la durata di due mesi, all’esito della quale si terrà, nell’arco dei 4 mesi successivi, il seminario nazionale. In base alle osservazioni e alla discussione in un seminario nazionale, Sogin aggiornerà la Cnapi, che verrà nuovamente sottoposta ai pareri del Ministero dello Sviluppo Economico, dell’ente di controllo Isin, del ministero dell’Ambiente e del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. In base a questi pareri, il ministero dello Sviluppo Economico convaliderà la versione definitiva della Carta Nazionale delle Aree Idonee. Sarà una procedura fortemente partecipata e trasparente, condotta coinvolgendo gli amministratori e i cittadini tutti, e al termine della quale potranno pervenire le candidature dei Comuni.

Il deposito nazionale e il parco tecnologico saranno costruiti in un’area di circa 150 ettari, di cui 110 dedicati al deposito e 40 al Parco. Si tratta di una “forte assunzione di responsabilità da parte del Governo che non si sottrae dal risolvere una questione da anni al centro di dibattito e non più rimandabile. È un provvedimento da tempo atteso e sollecitato anche dalle associazioni ambientaliste, che consentirà di dare avvio ad un processo partecipativo pubblico e trasparente al termine del quale sarà definita la localizzazione dell’opera. Un impegno che questo Governo assume anche in ottemperanza agli indirizzi comunitari e nel rispetto della piena partecipazione delle comunità alle decisioni”, ha dichiarato il sottosegretario all’Ambiente Roberto Morassut. “Il deposito permetterà di sistemare definitivamente in sicurezza i rifiuti radioattivi, oggi stoccati all’interno di decine di depositi temporanei sparsi nel Paese”, ha continuato Morassut il quale ha poi spiegato come “si tratta prevalentemente di rifiuti radioattivi a bassa e media attività, prodotti da attività che utilizzano radioattività artificiale, rigorosamente regolate da legislazioni nazionali; attività in particolare legate all’industria ed alla medicina nucleare utilizzata nelle strutture sanitarie (applicazioni diagnostiche, applicazioni terapeutiche, attività di ricerca in medicina nucleare)”.

Per la costruzione del deposito nucleare nazionale l’investimento complessivo ammonterebbe a 900 milioni di euro, con la capacità di generare oltre 4mila posti di lavoro all’anno per 4 anni di cantiere, diretti (2.000 fra interni ed esterni), indiretti (1.200) e indotti (1.000). Durante il periodo di esercizio l’occupazione diretta è stimata intorno ai 700 addetti - interni ed esterni - con un indotto che può incrementare l’occupazione fino a circa 1000 posti di lavoro.


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